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Marchio di fatto: la notorietà locale non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 33614/2024, ha stabilito che un marchio di fatto, per poter invalidare la registrazione di un marchio successivo, deve possedere una notorietà che superi l’ambito puramente locale. Nel caso di specie, una società storica nel settore alimentare lamentava la registrazione di un marchio confondibile da parte di un’altra impresa. Tuttavia, la Corte ha rigettato il ricorso, poiché la notorietà del marchio di fatto della ricorrente era limitata a poche province, risultando insufficiente a dimostrare quella diffusione ultra-locale (almeno regionale) richiesta per privare di novità il marchio successivamente registrato.

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Marchio di Fatto: Quando la Notorietà Regionale Non Basta a Proteggerlo

L’uso prolungato di un marchio di fatto conferisce una tutela automatica contro chiunque registri successivamente un segno simile? La risposta, come chiarito dalla Corte di Cassazione, non è scontata e dipende da un fattore cruciale: il livello di notorietà raggiunto dal segno non registrato. Con l’ordinanza in esame, i giudici di legittimità hanno ribadito che una diffusione puramente locale o limitatamente regionale non è sufficiente a invalidare una registrazione successiva, offrendo spunti fondamentali per le strategie di tutela della proprietà intellettuale delle imprese.

I Fatti del Caso

La vicenda vede contrapposte due società operanti nel settore alimentare, entrambe legate storicamente alla stessa famiglia. La prima società (la ricorrente) utilizzava un marchio con il proprio patronimico fin dagli anni ’60, consolidando la sua presenza soprattutto in Sicilia occidentale. Questo segno, tuttavia, non era mai stato registrato a livello nazionale.

Negli anni ’90, una seconda società, riconducibile a un altro ramo della famiglia, depositava e otteneva la registrazione di un marchio simile, utilizzato per commercializzare prodotti dello stesso genere. La prima società agiva quindi in giudizio chiedendo che fosse dichiarata la nullità del marchio registrato per difetto del requisito di novità, sostenendo che il proprio marchio di fatto, preusato per decenni, aveva acquisito una notorietà tale da impedire valide registrazioni successive di segni confondibili.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della controversia era stabilire se la notorietà del segno della ricorrente avesse superato il livello “puramente locale”. Secondo i giudici, le prove prodotte in giudizio, come le campagne pubblicitarie, dimostravano una diffusione del marchio limitata all’ambito siciliano, e in particolare alle province di Trapani e Catania. Questa diffusione, sebbene ultra-provinciale, è stata ritenuta non sufficiente a integrare il requisito della “notorietà non puramente locale” richiesto dalla legge per invalidare un marchio registrato.

Le motivazioni: i confini della notorietà del marchio di fatto

La Corte ha svolto una disamina rigorosa del concetto di notorietà. Per invalidare un diritto “forte” come quello derivante da una registrazione, il preuso di un marchio di fatto deve aver generato una conoscenza del segno ben più ampia di quella locale. I giudici hanno specificato che il concetto di ambito “ultralocale” non può coincidere con quello di “pluri-provinciale”, ma presuppone una diffusione che copra quantomeno l’intero territorio regionale, se non una scala nazionale.

Il ragionamento della Corte si basa su una valutazione di bilanciamento degli interessi. La registrazione di un marchio conferisce certezza giuridica e una tutela pubblicizzata. Per scardinare questa certezza, non basta dimostrare un uso antecedente in un’area circoscritta. È necessario provare che il segno era così noto, prima del deposito della domanda di registrazione del concorrente, da rendere quest’ultima contraria ai principi di correttezza professionale e priva del requisito essenziale della novità.

Nel caso specifico, la promozione del marchio della società ricorrente era confinata a livello regionale. Questa notorietà è stata giudicata insufficiente, soprattutto in considerazione del tipo di prodotto (pasta alimentare), destinato per sua natura a una distribuzione potenzialmente nazionale. La Corte ha quindi concluso che non vi era prova di una notorietà non puramente locale tale da determinare la nullità del marchio registrato dalla società convenuta.

Conclusioni: implicazioni pratiche per le imprese

Questa ordinanza offre una lezione importante per tutti gli imprenditori: affidarsi esclusivamente alla tutela del marchio di fatto è una strategia rischiosa. La decisione evidenzia l’elevato onere probatorio richiesto per dimostrare una notorietà “non puramente locale”.

Le implicazioni pratiche sono chiare:
1. Registrare il marchio è fondamentale: La registrazione offre la protezione più forte e certa, evitando complesse e incerte battaglie legali basate sul preuso.
2. La notorietà locale ha una tutela limitata: Chi usa un marchio non registrato in un’area geografica circoscritta può continuare a farlo in quella zona (diritto di preuso locale), ma difficilmente potrà impedire a un altro soggetto di registrare e usare un marchio simile a livello nazionale.
3. Documentare la diffusione è cruciale: Le aziende che, per qualsiasi motivo, si affidano a un marchio di fatto devono raccogliere e conservare meticolosamente prove della sua diffusione geografica (fatture, pubblicità, sondaggi di mercato) che dimostrino una notorietà estesa su un’ampia scala territoriale.

Quando un marchio di fatto può invalidare la registrazione di un marchio successivo?
Un marchio di fatto può invalidare una registrazione successiva solo se, prima della data di deposito della domanda di registrazione, aveva acquisito una notorietà non puramente locale, privando così il marchio successivo del requisito di novità.

Cosa si intende per “notorietà non puramente locale”?
Si intende una diffusione e conoscenza del marchio che va oltre un’area geografica limitata, come una o due province. Secondo la Corte, è necessaria una diffusione più ampia, che copra almeno l’intero territorio regionale, e la valutazione è particolarmente rigorosa quando si tratta di invalidare un diritto forte come quello di un marchio registrato.

La prova di una diffusione pubblicitaria in una regione è sufficiente per dimostrare la notorietà richiesta?
No, secondo questa ordinanza, non è sufficiente. La Corte ha ritenuto che la prova di una promozione pubblicitaria limitata all’ambito regionale, e in particolare a poche città, non basta a dimostrare quella notorietà ultra-locale necessaria per far valere il preuso contro un marchio validamente registrato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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