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Locazione commerciale stazione: canone e oneri extra

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla validità di specifiche clausole in un contratto di locazione commerciale stazione. Il caso riguardava un’attività di tabaccheria all’interno di una stazione ferroviaria. La Corte ha stabilito la legittimità di un contributo una tantum richiesto al conduttore per i lavori di riqualificazione del complesso, riconoscendo un interesse comune delle parti. Inoltre, ha chiarito che il canone di locazione dei locali è liberamente determinabile e distinto dal canone concessorio per la vendita di generi di monopolio, quest’ultimo soggetto a limiti di legge. Il ricorso del conduttore è stato rigettato, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Locazione commerciale stazione: canone e oneri extra

La stipula di un contratto di locazione commerciale stazione presenta peculiarità che la distinguono dai normali contratti di locazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla validità di clausole che impongono al conduttore oneri aggiuntivi, come un contributo per la riqualificazione dell’intera area, e sulla determinazione del canone per attività speciali come le tabaccherie. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dal ricorso del titolare di una rivendita di tabacchi situata all’interno di una grande stazione ferroviaria. Il conduttore aveva impugnato il contratto di locazione stipulato con la società di gestione degli spazi commerciali della stazione, chiedendo la dichiarazione di nullità di diverse clausole.

In particolare, venivano contestati:
1. Un contributo una tantum di 300.000 euro, richiesto per la partecipazione ai costi di riqualificazione dell’intero complesso ferroviario.
2. La misura del canone di locazione, ritenuta superiore a quella massima prevista dalla legge speciale per le rivendite di stazione (legge 25/1986).
3. L’addebito di oneri accessori per la manutenzione delle parti comuni e di un contributo per attività promozionali.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le ragioni del conduttore, dichiarando la nullità della clausola sul contributo di 300.000 euro e sulla determinazione del canone. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione, ritenendo valide le clausole contrattuali. Il caso è quindi giunto all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla locazione commerciale stazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del conduttore, confermando integralmente la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che le clausole contestate erano legittime, fornendo una chiave di lettura fondamentale per la gestione dei contratti di locazione in contesti complessi come le stazioni ferroviarie.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su due pilastri argomentativi principali.

Validità del contributo “una tantum” per la riqualificazione

La Corte ha ritenuto pienamente legittima la richiesta di un contributo di 300.000 euro. La motivazione risiede nell'”interesse comune dei contraenti alla riqualificazione della stazione ferroviaria”. Un ambiente più moderno, sicuro e attraente non solo valorizza il patrimonio del locatore, ma aumenta anche le opportunità commerciali per il conduttore, attirando un maggior flusso di clienti.

Questo contributo, quindi, non è stato visto come un indebito vantaggio per il locatore, ma come un corrispettivo sinallagmatico per un miglioramento generale del contesto in cui l’attività commerciale è inserita. La causa del pagamento è stata individuata proprio in questo interesse condiviso a elevare la qualità e l’immagine degli spazi commerciali.

Distinzione tra canone di locazione e canone concessorio

Il punto più tecnico e rilevante della decisione riguarda la determinazione del canone. La Corte ha operato una netta distinzione tra due diversi profili:

1. Il canone di locazione: si riferisce al corrispettivo per il godimento dei locali commerciali. Questo, secondo la Corte, è liberamente determinabile dalle parti secondo i principi dell’autonomia contrattuale.
2. Il canone concessorio: è l’importo dovuto allo Stato (tramite il gestore della stazione) per l’esercizio dell’attività di vendita di generi di monopolio (tabacchi). Solo questo importo è soggetto al limite massimo del 15% del reddito specifico, come previsto dalla legge 25/1986.

La normativa speciale, quindi, non limita la libertà delle parti di pattuire un canone di mercato per l’affitto dei muri. Essa si limita a fissare un tetto massimo per il solo corrispettivo legato alla licenza di vendita dei tabacchi. Se l’attività commerciale vende anche altri prodotti (articoli extra privativa), le parti possono concordare liberamente una quota ulteriore di canone per tale attività, senza violare alcuna norma imperativa.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione stabilisce un principio di diritto fondamentale per la locazione commerciale stazione e in contesti simili (aeroporti, centri commerciali). Si riconosce la legittimità di accordi contrattuali che prevedono oneri aggiuntivi a carico del conduttore, a condizione che questi siano giustificati da un interesse comune e da una controprestazione del locatore, come il miglioramento generale dell’immobile. Inoltre, viene chiarito che le normative speciali che pongono limiti ai canoni per attività in concessione (come le tabaccherie) non si estendono al canone di locazione dell’immobile, che rimane soggetto alla libera negoziazione tra le parti. Questa decisione rafforza l’autonomia contrattuale e offre maggiore certezza giuridica agli operatori del settore.

È legittimo richiedere a un inquilino un contributo economico per la riqualificazione generale dell’edificio in cui si trova il suo negozio?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è legittimo se tale contributo trova la sua causa in un interesse comune di entrambe le parti (locatore e conduttore) alla riqualificazione del complesso. Nel caso specifico, il miglioramento della stazione ferroviaria beneficiava sia la proprietà che l’attività commerciale, giustificando il pagamento.

Il canone di affitto di una tabaccheria in una stazione ferroviaria è soggetto a un limite massimo per legge?
No. La Corte ha chiarito che bisogna distinguere il canone di locazione per l’utilizzo dei locali, che è liberamente negoziabile tra le parti, dal canone dovuto per la concessione di vendita dei generi di monopolio. Solo quest’ultimo è soggetto al tetto massimo previsto dalla legge (art. 11, comma 2, legge 25/1986).

La legge che limita il canone per le rivendite di tabacchi si applica anche ai guadagni derivanti dalla vendita di altri prodotti?
No. La Corte ha specificato che il limite legale si applica esclusivamente al reddito derivante dalla vendita dei generi di monopolio (tabacchi). Per la vendita di altri prodotti (articoli extra privativa), le parti sono libere di concordare una quota di canone ulteriore, che non rientra nell’ambito di applicazione della norma speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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