LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mancanza sottoscrizione sentenza: nullità o inesistenza?

Una società immobiliare ha impugnato una sentenza sostenendone l’inesistenza per la mancanza della sottoscrizione del giudice estensore. La Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza, chiarendo che l’assenza di una delle due firme in una decisione collegiale causa una nullità sanabile, non l’inesistenza del provvedimento. Inoltre, ha ritenuto che l’impedimento del giudice, dovuto al contesto della pandemia Covid-19, giustificasse la firma del solo presidente, come previsto dall’art. 132 c.p.c., rendendo irrilevante l’erronea citazione di una norma non più in vigore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Mancanza Sottoscrizione Sentenza: Quando è Solo Nullità e non Inesistenza

La validità di un atto giudiziario, come una sentenza, è legata al rispetto di precisi requisiti formali. Tra questi, la sottoscrizione da parte del giudice è fondamentale per attribuire paternità e autorità al provvedimento. Ma cosa accade in caso di mancanza sottoscrizione sentenza? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla differenza tra nullità e inesistenza, analizzando un caso peculiare sorto durante l’emergenza sanitaria da Covid-19.

Il Caso: La Firma Mancante in Piena Pandemia

Una società immobiliare presentava ricorso per far dichiarare l’inesistenza giuridica di una sentenza a lei sfavorevole. Il motivo? L’assenza della firma del giudice consigliere estensore in calce al provvedimento. La società sosteneva che la giustificazione addotta nella sentenza – un richiamo a un DPCM dell’8 marzo 2020 per l’emergenza Covid – non fosse valida, poiché al momento della pubblicazione della decisione (novembre 2020), quel decreto non era più in vigore.

La Posizione del Ricorrente: Vizio Insanabile e Inesistenza

Secondo la tesi della ricorrente, la mancanza della sottoscrizione costituiva un vizio talmente grave da rendere la sentenza non solo nulla, ma giuridicamente inesistente. Tale vizio, a suo dire, impediva di ricondurre l’atto alla sua funzione tipica e al giudice che l’aveva deliberato. La società, inoltre, introduceva nel corso del giudizio una vera e propria actio nullitatis, cercando di far accertare la nullità radicale del provvedimento.

La Valutazione della Corte sulla Mancanza Sottoscrizione Sentenza

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente le argomentazioni della società, svolgendo un’analisi precisa sia sul piano procedurale che sostanziale.

Procedura Incorretta e Mutatio Libelli

In primo luogo, i giudici hanno dichiarato inammissibile l’introduzione di una actio nullitatis nel corso di un procedimento atipico come quello avviato. Un’azione di accertamento della nullità radicale richiede un ordinario giudizio di cognizione, notificato correttamente a tutte le parti, e non può essere inserita in un’istanza diversa e non notificata. Tale cambiamento costituisce una mutatio libelli (modifica della domanda) non consentita.

Nullità e non Inesistenza

Nel merito, la Corte ha ribadito un principio consolidato: in una sentenza emessa da un organo collegiale, la mancanza di una delle due sottoscrizioni richieste (Presidente e giudice estensore) non determina l’inesistenza della sentenza, ma una sua nullità. La sottoscrizione è considerata ‘insufficiente’ ma non ‘omessa’. L’inesistenza si configura solo in casi di vizi macroscopici che impediscono di identificare l’atto come provvedimento giurisdizionale.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 132 del codice di procedura civile. Questa norma prevede che, in caso di morte o altro impedimento, la firma del solo Presidente è sufficiente, a patto che venga menzionato l’impedimento. La Corte ha stabilito che l’emergenza pandemica, con le sue restrizioni e la diffusione del contagio, costituiva un ‘impedimento’ oggettivamente rilevabile che giustificava la mancata firma dell’estensore. L’erronea citazione del DPCM non più in vigore è stata qualificata come un semplice errore materiale, non idoneo a inficiare la validità della decisione. Il richiamo, seppur inappropriato, rendeva comunque ‘intellegibile la natura’ dell’impedimento, riconducibile alla situazione eccezionale del Covid-19. Pertanto, la mancanza della sottoscrizione era giustificata e la sentenza era da considerarsi pienamente valida.

Le Conclusioni

L’ordinanza chiarisce un punto cruciale: la mancanza sottoscrizione sentenza da parte di uno dei giudici del collegio non comporta l’inesistenza giuridica dell’atto, ma al massimo una sua nullità. Inoltre, la Corte adotta un’interpretazione sostanziale, riconoscendo che situazioni eccezionali, come una pandemia globale, possono costituire un valido ‘impedimento’ ai sensi della legge, anche se il riferimento normativo specifico citato nell’atto è impreciso. La decisione rafforza il principio di conservazione degli atti giuridici, evitando che vizi puramente formali, soprattutto se giustificati da contingenze straordinarie, possano travolgere il contenuto sostanziale di una pronuncia giurisdizionale.

La mancanza della sottoscrizione di un giudice in una sentenza collegiale la rende inesistente?
No, secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, la sentenza emessa da un giudice collegiale priva di una delle due sottoscrizioni (estensore o presidente) non è inesistente, bensì affetta da nullità. La sottoscrizione è considerata insufficiente, ma non totalmente omessa, il che esclude il vizio più grave dell’inesistenza.

L’emergenza Covid-19 poteva giustificare la mancanza della firma del giudice estensore?
Sì. La Corte ha ritenuto che la diffusione della pandemia costituisse un valido ‘impedimento’ ai sensi dell’art. 132 del codice di procedura civile. Tale situazione eccezionale, oggettivamente rilevabile, giustificava la sottoscrizione del solo presidente, a condizione che l’impedimento fosse menzionato nel provvedimento.

Un riferimento normativo errato in una sentenza ne causa la nullità?
No, un riferimento normativo inappropriato o non più in vigore, come nel caso di specie la citazione di un DPCM scaduto, è considerato un errore materiale irrilevante se non incide sulla sostanza della decisione e se la motivazione dell’atto resta comunque comprensibile. Non è un vizio che determina la nullità della sentenza e non richiede neppure una procedura di correzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati