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Mansioni superiori dirigente medico: no compenso extra

Un dirigente medico ha richiesto un compenso aggiuntivo per aver svolto mansioni di responsabilità superiori per diversi anni. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che le norme sulle mansioni superiori dirigente medico non si applicano automaticamente. Il compenso è legato all’inquadramento formale dell’incarico nella pianta organica dell’azienda sanitaria, non solo alle mansioni di fatto svolte.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Mansioni superiori dirigente medico: quando spetta il compenso extra?

La questione delle mansioni superiori dirigente medico e del relativo diritto a un compenso aggiuntivo è un tema complesso e spesso dibattuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, ribadendo un principio consolidato: per i dirigenti medici, il trattamento economico non dipende solo dalle mansioni concretamente svolte, ma è strettamente legato alla qualifica formale dell’incarico all’interno dell’assetto organizzativo dell’ente sanitario. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un dirigente medico di primo livello, nominato responsabile di un Gruppo Operativo Interdipartimentale Permanente di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, ha ricoperto tale incarico per un periodo di quasi otto anni, dal 2001 al 2008. Ritenendo che le sue responsabilità fossero equivalenti a quelle di un direttore di struttura (semplice o complessa), ha agito in giudizio contro l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per ottenere il pagamento delle differenze retributive corrispondenti alle mansioni superiori svolte. La sua richiesta era stata respinta sia in primo grado che in appello. La Corte d’Appello, in particolare, aveva sottolineato che solo a partire dal 2007/2008 l’ASL aveva formalmente istituito una struttura semplice e affidato l’incarico al medico, riconoscendogli da quel momento il relativo trattamento economico. Per il periodo precedente, l’incarico non risultava inquadrato come struttura dirigenziale nella pianta organica.

L’inapplicabilità delle norme sulle mansioni superiori dirigente medico

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso del medico, ha chiarito in modo definitivo la disciplina applicabile. Il punto centrale della motivazione risiede nella specificità del rapporto di lavoro dirigenziale nel settore pubblico, in particolare quello sanitario. A differenza dei lavoratori non dirigenti, per i quali vige l’articolo 2103 del codice civile (che garantisce un adeguamento retributivo in caso di svolgimento di mansioni superiori), per i dirigenti la logica è differente.

Il rapporto di lavoro dirigenziale non è strutturato su una progressione di carriera basata sulle mansioni, ma sull’affidamento di incarichi a termine, distinti dal contratto di lavoro a tempo indeterminato. La qualifica dirigenziale esprime un’idoneità professionale a ricoprire un incarico, ma è l’atto formale di conferimento di tale incarico, previsto nell’organizzazione dell’ente, a determinare il trattamento economico.

L’importanza dell’Atto di Macro Organizzazione

La Corte ha ribadito che la definizione delle strutture (complesse, semplici, ecc.) e la graduazione delle relative funzioni dirigenziali sono atti di “macro organizzazione”, di competenza esclusiva dell’amministrazione. Questi atti sono un presupposto essenziale per il riconoscimento di un determinato livello retributivo. In assenza di un provvedimento formale che qualifichi un certo incarico (nel caso di specie, la responsabilità del Gruppo Operativo) come struttura dirigenziale e lo inserisca nella pianta organica, non può sorgere alcun diritto a un compenso superiore.

Le mansioni di fatto svolte, anche se di maggiore responsabilità, non sono sufficienti a generare pretese economiche se non trovano corrispondenza in una precisa previsione organizzativa e in un formale atto di conferimento dell’incarico.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi giuridici consolidati. In primo luogo, l’inapplicabilità dell’articolo 2103 del codice civile e dell’articolo 52 del D.Lgs. 165/2001 alla dirigenza medica. Queste norme sono destinate al personale non dirigenziale. Per i dirigenti, la disciplina è contenuta in norme specifiche, come l’articolo 24 del D.Lgs. 165/2001, che sancisce il principio di onnicomprensività della retribuzione. Questo significa che il trattamento economico remunera tutte le funzioni attribuite in base all’incarico formalmente conferito. La parte variabile della retribuzione, legata alla posizione, è strettamente connessa alla graduazione delle funzioni stabilita dall’azienda sanitaria attraverso i propri atti organizzativi. Pertanto, la Corte ha concluso che l’equiparazione del Gruppo Operativo a una struttura semplice o complessa era infondata, poiché il posto di responsabile non era previsto nella pianta organica per il periodo contestato.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma che per ottenere un compenso superiore, non è sufficiente per un dirigente medico dimostrare di aver svolto compiti di maggiore responsabilità. È indispensabile che tale responsabilità derivi da un incarico formalmente istituito e classificato come dirigenziale all’interno degli atti di organizzazione dell’ente sanitario. La decisione sottolinea la netta separazione tra lo svolgimento fattuale di compiti e il riconoscimento giuridico ed economico di un ruolo, che per la dirigenza pubblica passa inderogabilmente attraverso un atto formale di conferimento basato sulla pianificazione organizzativa dell’amministrazione.

A un dirigente medico spetta un compenso aggiuntivo per lo svolgimento di mansioni superiori?
No, di regola non spetta un compenso aggiuntivo basato solo sulle mansioni di fatto svolte. Il diritto a un trattamento economico superiore sorge solo se l’incarico di maggiore responsabilità è formalmente previsto nella struttura organizzativa dell’ente sanitario e conferito con un apposito atto datoriale.

Perché l’articolo 2103 del codice civile non si applica ai dirigenti medici?
L’articolo 2103 c.c. riguarda la progressione di carriera basata sulle mansioni e si applica al personale non dirigenziale. Il rapporto di lavoro dei dirigenti, invece, è caratterizzato dall’affidamento di incarichi a termine e la loro retribuzione è regolata dal principio di onnicomprensività, legato all’incarico formalmente assegnato.

Cosa è necessario affinché un dirigente medico ottenga un trattamento economico superiore?
È necessario che l’incarico che comporta maggiori responsabilità sia stato istituito come ‘struttura’ (semplice o complessa) attraverso un atto di macro organizzazione dell’azienda sanitaria e che l’incarico sia stato formalmente conferito al dirigente. In assenza di questi presupposti formali, le sole mansioni svolte non sono sufficienti a giustificare una retribuzione più elevata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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