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Mansioni superiori: onere della prova e reggenza

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un funzionario informatico che chiedeva differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori. La Corte ha stabilito che per il riconoscimento del diritto non è sufficiente provare lo svolgimento di compiti di livello superiore, ma è necessario dimostrarne la prevalenza rispetto alle mansioni ordinarie. Inoltre, una semplice delega di compiti gestionali non equivale a un incarico di ‘reggenza’ di un ufficio dirigenziale, se non accompagnata da piena autonomia decisionale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Mansioni Superiori: La Prova della Prevalenza è a Carico del Lavoratore

L’assegnazione temporanea a mansioni superiori è una situazione comune nel mondo del lavoro, sia pubblico che privato. Ma cosa succede quando un dipendente si trova a svolgere compiti di livello più alto per un lungo periodo? Ha automaticamente diritto a una retribuzione maggiore? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, sottolineando l’importanza dell’onere della prova a carico del lavoratore e la differenza sostanziale tra una semplice delega di compiti e un vero incarico di ‘reggenza’.

I Fatti del Caso: un Funzionario tra IT e Gestione Direzionale

Il caso riguarda un funzionario informatico, dipendente del Ministero dell’Interno, comandato presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa (C.G.A.). Per un periodo di circa tre anni, la posizione di Segretario Generale dell’ente, una figura dirigenziale, era rimasta vacante. Il funzionario sosteneva di aver svolto, di fatto, le funzioni dirigenziali proprie di quella posizione, in virtù di un incarico ricevuto dal Presidente del C.G.A. per regolare le normali attività di segreteria. Di conseguenza, aveva citato in giudizio l’Amministrazione per ottenere il pagamento delle differenze retributive tra il suo stipendio da funzionario e quello, più elevato, di dirigente.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto la sua domanda, evidenziando significative carenze nell’allegazione e nella prova dei fatti. Il lavoratore, infatti, non aveva descritto in modo specifico né le mansioni del proprio profilo né quelle concretamente svolte, limitandosi a elencare compiti dirigenziali senza dimostrarne la prevalenza.

La Decisione della Corte sulle mansioni superiori

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di secondo grado, dichiarando il ricorso infondato. I giudici hanno chiarito due principi fondamentali in materia di mansioni superiori.

In primo luogo, l’incarico ricevuto dal funzionario non configurava una vera e propria ‘reggenza’ dell’ufficio dirigenziale. Si trattava, piuttosto, di una delega per lo svolgimento di attività di ordinaria gestione della segreteria, caratterizzate da una limitata autonomia decisionale. Questa valutazione, essendo un accertamento di fatto compiuto dal giudice di merito, non poteva essere riesaminata in sede di legittimità.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, il lavoratore non ha assolto al proprio onere della prova. Per vedersi riconoscere il diritto alla retribuzione superiore, non basta affermare di aver svolto compiti più elevati, ma è indispensabile dimostrare che tali compiti erano prevalenti.

Le Motivazioni: L’Onere di Allegazione e Prova

La motivazione della Cassazione si concentra sull’importanza degli oneri processuali che gravano sul lavoratore che agisce in giudizio.

Il Principio della Prevalenza

Il lavoratore deve, prima di tutto, allegare (cioè descrivere dettagliatamente) e poi provare la natura prevalente delle mansioni superiori svolte. Questo significa fornire una comparazione concreta tra i compiti del proprio livello e quelli del livello superiore, dimostrando che questi ultimi hanno assorbito la maggior parte del suo tempo e del suo impegno lavorativo. Il ricorrente, nel caso di specie, si era limitato a elencare i compiti assegnati in assenza del Segretario Generale, senza specificare la frequenza, la distribuzione temporale e la gravosità di tali compiti rispetto al suo lavoro di funzionario informatico. Questa omissione è stata fatale per l’esito della causa.

L’Assenza di una Vera ‘Reggenza’

Molti degli argomenti del ricorrente si basavano sul presupposto di aver ricevuto un incarico di ‘reggenza’. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva escluso questa circostanza, qualificando l’incarico come una semplice delega di funzioni ordinarie. Poiché la ‘reggenza’ non è stata provata, tutti i motivi di ricorso basati su questa premessa sono stati ritenuti inammissibili dalla Cassazione.

I Limiti ai Poteri Istruttori del Giudice

Il ricorrente si era anche lamentato del fatto che il giudice non avesse esercitato i propri poteri istruttori per acquisire d’ufficio la documentazione necessaria. La Corte ha ribadito un principio consolidato: i poteri istruttori del giudice del lavoro (art. 421 c.p.c.) servono a integrare le prove fornite dalle parti, non a sopperire a una loro completa inerzia probatoria. È onere del lavoratore fornire gli elementi di prova a sostegno della propria domanda; il giudice non è tenuto a ‘cercare’ le prove al posto suo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione per tutti i dipendenti, in particolare del settore pubblico, che si trovano a svolgere compiti superiori al proprio inquadramento. La decisione ribadisce che il diritto alla retribuzione superiore non scatta automaticamente. È necessario un rigoroso onere di allegazione e prova, che deve concentrarsi sulla dimostrazione della prevalenza delle mansioni superiori. Una semplice delega o la temporanea copertura di un vuoto d’organico non sono, di per sé, sufficienti. Il lavoratore che intende agire in giudizio deve preparare una difesa solida, documentando in modo analitico e comparativo l’attività svolta, per non vedere la propria richiesta respinta per un difetto di prova.

Per ottenere il pagamento per mansioni superiori, è sufficiente dimostrare di aver svolto alcuni compiti di livello più alto?
No, non è sufficiente. Il lavoratore deve allegare e provare che le mansioni superiori erano prevalenti rispetto a quelle del proprio inquadramento, in termini di frequenza, distribuzione temporale e importanza contenutistica.

L’incarico di sostituire un dirigente assente (‘reggenza’) costituisce automaticamente prova dello svolgimento di mansioni superiori?
No. È necessario valutare la natura dei compiti effettivamente delegati. Se si tratta di attività di ordinaria gestione con limitata autonomia decisionale, come nel caso esaminato, non si configura una vera ‘reggenza’ che dia diritto alla retribuzione superiore.

Se un lavoratore non fornisce prove sufficienti, il giudice del lavoro è tenuto a ordinarne l’acquisizione d’ufficio?
Il giudice ha poteri istruttori per integrare le prove, ma non può sostituirsi alla parte nel sopperire a una completa carenza di allegazione e prova. L’onere primario di fornire gli elementi a sostegno della domanda resta a carico del lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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