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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8487/2025, ha riformato una decisione della Corte d’Appello, stabilendo che il calcolo della pensione per i lavoratori dello spettacolo deve rispettare il massimale pensionabile giornaliero. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, affermando sia l’applicabilità del termine di decadenza triennale per le azioni di riliquidazione, sia la vigenza del tetto retributivo per la determinazione della cosiddetta ‘quota B’ della pensione. Questo ribalta le sentenze di merito che avevano dato ragione a un lavoratore, il quale chiedeva un ricalcolo basato sulla retribuzione effettiva e non su quella ridotta al limite di legge.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: La Cassazione Conferma il Tetto per le Pensioni

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su una questione cruciale per i lavoratori del settore dello spettacolo, chiarendo le regole per il calcolo delle loro pensioni. La decisione riguarda l’applicazione del massimale pensionabile spettacolo e il termine di decadenza per le azioni di ricalcolo. La Suprema Corte ha ribaltato le sentenze dei giudici di merito, accogliendo le tesi dell’ente previdenziale e stabilendo principi importanti per il futuro.

I Fatti di Causa

Un lavoratore del settore dello spettacolo, già titolare di pensione, aveva avviato una causa contro l’ente previdenziale per ottenere la riliquidazione della ‘quota B’ del suo supplemento di pensione. Secondo il lavoratore, il calcolo doveva basarsi sulla media effettiva delle sue migliori retribuzioni, senza applicare il limite giornaliero di lire 315.000 (rivalutato nel tempo) previsto da una vecchia normativa.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore. I giudici di merito avevano ritenuto che il massimale non fosse più applicabile alla quota B della pensione e che l’eccezione di decadenza sollevata dall’ente non fosse fondata, in quanto la nuova normativa del 2011 si applicava solo alle pensioni riconosciute dopo la sua entrata in vigore.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’ente previdenziale ha impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali: la violazione delle norme sulla decadenza e l’errata disapplicazione del massimale pensionabile. La Suprema Corte ha accolto entrambi i motivi.

Il Primo Motivo: La Decadenza

La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato: il termine di decadenza di tre anni, introdotto nel 2011, si applica anche alle azioni relative a prestazioni già liquidate prima dell’entrata in vigore della norma. Tuttavia, per queste situazioni, il triennio inizia a decorrere non dal momento in cui è sorto il diritto, ma dalla data di entrata in vigore della nuova legge (6 luglio 2011).

Nel caso specifico, avendo il lavoratore iniziato la causa nel giugno 2016, la sua richiesta per i ratei precedenti al triennio era da considerarsi prescritta. La Corte d’Appello aveva quindi errato a escludere del tutto l’applicabilità della decadenza.

Il Secondo Motivo: Il Massimale Pensionabile Spettacolo

Il punto centrale della controversia era l’applicazione del massimale pensionabile spettacolo. La Cassazione ha confermato la sua giurisprudenza costante, affermando che il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dall’art. 12 del D.P.R. n. 1420/1971, è ancora pienamente in vigore.

Contrariamente a quanto sostenuto dai giudici di merito, questo limite non è stato abrogato, né espressamente né implicitamente, da normative successive. La fissazione di un tetto alla retribuzione, secondo la Corte, è un elemento essenziale della disciplina previdenziale per i lavoratori dello spettacolo. Questo sistema, pur essendo ampiamente favorevole per gli iscritti (in termini di entità delle prestazioni e condizioni di accesso), necessita di questo correttivo per bilanciare i diversi interessi costituzionali in gioco.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica e storica delle norme previdenziali. Per quanto riguarda la decadenza, la Corte applica il principio generale secondo cui una nuova norma che introduce un termine di decadenza si applica anche a situazioni già esistenti, ma la decorrenza del termine è fissata dall’entrata in vigore della nuova legge, per non penalizzare irragionevolmente il titolare del diritto.

Sul massimale pensionabile spettacolo, la Corte spiega che la sua persistente vigenza è giustificata dalla necessità di mantenere un equilibrio all’interno di un sistema pensionistico di favore. Il limite alla retribuzione è ‘coessenziale’ al sistema stesso e contribuisce a comporre i diversi interessi di rilievo costituzionale. Le normative successive non hanno sostituito questo criterio, ma lo hanno integrato, confermandone indirettamente la validità. La sua mancata applicazione creerebbe uno squilibrio nel sistema previdenziale.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi stabiliti. Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono significative: i lavoratori dello spettacolo che intendono agire per la riliquidazione della propria pensione devono fare attenzione al termine di decadenza triennale. Inoltre, è stato definitivamente chiarito che le retribuzioni giornaliere eccedenti il massimale di legge non possono essere considerate nel calcolo della quota B della pensione, ponendo fine a un’incertezza interpretativa.

Il limite massimo sulla retribuzione giornaliera (massimale pensionabile) si applica ancora al calcolo della pensione per i lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale pensionabile giornaliero previsto dall’art. 12 del D.P.R. n. 1420/1971 è tuttora in vigore e deve essere applicato nel calcolo della ‘quota B’ della pensione per i lavoratori dello spettacolo.

Come funziona il termine di decadenza per le azioni di riliquidazione di pensioni liquidate prima del 2011?
Il termine di decadenza triennale, introdotto dal D.L. n. 98/2011, si applica anche a queste pensioni. Tuttavia, il triennio non decorre dalla data di liquidazione, ma dalla data di entrata in vigore della legge, ovvero dal 6 luglio 2011.

Qual è stato l’esito finale di questa vicenda giudiziaria?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ha cassato (annullato) la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato il caso ad un’altra sezione della stessa Corte d’Appello, che dovrà decidere nuovamente la questione applicando i principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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