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Lottizzazione abusiva: no usucapione dopo confisca

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5354/2025, ha stabilito che in caso di lottizzazione abusiva, l’acquisizione automatica del terreno da parte del Comune estingue l’animus possidendi del privato. Di conseguenza, il possesso si trasforma in mera detenzione, impedendo così l’usucapione del bene, a meno che non intervenga un atto di interversione del possesso.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lottizzazione abusiva e usucapione: la Cassazione chiarisce i limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto immobiliare: è possibile acquisire per usucapione un terreno dopo aver realizzato una lottizzazione abusiva? La risposta fornita dai giudici è netta e si basa sulla distinzione fondamentale tra possesso e detenzione. Quando la Pubblica Amministrazione interviene con un provvedimento sanzionatorio, la natura del rapporto tra il privato e il bene cambia radicalmente, con conseguenze decisive sulla possibilità di usucapione.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dalla domanda di un privato volta a ottenere il riconoscimento della proprietà per usucapione di alcuni terreni. In passato, lo stesso soggetto aveva realizzato su quei terreni una lottizzazione abusiva, un illecito urbanistico che aveva portato il Comune a emettere un’ordinanza di sospensione dei lavori. Tale ordinanza, secondo la normativa di riferimento (art. 30 del d.P.R. n. 380/2001), se non revocata entro 90 giorni, comporta l’acquisizione automatica e di diritto delle aree al patrimonio disponibile del Comune.

Nonostante ciò, sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al privato, ritenendo che il provvedimento amministrativo non fosse sufficiente a interrompere il possesso utile ai fini dell’usucapione. Secondo i giudici di merito, l’atto del Comune non aveva trasformato l’animus possidendi (l’intenzione di possedere come proprietario) in animus detinendi (la consapevolezza di tenere il bene per conto di altri).

La questione della lottizzazione abusiva e l’intervento della Cassazione

Il Comune ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’acquisizione automatica del terreno, quale sanzione per la lottizzazione abusiva, avesse di per sé estinto ogni situazione di possesso da parte del privato. La Corte Suprema ha accolto il ricorso del Comune, ribaltando completamente la prospettiva dei giudici di merito.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un principio di diritto consolidato e recentemente riaffermato dalle Sezioni Unite in materia di espropriazione. Il provvedimento ablativo della Pubblica Amministrazione, ovvero un atto che sottrae la proprietà al privato, è idoneo a far perdere l’ animus possidendi al precedente proprietario.

I giudici hanno chiarito che questo principio si applica a maggior ragione nel caso di sanzioni per illeciti urbanistici, come la lottizzazione abusiva. L’acquisizione del bene al patrimonio comunale non è un semplice atto formale, ma un effetto giuridico automatico che degrada la posizione del privato. Anche se quest’ultimo continua a occupare materialmente il terreno, la sua non è più una situazione di possesso, bensì di mera detenzione. Egli detiene il bene senza più l’intenzione (e la possibilità legale) di comportarsi come proprietario.

Di conseguenza, il periodo di occupazione successivo all’acquisizione da parte del Comune non può essere conteggiato ai fini dell’usucapione. Per poter nuovamente maturare i termini per l’usucapione, sarebbe necessario un atto di interversione del possesso, ovvero un’azione con cui il detentore manifesta in modo inequivocabile l’intenzione di possedere nuovamente il bene come proprietario, opponendosi al diritto del Comune. In assenza di tale atto, l’usucapione è preclusa.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio fondamentale: l’illecito urbanistico non può essere sanato attraverso l’istituto dell’usucapione. Il provvedimento sanzionatorio della Pubblica Amministrazione, che culmina con l’acquisizione del bene, ha un effetto giuridico potente: estingue il possesso qualificato (animus possidendi) e trasforma l’occupazione del privato in semplice detenzione. Questa decisione rafforza gli strumenti a disposizione dei Comuni per contrastare l’abusivismo edilizio e ribadisce che la proprietà non può essere acquisita in contrasto con le norme urbanistiche e le sanzioni amministrative che ne derivano.

Cosa succede al terreno se un privato realizza una lottizzazione abusiva e non ottempera all’ordinanza di sospensione del Comune?
Trascorsi 90 giorni dall’ordinanza, se questa non viene revocata, i terreni oggetto della lottizzazione abusiva vengono automaticamente acquisiti di diritto al patrimonio disponibile del Comune.

È possibile usucapire un terreno dopo che è stato acquisito dal Comune a seguito di una lottizzazione abusiva?
No, non è possibile. L’acquisizione del bene da parte del Comune a titolo di sanzione estingue l’animus possidendi del privato, trasformando la sua occupazione in mera detenzione, che non è utile ai fini dell’usucapione.

Cosa dovrebbe fare il privato per poter, in teoria, usucapire il bene dopo l’acquisizione comunale?
Il privato dovrebbe compiere un atto di interversione del possesso, ai sensi dell’art. 1141 del Codice Civile. Dovrebbe cioè manifestare in modo esplicito e inequivocabile la volontà di possedere nuovamente il bene come proprietario, opponendosi al diritto del Comune.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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