LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato senza rappresentanza: la responsabilità dell’agente

Una banca ha incaricato una società di servizi per il trasporto valori. Il contratto, qualificabile come mandato senza rappresentanza per alcune aree, prevedeva la piena responsabilità della società per l’operato dei terzi incaricati. A seguito dell’appropriazione di una cospicua somma da parte di un terzo, la Cassazione ha confermato la condanna della società, stabilendo che la clausola di responsabilità non è una garanzia e non richiede un importo massimo, ma è una valida deroga alla regola generale del mandato senza rappresentanza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Mandato senza Rappresentanza e Responsabilità: La Cassazione Chiarisce

Il contratto di mandato senza rappresentanza è uno strumento giuridico flessibile e diffuso, ma nasconde complessità in tema di responsabilità, specialmente quando l’incaricato si avvale di terzi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la validità di una clausola che addossa all’agente (mandatario) la piena responsabilità per l’operato di un terzo. Analizziamo come i giudici hanno risolto la questione, distinguendo nettamente tale patto da un contratto di garanzia.

I Fatti del Caso

Una società di servizi stipulava un contratto con un istituto bancario per la fornitura di servizi di trasporto e trattamento valori. Il contratto prevedeva una duplice modalità operativa:
1. Appalto diretto: Per i servizi svolti nell’area di competenza territoriale della società.
2. Mandato senza rappresentanza: Per le aree esterne, la società si impegnava a stipulare, in nome proprio ma per conto della banca, contratti con istituti terzi.

Una clausola specifica del contratto stabiliva che la società di servizi si assumeva la “piena e diretta responsabilità” per l’operato di questi terzi, assumendosi il rischio relativo ai valori trasportati. L’interesse della banca era chiaro: avere un’unica controparte contrattuale.

Accadeva, però, che un istituto di vigilanza terzo, incaricato dalla società, ometteva di restituire una somma ingente, superiore ai 3 milioni di euro. La banca agiva quindi in giudizio contro la società di servizi per ottenere il risarcimento del danno.

La Questione Giuridica: Mandato senza Rappresentanza o Garanzia?

La difesa della società di servizi si fondava su un’argomentazione precisa. Sosteneva che la clausola di piena responsabilità fosse in realtà un negozio di garanzia atipico. In quanto tale, secondo l’art. 1938 del codice civile, avrebbe dovuto prevedere un importo massimo garantito per essere valida. Poiché tale limite mancava, la clausola doveva considerarsi nulla. Di conseguenza, si sarebbe dovuta applicare la regola generale del mandato senza rappresentanza (art. 1715 c.c.), secondo cui il mandatario non risponde delle obbligazioni assunte dalle persone con cui ha contrattato.

La Corte d’Appello aveva già respinto questa tesi, qualificando la pattuizione non come garanzia, ma come una legittima deroga contrattuale alla disciplina standard del mandato. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte sul mandato senza rappresentanza

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la validità della clausola e la condanna della società di servizi. Il fulcro del ragionamento risiede nella corretta individuazione della causa (la funzione giuridica) del “patto contrario” previsto dall’art. 1715 c.c.

I giudici hanno chiarito che la regola generale di irresponsabilità del mandatario si giustifica perché il mandante ha comunque il potere di agire direttamente contro il terzo per i diritti di credito derivanti dal mandato. Tuttavia, questa è una norma dispositiva, che le parti possono liberamente derogare.

La clausola in questione, secondo la Corte, non ha una causa di garanzia esterna al mandato, ma trova la sua funzione all’interno della disciplina del mandato stesso. Il suo scopo è quello di ripristinare il principio generale di responsabilità previsto dall’art. 1228 c.c., secondo cui il debitore che si avvale dell’opera di terzi nell’adempimento dell’obbligazione, risponde anche dei fatti dolosi o colposi di costoro. In pratica, le parti hanno scelto di rafforzare la posizione del mandante, consentendogli di fare affidamento esclusivo sulla solidità e l’affidabilità del suo diretto interlocutore contrattuale (il mandatario).

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sottolineando che la clausola di responsabilità non introduce un’obbligazione nuova e autonoma (come farebbe una garanzia), ma modula diversamente un’obbligazione già esistente all’interno del rapporto di mandato. La causa del patto non è quella di garantire un debito altrui, ma quella di tutelare in modo più efficace l’interesse del mandante al corretto adempimento del contratto. Di conseguenza, non essendo un negozio di garanzia, non si applica la norma imperativa dell’art. 1938 c.c. che impone la fissazione di un importo massimo. La pattuizione è quindi una legittima espressione dell’autonomia contrattuale delle parti, finalizzata a riallocare i rischi dell’operazione. La Corte ha altresì dichiarato inammissibili i motivi di ricorso relativi al rigetto delle domande di manleva contro le compagnie assicurative, ritenendo che si trattasse di censure sull’interpretazione del contratto assicurativo, attività riservata al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante chiarimento per gli operatori economici. Stabilisce che, in un mandato senza rappresentanza, è pienamente valida ed efficace la clausola che pone a carico del mandatario la totale responsabilità per l’inadempimento dei terzi da lui scelti, anche senza la previsione di un tetto massimo. Tale patto non configura un contratto di garanzia, ma una deroga convenzionale alla disciplina legale del mandato, la cui funzione è quella di tutelare l’affidamento del mandante. Per le imprese che operano come mandatarie, ciò significa dover prestare la massima attenzione nella selezione dei propri ausiliari e nel negoziare clausole contrattuali e coperture assicurative adeguate a fronteggiare questo tipo di responsabilità oggettiva.

In un mandato senza rappresentanza, l’agente è sempre esente da responsabilità per l’inadempimento del terzo con cui contratta?
No. La legge (art. 1715 c.c.) prevede come regola generale che il mandatario non risponda, ma questa è una norma derogabile. Le parti possono inserire un “patto contrario” nel contratto che stabilisca la piena responsabilità del mandatario.

Una clausola che rende l’agente responsabile per il terzo è da considerarsi un contratto di garanzia?
No, secondo la Corte di Cassazione. Tale clausola non ha una causa autonoma di garanzia, ma trova la sua funzione all’interno del contratto di mandato stesso. Il suo scopo è ripristinare il principio generale per cui il debitore che si avvale di ausiliari risponde del loro operato, tutelando così l’interesse del mandante.

Perché la clausola di piena responsabilità dell’agente è stata ritenuta valida anche senza l’indicazione di un importo massimo?
Perché, non essendo qualificabile come un contratto di garanzia, non è soggetta alla norma imperativa dell’art. 1938 c.c., che richiede la specificazione di un importo massimo garantito. La sua validità deriva dalla libera autonomia contrattuale delle parti nel regolare i propri rapporti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati