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Mansioni superiori: qualifica di inviato speciale

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, riconoscendo le mansioni superiori di ‘inviato speciale’ a una giornalista, nonostante la mancanza di una nomina scritta. La Suprema Corte ha stabilito che lo svolgimento effettivo delle mansioni prevale sui requisiti formali. Il ricorso dell’azienda radiotelevisiva, basato sulla necessità di un atto scritto e sulla natura del programma televisivo, è stato respinto. La sentenza sottolinea che l’interpretazione dei requisiti contrattuali, come il periodo di ‘biennio solare’, rientra nella competenza del giudice di merito se logicamente motivata.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Mansioni superiori: La Qualifica si Conquista sul Campo, non solo sulla Carta

Nel mondo del lavoro, e in particolare nel settore giornalistico, il confine tra le mansioni formalmente assegnate e quelle effettivamente svolte può essere sottile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per il riconoscimento di mansioni superiori, ciò che conta è la realtà dei fatti, anche in assenza di una nomina scritta. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere come la giurisprudenza tuteli la professionalità del lavoratore al di là delle formalità burocratiche.

Il Caso: Una Giornalista e la Qualifica di “Inviato Speciale”

Una giornalista impiegata presso una grande emittente radiotelevisiva nazionale ha chiesto in tribunale il riconoscimento della qualifica di “inviato speciale” e del relativo trattamento economico. Sosteneva di aver svolto continuativamente tali compiti per un noto programma di approfondimento, pur essendo formalmente inquadrata presso la principale testata giornalistica del gruppo. La Corte d’Appello le ha dato ragione, condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive.

I Motivi del Ricorso dell’Azienda e il Ruolo delle Mansioni Superiori

L’emittente ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su quattro motivi principali, tutti incentrati sul mancato rispetto dei requisiti formali previsti dai contratti collettivi.

La Mancanza della Nomina Scritta

L’azienda sosteneva che, secondo il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Giornalistico (CCNLG), l’incarico di inviato speciale deve essere conferito per iscritto. La giornalista non aveva mai ricevuto un tale documento.

La Natura del Programma Televisivo

Un altro punto sollevato riguardava la natura del programma per cui la lavoratrice operava. Secondo l’azienda, non si trattava di una vera e propria “testata giornalistica” dotata di un direttore responsabile, requisito indispensabile, secondo gli accordi integrativi, per poter conferire incarichi di inviato speciale.

L’Interpretazione dei Requisiti Temporali

Infine, l’emittente contestava l’interpretazione data dalla Corte d’Appello al requisito del “biennio solare” di svolgimento delle mansioni, necessario per maturare il diritto alla qualifica. Secondo l’azienda, l’interpretazione dei giudici era errata alla luce dei verbali di una commissione paritetica interna.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo i primi tre motivi inammissibili e il quarto infondato. Le motivazioni della Corte si basano su principi consolidati del diritto del lavoro.

Il punto centrale della decisione è il principio della prevalenza della sostanza sulla forma. La Corte ha chiarito che, ai sensi dell’art. 2103 del Codice Civile, quando un lavoratore svolge di fatto mansioni superiori, ha diritto al corrispondente trattamento. La mancanza di un atto di nomina scritto non impedisce al giudice di accertare la realtà effettiva del rapporto di lavoro. La richiesta della giornalista si fondava proprio sullo svolgimento de facto delle mansioni, e su questo i giudici di merito si sono correttamente espressi.

Inoltre, la Cassazione ha ribadito che le valutazioni sulla natura di un programma televisivo (se possa essere considerato o meno assimilabile a una testata giornalistica ai fini del rapporto di lavoro) e sull’effettiva appartenenza del lavoratore a una struttura piuttosto che a un’altra, sono accertamenti di fatto. Tali valutazioni, se adeguatamente motivate come in questo caso, sono di esclusiva competenza del giudice di merito e non possono essere riesaminate in sede di legittimità.

Infine, riguardo all’interpretazione del requisito del “biennio solare”, la Corte ha affermato che l’interpretazione di una clausola contrattuale da parte del giudice di merito è insindacabile in Cassazione, a meno che non violi i canoni legali di ermeneutica o sia palesemente illogica. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito un’interpretazione plausibile e coerente, basata sia sul significato letterale delle parole sia sul comportamento successivo delle parti, rendendo la sua conclusione non censurabile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio cardine a tutela dei lavoratori: la professionalità acquisita e dimostrata sul campo deve essere riconosciuta, anche quando le formalità contrattuali non sono state rispettate dal datore di lavoro. La decisione implica che un’azienda non può negare una qualifica superiore a un dipendente che ne ha svolto concretamente e continuativamente le mansioni, semplicemente appellandosi alla mancanza di un documento scritto. Per i lavoratori, ciò significa che è possibile agire in giudizio per ottenere il giusto inquadramento, fornendo la prova dello svolgimento effettivo di mansioni superiori. Per i datori di lavoro, è un monito a gestire con attenzione l’assegnazione dei compiti, poiché la realtà operativa prevale sempre sulle designazioni formali.

È possibile ottenere il riconoscimento di mansioni superiori, come quelle di ‘inviato speciale’, anche senza una nomina formale per iscritto?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che ciò che rileva è lo svolgimento di fatto delle mansioni per il tempo richiesto dagli accordi sindacali. La mancanza di un atto scritto di incarico non impedisce l’accertamento giudiziale dello svolgimento effettivo di mansioni superiori e il conseguente diritto alla qualifica e al trattamento economico corrispondente.

Come viene interpretato un requisito temporale, come il ‘biennio solare’, previsto da un accordo collettivo per maturare una qualifica?
L’interpretazione delle clausole di un contratto collettivo è compito del giudice di merito. La Corte di Cassazione può sindacare tale interpretazione solo se viola le regole legali di ermeneutica contrattuale o è viziata da un’illogicità manifesta. Se l’interpretazione fornita dal giudice è una delle possibili e plausibili letture della clausola, essa non può essere contestata in sede di legittimità.

Un programma televisivo di approfondimento può essere equiparato a una ‘testata giornalistica’ ai fini del diritto del lavoro?
Sì, la valutazione sulla natura di un programma televisivo è un accertamento di fatto che spetta al giudice di merito. In questo caso, la Corte d’Appello ha riconosciuto al programma una ‘connotazione redazionale propria di una testata giornalistica’, e tale valutazione, essendo adeguatamente motivata, è stata ritenuta insindacabile dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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