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Lodo arbitrale sportivo: quando il ritardo è valido

Un calciatore professionista ha impugnato un lodo arbitrale sportivo che confermava una sanzione disciplinare, lamentando un eccessivo ritardo nella procedura di nomina del terzo arbitro. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, secondo lo specifico Accordo Collettivo di settore, l’assenza di termini perentori e la possibilità per entrambe le parti di attivarsi per la nomina impediscono di considerare il ritardo come una causa di nullità della sanzione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lodo Arbitrale Sportivo: il Ritardo Procedurale Invalida la Sanzione?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un’interessante questione sul lodo arbitrale sportivo e sulla validità delle sanzioni disciplinari nel mondo del calcio professionistico. Il caso esamina se un ritardo nel procedimento arbitrale, specificamente nella nomina del terzo arbitro, possa essere considerato un vizio tale da annullare la sanzione inflitta a un atleta. La risposta della Corte offre importanti chiarimenti sulla specialità delle procedure disciplinari previste dagli accordi collettivi di settore.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla sanzione disciplinare inflitta da una nota società calcistica a un suo tesserato per la violazione di doveri contrattuali. In particolare, al calciatore era stata contestata la mancata osservanza di una direttiva aziendale che imponeva il ritiro dell’intera squadra presso un hotel a seguito di una partita. La controversia è stata deferita a un Collegio arbitrale, come previsto dall’Accordo Collettivo per i calciatori (AIC-LNPA-FIGC).

Il Collegio arbitrale, con un lodo, ha parzialmente accolto la richiesta della società, comminando al calciatore una multa di 40.000 euro. Il calciatore ha quindi impugnato il lodo dinanzi al Tribunale, chiedendone l’annullamento per due motivi principali: la violazione del principio di corrispondenza tra quanto chiesto e quanto deciso, e un presunto errore di fatto essenziale. Il Tribunale ha rigettato il ricorso, spingendo il calciatore a presentare ricorso in Cassazione.

L’Impugnazione e i Motivi del Ricorso

Davanti alla Suprema Corte, il calciatore ha insistito su due punti fondamentali.

La Violazione del Principio di Corrispondenza e Tempestività

Il ricorrente sosteneva che il Tribunale avesse errato nel non annullare il lodo arbitrale sportivo a causa del significativo ritardo accumulato nella nomina del terzo arbitro. Secondo la sua tesi, tale ritardo violava i principi di tempestività e celerità, implicando una sorta di rinuncia (abdicazione) al potere disciplinare da parte della società sportiva. In sostanza, il lungo periodo di inattività procedurale avrebbe dovuto estinguere il diritto del club di sanzionare il proprio tesserato.

La Nullità dell’Atto Introduttivo

Con un secondo motivo, il calciatore denunciava la violazione di norme procedurali relative alla validità dell’atto introduttivo del giudizio, sostenendo che il Tribunale si fosse discostato da consolidati principi giurisprudenziali senza adeguate motivazioni.

Lodo Arbitrale Sportivo e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso del calciatore, confermando la validità della sanzione e del lodo arbitrale. L’analisi della Corte si è concentrata sulla specificità della procedura disciplinare nel contesto sportivo.

Le Motivazioni

La Corte ha osservato che la peculiare disciplina regolata dall’Accordo Collettivo per i calciatori professionisti non prevede termini perentori per la nomina del terzo arbitro. Anzi, la procedura stabilisce che, in caso di mancato accordo tra le parti, l’iniziativa per la nomina spetta alla “parte più diligente”, che può presentare istanza al Presidente del Tribunale. Questo significa che l’onere di attivarsi non ricade esclusivamente sulla società (datore di lavoro), ma su entrambe le parti coinvolte. Di conseguenza, il ritardo non può essere imputato unicamente al club e non costituisce un vizio procedurale che invalida la sanzione finale.

Inoltre, la Cassazione ha chiarito un punto cruciale riguardo al principio di immediatezza. Tale principio, fondamentale nel diritto del lavoro, si applica alla contestazione della violazione da parte del datore di lavoro, che deve avvenire subito dopo la scoperta del fatto. Tuttavia, non si estende necessariamente alla conclusione dell’intero procedimento disciplinare, specialmente in un sistema, come quello arbitrale sportivo, dove la progressione della procedura è affidata all’impulso di entrambe le parti. Il periodo di quiescenza, sebbene inusuale, non è stato ritenuto illegittimo proprio perché la struttura dell’accordo collettivo attribuisce il potere di attivazione a entrambi i contendenti.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile, rilevando che la questione era già stata respinta in primo grado con una motivazione che non era stata specificamente contestata nell’appello.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione rafforza la specialità delle procedure arbitrali nel settore sportivo. Viene stabilito il principio secondo cui, in assenza di termini perentori esplicitamente previsti dalla normativa di settore (in questo caso, l’Accordo Collettivo), un ritardo procedurale non è di per sé sufficiente a invalidare un lodo arbitrale sportivo. La responsabilità di portare avanti il procedimento è condivisa, e l’inattività non può essere interpretata automaticamente come una rinuncia al potere disciplinare da parte del datore di lavoro. Questa ordinanza fornisce un’importante guida per la gestione delle controversie disciplinari tra atleti e società professionistiche.

Un ritardo nella nomina del terzo arbitro rende nullo un lodo arbitrale sportivo?
No, secondo la Corte, la disciplina specifica dell’Accordo Collettivo per calciatori professionisti non prevede termini perentori. La specialità della procedura comporta che il ritardo non sia imputabile alla sola società e non determini vizi del procedimento che possano invalidarlo.

A chi spetta l’iniziativa per la nomina del terzo arbitro in caso di disaccordo?
L’Accordo Collettivo prevede che sia la “parte più diligente” ad attivarsi, presentando istanza al Presidente del Tribunale. Non è un onere esclusivo del datore di lavoro (la società sportiva), ma una facoltà attribuita a entrambe le parti.

Il principio di immediatezza della sanzione disciplinare si applica anche alla conclusione della procedura arbitrale?
No. La Corte ha chiarito che il principio di immediatezza va riferito alla fase della contestazione della violazione da parte del datore di lavoro, non all’intera durata del procedimento disciplinare. Un ritardo nella conclusione, nel contesto specifico, non è stato ritenuto illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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