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Matrimonio fittizio: visto negato, Cassazione decide

L’appello di un cittadino contro il diniego del visto per la coniuge straniera è stato respinto. La Corte di Cassazione ha confermato che un matrimonio fittizio, identificato attraverso indizi come grande divario d’età, assenza di lingua comune e documenti falsi, giustifica il rifiuto del visto senza che sia necessaria una precedente dichiarazione giudiziale di nullità del matrimonio.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Matrimonio Fittizio: la Cassazione Conferma il Diniego del Visto

L’ordinanza n. 4324/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema delicato e attuale: il matrimonio fittizio come causa di diniego del visto d’ingresso in Italia. La pronuncia chiarisce che l’autorità amministrativa può negare il visto al coniuge straniero se emergono prove concrete che il matrimonio sia stato celebrato al solo fine di eludere le norme sull’immigrazione, senza che sia necessaria una preventiva sentenza di nullità del vincolo coniugale.

I Fatti di Causa

Un cittadino italiano, dopo aver sposato una donna di nazionalità marocchina in Marocco, presentava richiesta di visto turistico di breve durata per la moglie presso l’Ambasciata d’Italia a Rabat. L’Ambasciata rigettava la richiesta, sospettando che si trattasse di un’unione di comodo.

La decisione si basava su una serie di indizi significativi:
* Un notevole divario di età tra i coniugi (oltre trent’anni).
* L’ammissione da parte del marito di aver presentato documenti falsi relativi a un rapporto di lavoro inesistente in Italia.
* La circostanza, non contestata, che i due coniugi non condividessero una lingua comune per comunicare.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello confermavano la decisione dell’Ambasciata, ritenendo che il matrimonio fosse stato contratto con l’esclusivo scopo di permettere alla donna di entrare e soggiornare in Italia. Il marito, ritenendo leso il suo diritto alla vita familiare, ricorreva quindi in Cassazione.

La Decisione della Corte e il Sospetto di Matrimonio Fittizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità del diniego del visto. I giudici hanno stabilito che l’appello del ricorrente era, in sostanza, un tentativo di riesaminare i fatti del caso, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Il punto centrale della decisione è che l’autorità amministrativa (e di conseguenza i giudici di merito) ha il potere di accertare il carattere fittizio di un matrimonio basandosi su una pluralità di elementi fattuali. Questo accertamento è sufficiente per giustificare il rifiuto di un visto o di un permesso di soggiorno per motivi familiari, in applicazione della normativa nazionale ed europea che mira a prevenire l’abuso del diritto e la frode.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha ribadito che, in materia di immigrazione, il rilascio di un titolo di soggiorno al coniuge straniero di un cittadino italiano può essere negato se emerge che il matrimonio è stato contratto con l’esclusivo scopo di consentire allo straniero di soggiornare nel territorio dello Stato.

I giudici hanno chiarito che non è necessaria una sentenza che dichiari nullo il matrimonio. L’accertamento del carattere fittizio può avvenire in via amministrativa e poi essere sindacato dal giudice ordinario. Nel caso specifico, l’Ambasciata aveva raccolto una serie di elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti:
1. Indizi Oggettivi: Il grande divario di età e l’assenza di una lingua comune sono stati considerati elementi validi per dubitare della genuinità del rapporto.
2. Comportamento Fraudolento: La presentazione di documenti di lavoro falsi da parte del ricorrente è stata valutata come una prova ulteriore dell’intento elusivo del matrimonio.
3. Dichiarazioni Contraddittorie: Il provvedimento di diniego era fondato anche su dichiarazioni contraddittorie e lacunose rese dalla coppia riguardo alla loro relazione.

La Corte ha concluso che, di fronte a un quadro probatorio così solido presentato dall’amministrazione, il ricorrente non era riuscito a dimostrare la genuinità del suo rapporto matrimoniale, rendendo legittimo il diniego del visto.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il diritto all’unità familiare non può essere strumentalizzato per aggirare le norme sull’immigrazione. Le autorità hanno il dovere di vigilare e il potere di negare l’ingresso quando sussistono prove concrete di un matrimonio fittizio. Per i cittadini che intendono ricongiungersi con un coniuge straniero, è essenziale poter dimostrare l’autenticità del legame affettivo e della comunione di vita, poiché indizi oggettivi e comportamenti fraudolenti possono portare a conseguenze negative, come il rigetto della richiesta di visto e la condanna al pagamento delle spese legali.

È necessaria una sentenza di nullità del matrimonio per negare un visto per motivi familiari?
No, non è necessaria. L’autorità amministrativa può negare il visto se accerta, sulla base di una pluralità di elementi fattuali, che il matrimonio è fittizio, ovvero contratto al solo scopo di consentire l’ingresso e il soggiorno dello straniero.

Quali elementi possono indicare un matrimonio fittizio?
La sentenza evidenzia alcuni indizi, quali un notevole divario d’età tra i coniugi, l’assenza di una lingua comune, la presentazione di documentazione falsa (come un finto rapporto di lavoro) e dichiarazioni contraddittorie rese dalla coppia sulla loro relazione.

Su chi ricade l’onere di provare la genuinità del matrimonio in caso di diniego del visto?
Se l’autorità amministrativa fornisce elementi concreti, plurimi e significativi che fanno presumere la fittizietà del matrimonio, spetta al richiedente del visto fornire la prova contraria e dimostrare la reale sussistenza del rapporto coniugale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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