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Lodo straniero: quando non viola l’ordine pubblico

La Corte di Cassazione ha stabilito che un lodo straniero, emesso in una controversia tra due società farmaceutiche, non viola l’ordine pubblico italiano anche se dispone adempimenti (come la revoca di domande di autorizzazione o il trasferimento di documentazione) che incidono indirettamente sull’attività di un ente pubblico come l’AIFA. La Corte ha chiarito che il riconoscimento può essere negato solo per violazioni manifeste e gravi dei principi fondamentali dell’ordinamento. In questo caso, il lodo imponeva obblighi solo alla parte privata soccombente, senza interferire con la sfera di competenza esclusiva dell’ente pubblico, risolvendo una disputa puramente contrattuale.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lodo Straniero e Ordine Pubblico: La Cassazione fa Chiarezza

Il riconoscimento di un lodo straniero in Italia rappresenta un momento cruciale nel commercio internazionale, garantendo che le decisioni arbitrali prese all’estero trovino applicazione anche nel nostro ordinamento. Tuttavia, la legge pone un limite invalicabile: il lodo non deve contenere disposizioni contrarie all’ordine pubblico. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso complesso, chiarendo i confini di questo principio, specialmente quando la controversia tocca materie regolate da enti pubblici, come le autorizzazioni farmaceutiche.

I Fatti del Caso: Una Disputa Farmaceutica Internazionale

La vicenda nasce da un contratto di licenza e distribuzione tra due società del settore farmaceutico. A seguito di un inadempimento contrattuale, la questione veniva deferita a un tribunale arbitrale a Helsinki. Gli arbitri davano ragione a una delle due società, condannando la controparte a una serie di adempimenti specifici: la restituzione di tutto il materiale di registrazione, tecnico e scientifico; la revoca delle domande di autorizzazione all’immissione in commercio pendenti presso l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA); il trasferimento della documentazione necessaria per volturare un’autorizzazione già concessa per un farmaco.

La società soccombente si opponeva al riconoscimento del lodo in Italia, sostenendo che esso violasse l’ordine pubblico. La tesi difensiva si basava sul fatto che il lodo imponeva adempimenti in una sfera di competenza esclusiva di un ente pubblico (l’AIFA), eccedendo i limiti della convenzione arbitrale e invadendo un campo non disponibile alla volontà delle parti.

La Decisione della Corte e il Controllo sul Lodo Straniero

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva riconosciuto l’efficacia del lodo in Italia. La Suprema Corte ha ribadito alcuni principi fondamentali in materia di riconoscimento del lodo straniero.

L’Ordinanza Arbitrale non può comandare un Ente Pubblico

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra un ordine diretto a un ente pubblico e un ordine rivolto a una parte privata. La Corte ha chiarito che il lodo arbitrale non imponeva alcun obbligo diretto all’AIFA. Esso si limitava a disporre che la parte privata inadempiente si adoperasse per compiere determinate attività (revocare domande, trasferire documenti) che costituiscono il presupposto per le successive e autonome decisioni dell’ente regolatore. In altre parole, il lodo risolveva la controversia contrattuale tra le parti, stabilendo a chi spettassero le utilità derivanti dal procedimento amministrativo, senza invadere la competenza dell’AIFA di decidere nel merito delle autorizzazioni.

Limiti al Controllo sull’Ordine Pubblico

La Cassazione ha inoltre ricordato che il controllo sulla contrarietà all’ordine pubblico non può mai tradursi in un riesame del merito della decisione arbitrale. Il giudice italiano non può sindacare la correttezza giuridica della decisione presa dagli arbitri stranieri. Il rifiuto del riconoscimento è ammesso solo in presenza di una violazione ‘manifesta e grave’ di principi fondamentali dell’ordinamento, come i diritti umani o le norme imperative che tutelano interessi generali. Nel caso di specie, la controversia riguardava la risoluzione di un contratto e le conseguenti restituzioni, una materia pacificamente disponibile alla volontà delle parti e quindi arbitrabile.

Le altre censure, relative alla presunta violazione del diritto di difesa o all’aver deciso oltre i limiti della clausola arbitrale, sono state ritenute infondate in quanto tentativi mascherati di rimettere in discussione il merito della causa.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione restrittiva del concetto di ordine pubblico, in linea con la Convenzione di New York del 1958, che favorisce la circolazione delle decisioni arbitrali a livello internazionale. Rifiutare il riconoscimento di un lodo straniero è un’eccezione che si giustifica solo quando la sua esecuzione produrrebbe effetti intollerabili per l’ordinamento italiano. Nel caso in esame, il lodo si limitava a ripristinare la situazione patrimoniale e giuridica antecedente all’inadempimento, ordinando alla parte soccombente di compiere atti necessari a tale scopo. Questi atti, sebbene connessi a procedimenti amministrativi, restano nella sfera di disponibilità della parte privata e non ledono alcuna prerogativa della pubblica amministrazione, né tantomeno la salute pubblica.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale: il limite dell’ordine pubblico non può essere usato strumentalmente per bloccare l’esecuzione di un lodo straniero contestandone il merito. La Corte traccia una linea netta: finché la decisione arbitrale si muove nell’ambito dei rapporti privatistici tra le parti e non impone obblighi diretti a soggetti pubblici, il suo riconoscimento non può essere negato per una presunta invasione di campo. La decisione offre quindi maggiore certezza giuridica alle imprese che operano a livello internazionale, confermando che l’arbitrato è uno strumento efficace per la risoluzione delle controversie commerciali, le cui decisioni possono essere fatte valere efficacemente anche in Italia.

Un lodo straniero può ordinare a una società di compiere azioni relative ad autorizzazioni farmaceutiche gestite da un ente pubblico come l’AIFA?
Sì, a condizione che gli ordini siano diretti alla parte privata e non all’ente pubblico. Il lodo può obbligare la società a revocare una domanda o a trasferire la documentazione, poiché questi sono atti che rientrano nella sua disponibilità e sono necessari a risolvere la controversia contrattuale, senza invadere la competenza decisionale dell’ente pubblico.

Cosa si intende per violazione dell’ordine pubblico che impedisce il riconoscimento di un lodo straniero?
Per impedire il riconoscimento, la violazione dell’ordine pubblico deve essere manifesta e grave. Deve riguardare i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico italiano, come i diritti umani o norme imperative inderogabili. Non è sufficiente una mera non conformità del lodo a norme di diritto italiano.

Il giudice italiano può riesaminare il merito di un lodo straniero quando valuta la sua compatibilità con l’ordine pubblico?
No, il controllo sulla contrarietà all’ordine pubblico non può mai trasformarsi in un riesame del merito della decisione arbitrale. Il giudice italiano non può valutare se gli arbitri stranieri abbiano interpretato correttamente i fatti o applicato correttamente la legge; deve solo verificare che gli effetti della decisione nel nostro ordinamento non siano in conflitto con i principi irrinunciabili del sistema giuridico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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