LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Lodo non definitivo: il suo valore di giudicato interno

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso complesso relativo a un contratto per la fornitura di aerogeneratori, risolto per impossibilità di esecuzione. La controversia verteva sulla contraddizione tra un lodo arbitrale non definitivo e uno definitivo. La Corte ha stabilito che i principi di diritto accertati nel lodo non definitivo, e non impugnati, assumono valore di giudicato interno, vincolando le fasi successive del procedimento, inclusa la decisione del giudice dell’impugnazione. Nello specifico, il diritto al rimborso spese basato su affidamento, qualificato come tale nel lodo non definitivo, non poteva essere successivamente riclassificato come risarcimento del danno (escluso dalle parti) dalla Corte d’Appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lodo non definitivo: la Cassazione ne sancisce il valore vincolante

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nell’ambito dell’arbitrato: il valore vincolante del lodo non definitivo. Questa pronuncia chiarisce come le statuizioni contenute in una decisione arbitrale parziale, se non contestate, acquisiscano l’autorità di ‘giudicato interno’, influenzando in modo determinante l’esito finale della controversia e il successivo giudizio di impugnazione. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contratto per la fornitura e installazione di diciassette aerogeneratori, stipulato tra una società acquirente e due società fornitrici. A causa del mancato ottenimento di un project financing, condizione essenziale per la prosecuzione, il contratto è stato dichiarato risolto per impossibilità di esecuzione da un collegio arbitrale con un lodo non definitivo. In questa prima pronuncia, gli arbitri hanno stabilito la prosecuzione del procedimento per accertare i costi e le spese sostenute dalle società fornitrici, riconoscendo loro il diritto a un rimborso basato sul ragionevole affidamento riposto nell’esito positivo del contratto.

Successivamente, con un lodo definitivo, il collegio arbitrale ha accertato il diritto delle fornitrici a trattenere un cospicuo acconto già versato dalla società acquirente. Quest’ultima ha impugnato il lodo definitivo davanti alla Corte d’Appello, che ha accolto la richiesta, dichiarando la nullità del lodo e condannando le fornitrici alla restituzione dell’intera somma.

La Decisione della Corte d’Appello e il ricorso per Cassazione

La Corte d’Appello ha motivato la sua decisione rilevando una contraddizione insanabile tra il lodo non definitivo e quello definitivo. A suo avviso, il lodo definitivo aveva riesaminato la questione della risoluzione, qualificandola come irretroattiva, in contrasto con quanto implicitamente stabilito nel primo lodo, che aveva invece accertato una risoluzione con efficacia retroattiva. In sede rescissoria, la Corte d’Appello ha poi negato il diritto delle fornitrici a trattenere le somme per le spese sostenute, qualificandole come ‘risarcimento del danno’, una voce che lo stesso lodo non definitivo aveva espressamente escluso.

Le società fornitrici hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione del giudicato interno formatosi sul lodo non definitivo. Sostenevano che la Corte d’Appello non avrebbe dovuto rimettere in discussione il loro diritto al rimborso delle spese, in quanto già accertato e qualificato dagli arbitri non come risarcimento, ma come un diritto autonomo derivante dalla lesione dell’affidamento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla violazione del giudicato interno. Gli Ermellini hanno chiarito che il lodo non definitivo aveva compiuto un accertamento preciso: la risoluzione del contratto con efficacia retroattiva, l’esclusione di profili di inadempimento e quindi di risarcimento del danno, e il riconoscimento di un diritto delle fornitrici al rimborso delle spese sostenute, inquadrato nella fattispecie dell’art. 2033 c.c. (indebito oggettivo) a tutela del loro ragionevole affidamento.

Questo accertamento, non essendo stato impugnato, era divenuto definitivo, creando un ‘giudicato interno’ vincolante. Di conseguenza, la Corte d’Appello, nel decidere nuovamente la causa dopo aver annullato il lodo definitivo, ha commesso un errore. Ha riqualificato il diritto al rimborso delle spese come risarcimento del danno, negandolo sulla base del fatto che il risarcimento era stato escluso. In tal modo, ha ignorato la qualificazione giuridica già stabilita e divenuta intangibile con il lodo non definitivo.

La Cassazione ha sottolineato che il compito del giudice dell’impugnazione, una volta annullato il lodo definitivo, non era quello di riesaminare questioni già coperte da giudicato, ma esclusivamente di procedere alla liquidazione delle spese, così come accertate nel loro fondamento dal primo lodo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza della Corte d’Appello, rinviando la causa ad altra sezione della stessa per una nuova decisione. Il principio affermato è di fondamentale importanza: le statuizioni contenute in un lodo non definitivo che non vengono impugnate cristallizzano i diritti e gli obblighi delle parti su quelle specifiche questioni. Né gli arbitri nella fase successiva, né il giudice dell’impugnazione possono rimetterle in discussione. La sentenza riafferma la centralità del principio del giudicato interno come strumento di certezza del diritto, anche all’interno di un procedimento arbitrale complesso e articolato in più fasi.

Qual è il valore di un lodo non definitivo se non viene impugnato?
Un lodo non definitivo, se non impugnato nei termini di legge, acquisisce valore di ‘giudicato interno’. Ciò significa che le questioni di fatto e di diritto decise in esso diventano definitive e non possono più essere messe in discussione nelle successive fasi dello stesso procedimento arbitrale o nel successivo giudizio di impugnazione del lodo definitivo.

Può un giudice, dopo aver annullato un lodo definitivo, riconsiderare una questione già decisa in un lodo non definitivo passato in giudicato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice dell’impugnazione, una volta annullato il lodo definitivo, è vincolato dagli accertamenti contenuti nel lodo non definitivo che sono divenuti definitivi. Non può quindi riesaminare e riqualificare giuridicamente un diritto (come il rimborso spese) già accertato e qualificato nel lodo non definitivo.

Se un lodo arbitrale contiene un’argomentazione ‘ad abundantiam’ (accessoria e non essenziale), questa deve essere impugnata per evitare che passi in giudicato?
No. La sentenza chiarisce che le considerazioni svolte ‘ad abundantiam’ o ‘a titolo meramente accessorio’ non costituiscono la ‘ratio decidendi’ (la ragione fondante della decisione). Pertanto, non fanno parte del nucleo decisionale della pronuncia e la parte soccombente non ha l’onere né l’interesse a impugnarle per evitare il passaggio in giudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati