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Manutenzione comproprietà: onere e responsabilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2544/2024, ha chiarito gli oneri di un comproprietario in caso di degrado di un immobile comune. La Corte ha stabilito che il comproprietario che lamenta la mancata manutenzione da parte dell’altro non può restare inerte e poi chiedere il risarcimento. Egli ha il dovere di attivarsi, anche tramite l’autorità giudiziaria secondo l’art. 1105 c.c., per promuovere la necessaria manutenzione in comproprietà. La sua passività esclude la responsabilità esclusiva dell’altro contitolare, anche se quest’ultimo ha il possesso del bene.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Manutenzione Comproprietà: Chi Paga per l’Inerzia?

La gestione di un bene in comune solleva spesso complessi interrogativi, specialmente riguardo la ripartizione dei doveri. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: la responsabilità per la mancata manutenzione in comproprietà. Quando un immobile si degrada, il comproprietario che non ha il possesso può semplicemente chiedere i danni all’altro? La risposta della Suprema Corte è un chiaro no, sottolineando l’importanza di un ruolo attivo da parte di tutti i contitolari.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla vicenda di un architetto che aveva acquistato il 50% della proprietà di un immobile tramite una procedura di espropriazione forzata. L’altra metà apparteneva a un Comune, che ne aveva affidato la gestione a una società pubblica locale.

Secondo l’architetto, né il Comune né la società di gestione avevano provveduto alla manutenzione ordinaria e straordinaria del bene, causandone un grave stato di degrado, tanto da richiedere un’ordinanza comunale di messa in sicurezza. Di conseguenza, l’architetto citava in giudizio entrambi per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla perdita di valore dell’immobile. Il gestore, a sua volta, chiedeva in via riconvenzionale il rimborso del 50% delle spese di manutenzione già sostenute.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto la richiesta dell’architetto, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo invece la domanda riconvenzionale e ritenendo che fosse onere del comproprietario attivarsi per la conservazione del bene.

La Decisione della Corte sulla manutenzione comproprietà

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’architetto, confermando la decisione dei giudici d’appello. Il punto centrale non è stabilire se vi sia un concorso di colpa del danneggiato (ex art. 1227 c.c.), ma comprendere quali siano i doveri intrinseci alla qualità di comproprietario.

Secondo i giudici, il contitolare di un bene non può assumere una posizione di passività di fronte al degrado e, successivamente, pretendere un risarcimento. La legge, e in particolare l’articolo 1105 del Codice Civile, fornisce gli strumenti per superare l’inerzia altrui.

Le Motivazioni: L’Onere di Attivarsi del Comproprietario

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del diritto di comproprietà: tutti i partecipanti hanno diritto di concorrere all’amministrazione della cosa comune. Questo diritto si traduce anche in un onere di diligenza. Il comproprietario, anche se non ha il possesso materiale del bene, non è un soggetto terzo, ma un titolare di diritti e doveri.

La Corte ha specificato che l’architetto avrebbe potuto:
1. Chiedere di entrare nel possesso del bene per concorrere alla sua gestione diretta.
2. Promuovere una delibera della maggioranza per l’esecuzione dei lavori di manutenzione.
3. In caso di inerzia dell’altro comproprietario, ricorrere all’autorità giudiziaria, come previsto dall’art. 1105 c.c., affinché venissero presi i provvedimenti necessari.

La sua totale inerzia ha interrotto il nesso di causalità tra la condotta omissiva del Comune e il danno lamentato. In altre parole, non si può addossare l’intera responsabilità a chi non ha eseguito i lavori, se anche l’altro contitolare, pur avendone il potere, non ha fatto nulla per sollecitarli o provocarli.

Conclusioni: L’Importanza di un Ruolo Attivo nella Gestione del Bene Comune

Questa ordinanza offre un insegnamento pratico fondamentale per chiunque si trovi in una situazione di comproprietà. Non è sufficiente essere titolari di una quota per poter avanzare pretese risarcitorie. La manutenzione in comproprietà è un dovere che incombe su tutti i contitolari. La passività non paga: la legge premia chi si attiva per tutelare il bene comune, fornendo strumenti specifici per superare eventuali stalli decisionali. Chi rimane inerte, di fatto, concorre con il proprio comportamento al degrado del bene, perdendo così il diritto a essere risarcito.

Un comproprietario che non ha il possesso del bene è comunque responsabile per la sua manutenzione?
Sì. Secondo la Corte, anche il comproprietario non possessore ha il dovere di attivarsi per la manutenzione, potendo ricorrere agli strumenti legali previsti dall’ordinamento (come l’art. 1105 c.c.) per obbligare l’altro comproprietario ad agire o per ottenere un provvedimento del giudice.

Se un comproprietario non fa la manutenzione, l’altro può limitarsi a chiedere i danni per il degrado?
No. La Corte ha stabilito che il comproprietario che subisce il danno non può rimanere inerte. La sua passività può escludere la responsabilità esclusiva dell’altro contitolare per il degrado, in quanto egli stesso aveva l’onere di attivarsi per la conservazione del bene comune.

La decisione si basa sul principio del concorso di colpa del danneggiato (art. 1227 c.c.)?
No, la Corte ha chiarito che la sua decisione non si fonda sull’applicazione dell’art. 1227 c.c., ma sui principi generali che regolano l’amministrazione della comproprietà (art. 1105 c.c.). Non si tratta di un onere di agire in giudizio per ridurre il danno, ma di un dovere intrinseco alla qualità di comproprietario di partecipare all’amministrazione del bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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