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Maggiorazione retribuzione: serve l’atto aziendale

Un dirigente sanitario ha richiesto una maggiorazione della retribuzione per aver diretto una struttura complessa. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo un principio chiaro: senza un formale “atto aziendale” che definisca e gradui le funzioni, la maggiorazione retributiva non è dovuta. La Corte ha sottolineato che l’onere di dimostrare l’esistenza di tale atto ricade sul dirigente e che le sole responsabilità di fatto non sono sufficienti per giustificare l’aumento.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Maggiorazione retribuzione: Senza Atto Aziendale, Niente Aumento per il Dirigente

L’ottenimento di una maggiorazione retribuzione per i dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale è un tema complesso, spesso al centro di contenziosi legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: lo svolgimento di fatto di mansioni complesse non è sufficiente. È necessaria la presenza di un atto formale, l’atto aziendale, che gradui le funzioni e giustifichi l’incremento economico. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Dirigente

Un dirigente, direttore del settore “Ospedalità Pubblica e Privata” di un’Azienda Sanitaria, ha richiesto il pagamento di oltre 65.000 euro a titolo di maggiorazione della retribuzione di posizione. La sua pretesa si fondava sulla gestione di una struttura complessa articolata in due diversi servizi, per il periodo compreso tra gennaio 2002 e luglio 2006. Inizialmente, il Tribunale aveva accolto la sua richiesta. Tuttavia, la Corte di Appello, su ricorso dell’Azienda, ha ribaltato la decisione, revocando il decreto ingiuntivo. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la questione della maggiorazione retribuzione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando la decisione della Corte di Appello. I giudici hanno basato la loro pronuncia su due pilastri argomentativi principali: l’inefficacia di un precedente giudicato e, soprattutto, la centralità dell’atto aziendale.

Il Rigetto dell’Eccezione di Giudicato

Il ricorrente sosteneva che un precedente decreto ingiuntivo, non opposto e relativo a un periodo successivo, dovesse valere come giudicato vincolante anche per la causa in corso. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che un decreto ingiuntivo non opposto, pur avendo forza di giudicato sul credito specifico, non stabilisce principi di diritto vincolanti per futuri contenziosi, specialmente in assenza di una motivazione esplicita sulle questioni giuridiche sottostanti.

L’Importanza dell’Atto Aziendale

Il punto cruciale della decisione riguarda il merito della richiesta. La Corte di Appello aveva già evidenziato come una delibera che affidava al dirigente la direzione di entrambe le strutture (pubblica e privata) era stata annullata in autotutela proprio per la mancanza dell’atto aziendale. Questo documento è ritenuto essenziale per definire l’organizzazione interna dell’ente.

Le Motivazioni: la Centralità della Graduazione delle Funzioni

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: il diritto alla maggiorazione retribuzione per i dirigenti che gestiscono strutture complesse (come dipartimenti o aggregati di più unità operative) è strettamente condizionato all’adozione, da parte del datore di lavoro, di un provvedimento formale di “graduazione della funzione”. Questo provvedimento, che si concretizza nell’atto aziendale, è l’unico strumento idoneo a definire la complessità degli incarichi e a giustificare un trattamento economico superiore.

I giudici hanno specificato che l’onere della prova circa l’esistenza e l’adozione definitiva di tale atto grava sul dirigente che avanza la pretesa economica. In assenza di una prova documentale idonea, il diritto all’aumento non può essere riconosciuto. Non è sufficiente dimostrare di aver assunto maggiori responsabilità; è indispensabile che tali responsabilità siano state formalmente riconosciute e pesate all’interno di un quadro organizzativo approvato e ufficiale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame rafforza un orientamento giurisprudenziale rigoroso e formalista. Per i dirigenti del settore sanitario, essa rappresenta un monito chiaro: qualsiasi pretesa economica legata alla complessità dell’incarico deve essere supportata da una documentazione formale e inoppugnabile. La semplice esecuzione di compiti gravosi non basta. La decisione finale spetta all’azienda sanitaria, che, attraverso l’atto aziendale, stabilisce la gerarchia e il valore delle funzioni dirigenziali. Senza questo passaggio formale, la richiesta di una maggiorazione retribuzione è destinata a fallire.

Un dirigente ha diritto alla maggiorazione della retribuzione di posizione solo per aver svolto di fatto mansioni più complesse?
No. Secondo la Corte di Cassazione, lo svolgimento di fatto di maggiori responsabilità non è sufficiente. Il diritto alla maggiorazione sorge solo se esiste un atto aziendale formale che prevede la graduazione delle funzioni e riconosce la specifica complessità dell’incarico.

Una precedente sentenza favorevole (decreto ingiuntivo non opposto) su un periodo diverso crea un precedente vincolante per il giudice?
No. La Corte ha stabilito che un decreto ingiuntivo non opposto, pur essendo definitivo per il credito specifico, non crea un vincolo su questioni di diritto per cause future relative a periodi diversi, soprattutto se manca una motivazione esplicita sulle ragioni giuridiche della decisione.

Qual è il documento fondamentale per ottenere la maggiorazione retributiva per la direzione di strutture complesse?
Il documento fondamentale è l’atto aziendale di graduazione delle funzioni. È l’atto formale con cui l’azienda sanitaria definisce la propria struttura organizzativa e stabilisce il livello di complessità degli incarichi dirigenziali, giustificando così la corresponsione della maggiorazione retributiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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