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Mansioni superiori: il giudizio trifasico decisivo

Un autista soccorritore chiede il pagamento di differenze retributive per mansioni superiori. La Cassazione accoglie il ricorso, cassando la decisione del Tribunale che non aveva correttamente svolto il ‘giudizio trifasico’ per verificare le attività concretamente svolte dal lavoratore rispetto a quanto previsto dai CCNL.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Mansioni superiori: la Cassazione ribadisce l’obbligo del giudizio trifasico

L’ordinanza n. 1227/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla distinzione tra diritto al corretto inquadramento e diritto alla retribuzione per lo svolgimento di mansioni superiori. La Corte ha chiarito che, anche quando non sussiste un diritto automatico a una classificazione superiore, il lavoratore può comunque ottenere le differenze retributive se dimostra di aver svolto compiti di livello più elevato. La chiave di volta per questa dimostrazione è il corretto svolgimento del cosiddetto ‘giudizio trifasico’ da parte del giudice di merito.

I fatti di causa: la richiesta dell’autista soccorritore

Il caso trae origine dalla richiesta di un autista soccorritore, dipendente di un ente strumentale della Croce Rossa Italiana, di essere ammesso al passivo della liquidazione coatta amministrativa del suo datore di lavoro. Il lavoratore rivendicava il pagamento di differenze retributive, sostenendo due tesi principali:
1. Un errato inquadramento iniziale, poiché riteneva di dover essere classificato nell’Area B, posizione B1, anziché nell’Area A, posizione A2, sin dall’assunzione.
2. In ogni caso, lo svolgimento di fatto di mansioni superiori rispetto a quelle previste dal suo livello formale.

Il Tribunale di Roma aveva respinto entrambe le domande, fondando la sua decisione su una precedente sentenza della Cassazione (n. 20915/2019) per negare l’inquadramento automatico e rigettando la domanda per mansioni superiori in modo generico, senza un’analisi dettagliata delle attività svolte.

La distinzione tra inquadramento e mansioni superiori

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il ricorso del lavoratore, opera una distinzione fondamentale. Da un lato, conferma che la contrattazione collettiva successiva non aveva previsto una ‘trasposizione automatica’ della figura dell’autista soccorritore dall’Area A all’Area B. Piuttosto, aveva creato un nuovo e distinto profilo professionale nell’Area B, caratterizzato da maggiore professionalità e responsabilità. Pertanto, la pretesa del lavoratore a un diritto automatico al superiore inquadramento viene respinta.

Dall’altro lato, la Corte accoglie la censura relativa al mancato riconoscimento delle mansioni superiori. Sottolinea che si tratta di due questioni completamente diverse. Anche se il lavoratore non ha diritto a essere ‘promosso’ automaticamente, ha comunque diritto a essere pagato per il lavoro di livello superiore che ha effettivamente svolto.

Il cuore della decisione: l’obbligo del giudizio trifasico per le mansioni superiori

Il punto centrale della sentenza è il richiamo all’obbligatorietà del ‘giudizio trifasico’, un’operazione logico-giuridica che il giudice di merito avrebbe dovuto compiere ma che ha omesso. Questo giudizio si articola in tre passaggi essenziali:

1. Accertamento delle attività previste dal CCNL: Il giudice deve prima analizzare le declaratorie contrattuali per identificare con precisione le mansioni previste sia per il livello di inquadramento formale del lavoratore (Area A) sia per quello superiore rivendicato (Area B).
2. Verifica delle mansioni svolte in concreto: Successivamente, il giudice deve accertare in fatto quali compiti siano stati effettivamente e prevalentemente svolti dal lavoratore durante il rapporto di lavoro.
3. Comparazione e sussunzione: Infine, deve confrontare le mansioni concretamente svolte con le due declaratorie contrattuali per stabilire in quale delle due categorie esse rientrino.

Il Tribunale si era limitato a un riferimento generico alla ‘maggior quota di professionalità’ richiesta per l’Area B, senza eseguire questo confronto analitico. Questo errore, secondo la Cassazione, costituisce una violazione di legge che vizia la decisione.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione cassando il decreto impugnato e rinviando la causa al Tribunale di Roma. Ha specificato che il giudice del rinvio dovrà procedere a una nuova valutazione, applicando rigorosamente il metodo trifasico. Questo significa che dovrà esaminare nel dettaglio i contratti collettivi nazionali e integrativi applicabili nel tempo (ratione temporis) per definire i profili professionali dell’autista in Area A (descritto come supporto meramente strumentale) e in Area B (descritto come inserito nel processo produttivo sanitario, con compiti che integrano una professionalità specifica del settore). Solo dopo questa analisi potrà confrontare le attività provate dal lavoratore e decidere se gli spettano le differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori, ai sensi dell’art. 52 del D.Lgs. 165/2001.

le conclusioni

L’ordinanza n. 1227/2024 ribadisce un principio fondamentale a tutela dei lavoratori, soprattutto nel pubblico impiego contrattualizzato. La richiesta di pagamento per mansioni superiori non può essere liquidata con valutazioni sommarie o generiche. I giudici hanno il dovere di condurre un’analisi specifica e dettagliata, basata sul ‘giudizio trifasico’, per garantire che il lavoratore riceva la giusta retribuzione per il lavoro effettivamente prestato. La decisione chiarisce che la complessità dei sistemi di classificazione contrattuale non può diventare un ostacolo al riconoscimento dei diritti retributivi che derivano dalle concrete modalità di svolgimento della prestazione lavorativa.

Cos’è il ‘giudizio trifasico’ e perché è cruciale nei casi di mansioni superiori?
È un processo logico in tre fasi che il giudice deve seguire: 1) analizzare le mansioni previste dal contratto per il livello formale, 2) analizzare quelle del livello superiore richiesto, e 3) confrontarle con le attività concretamente svolte dal lavoratore. È cruciale perché impone una valutazione oggettiva e analitica, impedendo decisioni basate su criteri generici e garantendo il corretto riconoscimento dei diritti del lavoratore.

Un lavoratore può ottenere le differenze di stipendio per mansioni superiori anche se non ha diritto a una promozione automatica?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto al corretto inquadramento e il diritto alla retribuzione per mansioni superiori sono due domande distinte. Anche se un contratto collettivo non prevede un passaggio automatico a un livello superiore, il lavoratore ha comunque diritto a essere pagato per le mansioni di livello più elevato che ha dimostrato di svolgere con prevalenza e continuità.

Qual è la differenza sostanziale tra le mansioni in Area A e in Area B per un autista soccorritore secondo questa ordinanza?
Secondo l’analisi dei contratti collettivi richiamati, l’Area A comprende attività di ‘supporto meramente strumentale’. L’Area B, invece, riguarda profili ‘inseriti nel processo produttivo’ (in questo caso, quello sanitario), che svolgono fasi di tale processo seguendo direttive di massima. Ciò implica una maggiore professionalità, responsabilità e integrazione nell’attività principale dell’ente, distinguendola dal semplice supporto tecnico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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