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Maggiorazione figurativa: no al computo nel privato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26755/2025, ha stabilito che la maggiorazione figurativa per il servizio prestato in Aeronautica militare non può essere computata nella posizione assicurativa costituita presso l’INPS. La Suprema Corte ha chiarito che, in caso di passaggio dal regime speciale a quello generale senza aver maturato il diritto a pensione, si considera solo il “servizio effettivo” e non quello “utile”, che include gli aumenti convenzionali. Questa interpretazione, avallata anche dalla Corte Costituzionale, bilancia la tutela previdenziale con la sostenibilità del sistema.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Maggiorazione Figurativa: La Cassazione Nega il Trasferimento dal Militare all’INPS

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un tema cruciale in materia previdenziale: la validità della maggiorazione figurativa per chi transita dal servizio militare al settore privato. Con la sentenza in esame, i giudici hanno stabilito che gli aumenti convenzionali di anzianità, maturati durante il servizio in Aeronautica, non possono essere computati nella posizione assicurativa costituita presso l’INPS. Una decisione che traccia una linea netta tra ‘servizio effettivo’ e ‘servizio utile’.

I Fatti del Caso: Dal Servizio Militare al Settore Civile

Il caso riguarda un ex controllore del traffico aereo che, dopo aver prestato servizio presso l’Aeronautica militare, è transitato nel settore privato. Il lavoratore aveva richiesto all’INPS il riconoscimento di una maggiorazione di un terzo del servizio militare prestato, al fine di raggiungere la soglia di diciotto anni di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.

Mentre il tribunale di primo grado aveva accolto la sua richiesta, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’INPS. La Corte territoriale aveva sostenuto che la costituzione di una nuova posizione assicurativa presso il regime generale obbligatorio non comportava automaticamente il trasferimento dei benefici contributivi convenzionali, riconosciuti solo nel regime di provenienza. Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’analisi della Cassazione sulla maggiorazione figurativa

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la sentenza d’appello e fornendo un’interpretazione chiara della normativa di riferimento, in particolare dell’art. 124 del DPR n. 1092 del 1973.

La Distinzione tra “Servizio Effettivo” e “Servizio Utile”

Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra due concetti chiave:
1. Servizio effettivo: Corrisponde al periodo di lavoro realmente prestato. Questo è l’unico valore che può essere trasferito e computato nella nuova posizione assicurativa costituita presso l’INPS quando un dipendente pubblico cessa il servizio senza aver maturato il diritto alla pensione.
2. Servizio utile: Include, oltre al servizio effettivo, anche le maggiorazioni figurative. Queste ultime sono aumenti convenzionali dell’anzianità, previsti per compensare la particolare gravosità di determinati servizi, come quello svolto dal controllore del traffico aereo.

La Cassazione ha stabilito che la posizione assicurativa tutelata dall’art. 124 è commisurata esclusivamente al periodo di ‘servizio prestato’ inteso come ‘servizio effettivamente’ reso. Gli aumenti figurativi, quindi, non hanno rilevanza in questo contesto.

Il Ruolo della Corte Costituzionale

La Suprema Corte ha rafforzato la propria argomentazione richiamando la sentenza n. 39 del 2018 della Corte Costituzionale. Il Giudice delle leggi aveva già affrontato una questione simile, dichiarando non fondata la presunta disparità di trattamento tra chi cessa il servizio prima e dopo aver maturato il diritto a pensione.

La Corte Costituzionale aveva chiarito che la scelta del legislatore di ancorare la posizione assicurativa presso l’INPS al solo servizio effettivo rappresenta un ragionevole bilanciamento tra l’adeguatezza della tutela previdenziale e la sostenibilità economica del sistema. I servizi speciali che danno diritto alla maggiorazione figurativa sono valutati solo in una prospettiva complessiva, al momento del conseguimento della pensione all’interno del regime originario, e non come un dato trasferibile automaticamente.

Le motivazioni

Le motivazioni della Cassazione si fondano su un’interpretazione sistematica e costituzionalmente orientata della normativa. I giudici hanno sottolineato che l’operata sussunzione della vicenda nell’ambito dell’art. 124 del DPR n. 1092/1973 è corretta. Tale norma disciplina proprio la costituzione di una posizione assicurativa presso l’INPS per il dipendente (civile o militare) che cessa il servizio senza aver acquisito il diritto a pensione.

In assenza di elementi testuali di segno contrario, l’interpretazione prevalente è che il “servizio prestato” debba intendersi come “servizio effettivo”. Questa lettura esclude la rilevanza degli aumenti figurativi, che sono legati alla specificità del servizio reso in un determinato comparto e non sono esportabili nel sistema generale. La decisione del legislatore di non computare la maggiorazione figurativa per chi transita al regime INPS non è irragionevole, ma una scelta di bilanciamento tra diversi interessi costituzionalmente protetti.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza: i benefici contributivi speciali, come la maggiorazione figurativa, sono strettamente legati al regime pensionistico di appartenenza. Se un lavoratore lascia un comparto speciale, come quello militare, prima di aver maturato i requisiti per la pensione, e costituisce una nuova posizione presso l’INPS, potrà far valere solo gli anni di servizio effettivamente prestati. Gli aumenti convenzionali, pur essendo un riconoscimento della gravosità del lavoro svolto, non transitano nel nuovo sistema e non possono essere utilizzati per raggiungere i requisiti pensionistici nel regime generale. Questa pronuncia fornisce certezza giuridica e delinea chiaramente i confini della portabilità dei contributi tra diversi sistemi previdenziali.

La maggiorazione figurativa per il servizio militare è valida per la pensione nel regime INPS?
No. Secondo la sentenza, se un lavoratore transita dal regime militare a quello generale INPS senza aver maturato il diritto alla pensione, nella nuova posizione assicurativa viene considerato solo il periodo di servizio effettivamente prestato, escludendo qualsiasi maggiorazione figurativa.

Perché la legge distingue tra “servizio effettivo” e “servizio utile” ai fini pensionistici?
La distinzione serve a circoscrivere l’ambito di applicazione dei benefici speciali. Il “servizio effettivo” è il periodo di lavoro reale e trasferibile tra regimi diversi. Il “servizio utile”, che include le maggiorazioni, è rilevante solo all’interno del regime previdenziale originario come compenso per la particolare gravosità di alcuni servizi e viene valutato solo al momento del conseguimento del diritto a pensione in quel regime.

Cosa accade agli aumenti figurativi se un dipendente lascia il servizio militare prima di maturare la pensione?
Gli aumenti figurativi non vengono trasferiti nella nuova posizione assicurativa costituita presso l’INPS. Essi non sono “persi” del tutto, in quanto possono rilevare ai fini della liquidazione dell’indennità una tantum prevista dall’art. 124 del D.P.R. n. 1092/1973, ma non contribuiscono a raggiungere l’anzianità necessaria per il diritto a pensione nel sistema generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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