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Mark to Market: quando un contratto swap è valido?

La Cassazione ha respinto il ricorso di una società contro un istituto bancario, confermando la validità di due contratti swap. La Corte ha stabilito che l’oggetto del contratto, incluso il valore del Mark to Market, è sufficientemente determinato se i criteri per calcolarlo sono reperibili da fonti esterne pubblicamente accessibili, come i servizi informativi finanziari, anche se non esplicitati nel documento contrattuale. La funzione di copertura del rischio dei tassi di interesse è stata ritenuta causa sufficiente per la validità dei contratti.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Mark to Market nei Contratti Swap: La Cassazione Conferma la Validità

I contratti derivati, come gli Interest Rate Swap (IRS), rappresentano strumenti complessi la cui validità è spesso oggetto di contenzioso. Una questione centrale riguarda la trasparenza e la completezza delle informazioni fornite al cliente, in particolare riguardo al valore del Mark to Market (MtM). Con l’ordinanza n. 15192 del 30 maggio 2024, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema, fornendo chiarimenti cruciali sulla validità di un contratto swap anche quando alcuni elementi di calcolo non sono esplicitati nel documento.

Il Contesto del Caso: Contratti Swap e la Contestazione del Mark to Market

Una società e una sua rappresentante avevano stipulato due contratti di Interest Rate Swap con un importante istituto bancario. Lo scopo dichiarato era quello di coprirsi dal rischio di un aumento dei tassi di interesse su due mutui a tasso variabile precedentemente sottoscritti.

Successivamente, i clienti agivano in giudizio chiedendo la dichiarazione di nullità o l’annullamento dei contratti e la restituzione delle somme versate. Le loro doglianze si fondavano su diversi punti, tra cui la violazione degli obblighi informativi da parte della banca, l’inadeguatezza del prodotto e, soprattutto, l’indeterminatezza dell’oggetto del contratto. In particolare, sostenevano che i contratti fossero nulli perché non indicavano né il valore iniziale del Mark to Market, né i criteri specifici per il suo calcolo.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello di Milano avevano respinto le domande dei clienti. I giudici di merito avevano ritenuto che i contratti avessero una causa lecita, individuata nella funzione di copertura dal rischio di rialzo dei tassi.

Per quanto riguarda la presunta indeterminatezza dell’oggetto, la Corte d’Appello aveva stabilito che il Mark to Market fosse, in realtà, oggettivamente determinabile. Sebbene alcuni dati, come la curva dei fattori di sconto, non fossero materialmente inseriti nel testo contrattuale, erano comunque reperibili attraverso applicativi finanziari pubblicamente disponibili (come Bloomberg). Inoltre, il modello di calcolo era considerato “standard” nel settore, non richiedendo quindi una descrizione dettagliata nel contratto.

L’Analisi della Cassazione sul Valore del Mark to Market

La questione è approdata dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha esaminato i motivi di ricorso presentati dai clienti. Il fulcro del ricorso era ancora la presunta nullità per indeterminatezza dell’oggetto, basata sull’assenza di un’esplicita indicazione del MtM e dei suoi criteri di calcolo nel contratto.

La Suprema Corte ha dichiarato i motivi inammissibili. Ha chiarito che l’accertamento compiuto dalla Corte d’Appello – secondo cui i dati necessari per calcolare il MtM erano indicati o comunque reperibili tramite fonti esterne – costituisce una valutazione di fatto, che non può essere riesaminata in sede di legittimità. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’oggetto di un contratto può essere determinato anche tramite il rinvio a elementi esterni (per relationem), a condizione che tali elementi siano individuabili in modo univoco e oggettivo.

Causa del Contratto e Funzione di Copertura

I ricorrenti avevano lamentato anche un’omessa pronuncia sulla nullità dei contratti per difetto di causa. Anche questo motivo è stato giudicato infondato. La Cassazione ha evidenziato che la Corte d’Appello aveva, al contrario, esaminato e risolto la questione, individuando correttamente la causa dei contratti nella loro funzione di copertura (hedging) dei rischi derivanti dai mutui a tasso variabile. Questa funzione è stata ritenuta sufficiente a giustificare la validità causale degli accordi.

le motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su due pilastri giuridici fondamentali. In primo luogo, il principio della “determinabilità per relationem” dell’oggetto del contratto. La Corte ha stabilito che la validità di un contratto finanziario non è compromessa se alcuni suoi elementi quantitativi, come il Mark to Market, non sono numericamente espressi nel documento, purché siano ricavabili attraverso criteri oggettivi e accessibili, anche se esterni al contratto stesso. L’utilizzo di piattaforme informative finanziarie riconosciute a livello globale è stato considerato un riferimento esterno idoneo a garantire la determinabilità dell’oggetto.

In secondo luogo, la Corte ha distinto nettamente tra il giudizio di fatto, riservato ai tribunali di merito, e il giudizio di legittimità. La valutazione se i dati per il calcolo del MtM fossero effettivamente accessibili è un’indagine fattuale che, una volta compiuta correttamente dal giudice d’appello, non può essere messa in discussione davanti alla Cassazione.

le conclusioni

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza per il settore bancario e finanziario. Viene confermato che la validità dei contratti derivati non dipende da una pedissequa elencazione di ogni singolo dato tecnico nel testo contrattuale. Ciò che conta è che l’oggetto sia determinabile attraverso un processo logico e oggettivo, basato su elementi esterni affidabili. Questa pronuncia offre certezza giuridica agli operatori del mercato, ma al contempo sottolinea per i clienti l’importanza di comprendere che gli obblighi contrattuali possono dipendere anche da informazioni e dati non direttamente inclusi nel modulo sottoscritto.

Un contratto di Interest Rate Swap è nullo se non indica esplicitamente il valore del Mark to Market al momento della firma?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il contratto non è nullo se il valore del Mark to Market, pur non essendo indicato, è oggettivamente determinabile. Ciò è possibile quando i dati e i modelli di calcolo necessari sono reperibili da fonti esterne pubblicamente disponibili (come i servizi informativi finanziari).

È sufficiente che i criteri per calcolare il Mark to Market siano disponibili su piattaforme come Bloomberg?
Sì. La sentenza ha confermato che la reperibilità dei dati di mercato (come le curve dei tassi) e l’uso di modelli di calcolo ‘standard’ tramite applicativi pubblicamente disponibili, come Bloomberg, sono sufficienti a soddisfare il requisito della determinabilità dell’oggetto del contratto.

Quale è stata considerata la causa valida del contratto swap in questo caso?
La Corte ha ritenuto che la causa del contratto fosse la funzione di copertura (hedging). I contratti swap erano stati stipulati per ridurre il rischio per il cliente derivante da un possibile aumento dei tassi di interesse su due mutui a tasso variabile precedentemente conclusi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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