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Mandato senza rappresentanza: la responsabilità del consorzio

Un consorzio pubblico, agendo per conto di comuni in un contratto di smaltimento rifiuti, è stato ritenuto direttamente responsabile delle obbligazioni assunte verso una società di servizi ambientali. La Corte Suprema ha chiarito che la sua responsabilità deriva dalle norme sul mandato senza rappresentanza, rendendo irrilevante la questione della responsabilità solidale con gli enti consorziati.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Mandato senza rappresentanza: Quando il Consorzio Risponde in Proprio

Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un tema cruciale nei rapporti tra enti pubblici e fornitori privati: la responsabilità di un consorzio che stipula contratti per conto degli enti che lo compongono. La Corte ha chiarito che, in questi casi, si applicano le regole del mandato senza rappresentanza, rendendo il consorzio direttamente responsabile delle obbligazioni assunte, a prescindere dalla sua natura economica o meno. Analizziamo questa importante decisione.

La Vicenda Giudiziaria: Dal Decreto Ingiuntivo alla Cassazione

La controversia nasce da un decreto ingiuntivo ottenuto da un Consorzio Pubblico, incaricato della gestione dei rifiuti per conto di diversi Comuni, contro una Società di Servizi Ambientali. La Società si opponeva al pagamento, sostenendo di aver già versato un acconto e, soprattutto, presentando una domanda riconvenzionale per un credito molto più elevato, relativo a tariffe di smaltimento e ristori ambientali.

Il Tribunale di primo grado respingeva l’opposizione. La Corte d’Appello, invece, riformava parzialmente la decisione: accoglieva l’eccezione di compensazione, anche se per un importo inferiore a quello richiesto dalla Società, e condannava il Consorzio al pagamento di una somma residua. La Corte d’Appello, tuttavia, riteneva inammissibili le fatture prodotte dalla Società solo in secondo grado e non provato un presunto pagamento parziale.

Entrambe le parti hanno quindi presentato ricorso in Cassazione: il Consorzio (ricorso principale) contestava la propria responsabilità e la sua qualificazione giuridica; la Società (ricorso incidentale) lamentava il mancato riconoscimento del suo intero credito.

La Decisione della Corte e il ruolo del mandato senza rappresentanza

La Corte Suprema ha respinto il ricorso principale del Consorzio e dichiarato inammissibile quello incidentale della Società. Il punto centrale della decisione riguarda la natura della responsabilità del Consorzio.

Il Consorzio sosteneva di non poter essere ritenuto direttamente responsabile, data la sua natura di ente pubblico non economico, e che la responsabilità dovesse ricadere sui singoli Comuni consorziati. La Cassazione ha smontato questa tesi, affermando che la questione è irrilevante. Il principio cardine da applicare è quello del mandato senza rappresentanza (art. 1705 c.c.).

Poiché il Consorzio, pur agendo ‘per conto e nell’interesse’ dei Comuni, ha stipulato il contratto con la Società in nome proprio, ha assunto personalmente tutti gli obblighi derivanti da tale rapporto. Di conseguenza, è diventato il diretto debitore della Società. La Corte ha specificato che questo meccanismo rende il Consorzio titolare passivo del rapporto, a prescindere dalla possibilità di una responsabilità solidale con i Comuni, che diventa un profilo secondario.

L’Inammissibilità del Ricorso Incidentale e i Limiti Processuali

Il ricorso della Società è stato dichiarato inammissibile. La Società lamentava, tra le altre cose, il mancato accoglimento della sua intera pretesa creditoria, sostenendo una mancata contestazione da parte del Consorzio. La Corte ha ribadito che il principio di non contestazione si applica ai fatti allegati dalle parti, non ai documenti prodotti, la cui valutazione probatoria è riservata al giudice.

Inoltre, la Corte ha confermato la correttezza della decisione d’appello di non ammettere le fatture prodotte per la prima volta in quella sede, in violazione del divieto di nuove prove (art. 345 c.p.c.). Questo sottolinea il rigore delle regole processuali e l’importanza di presentare tutte le prove sin dal primo grado di giudizio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su un’interpretazione chiara delle norme sul mandato. La motivazione principale risiede nell’applicazione dell’art. 1705 del codice civile. Il fatto che il Consorzio, un ente dotato di autonoma personalità giuridica, abbia contrattato con terzi ‘per conto’ ma non ‘in nome’ dei Comuni consorziati, lo qualifica come mandatario che agisce in nome proprio. Questa qualificazione giuridica ha una conseguenza diretta e ineludibile: il mandatario assume su di sé le obbligazioni derivanti dal contratto stipulato con il terzo. La discussione sulla natura pubblica economica o non economica del Consorzio, o sulla responsabilità solidale prevista dalla normativa sui consorzi (art. 2615 c.c.), viene considerata dalla Corte come secondaria e non determinante per stabilire l’obbligazione primaria del Consorzio stesso. La responsabilità nasce direttamente dal contratto, secondo le regole generali del mandato. Per quanto riguarda il ricorso incidentale, le motivazioni si concentrano sui principi procedurali: la Corte ribadisce che il tentativo di introdurre una diversa ricostruzione dei fatti non è ammissibile in sede di legittimità e che la valutazione delle prove è prerogativa del giudice di merito. La decisione di escludere i documenti prodotti tardivamente in appello è stata ritenuta conforme alla legge, in quanto tutela il corretto svolgimento del processo e il principio del doppio grado di giudizio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, chiarisce che i terzi che contrattano con un consorzio possono fare affidamento sulla sua diretta responsabilità, quando questo agisce in nome proprio, semplificando il recupero dei crediti. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale: la qualificazione giuridica di un ente (pubblico, economico, ecc.) non può scardinare le regole generali del diritto dei contratti, come quelle sul mandato senza rappresentanza. Infine, la pronuncia serve da monito sull’importanza di rispettare rigorosamente le preclusioni processuali, poiché la mancata o tardiva produzione di prove può compromettere irrimediabilmente l’esito di una causa.

Un consorzio che agisce per conto dei comuni consorziati è direttamente responsabile per i debiti contratti?
Sì. La Corte Suprema ha stabilito che, quando un consorzio contratta con terzi per conto e nell’interesse dei consorziati ma in nome proprio, opera come un mandatario senza rappresentanza. Di conseguenza, assume personalmente le obbligazioni e ne risponde direttamente.

La responsabilità solidale tra consorzio ed enti consorziati è l’unico modo per il creditore di agire?
No. Secondo la sentenza, la responsabilità diretta del consorzio nasce dal fatto di aver agito come mandatario senza rappresentanza (art. 1705 c.c.), stipulando il contratto in nome proprio. L’eventuale responsabilità solidale con gli enti è un profilo distinto e secondario rispetto all’obbligazione principale assunta dal consorzio.

È possibile produrre nuovi documenti, come le fatture, per la prima volta in appello per provare un credito?
No. La Corte ha confermato la decisione di merito che ha dichiarato inammissibile la produzione documentale avvenuta per la prima volta in grado di appello, in quanto viola il divieto di nuove prove stabilito dall’art. 345 del codice di procedura civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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