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Livello di attenzione del consumatore e marchio: il caso

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di confondibilità tra marchi nel settore assicurativo. Una società aveva richiesto la registrazione di un marchio figurativo (un ombrello) con una dicitura, ma un’altra società si era opposta per la somiglianza con i propri marchi anteriori. La Cassazione ha annullato la decisione precedente, stabilendo che la Commissione dei ricorsi aveva errato nel non considerare adeguatamente l’elevato livello di attenzione del consumatore tipico dei servizi finanziari e assicurativi, un fattore decisivo per valutare il rischio di confusione.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Livello di attenzione del consumatore: la Cassazione fa chiarezza sulla confondibilità dei marchi

Nel complesso mondo della proprietà intellettuale, la valutazione del rischio di confusione tra marchi rappresenta una delle sfide più delicate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su un elemento chiave di questa valutazione: il livello di attenzione del consumatore. La decisione sottolinea come questo parametro debba essere calibrato con precisione in base alla natura dei servizi offerti, specialmente in settori complessi come quello finanziario e assicurativo.

Il Contesto: Una Battaglia tra Marchi nel Settore Assicurativo

La vicenda trae origine dalla domanda di registrazione di un marchio complesso da parte di una compagnia assicurativa, che chiameremo Compagnia Alfa. Il marchio consisteva in un segno figurativo, un ombrello stilizzato inserito in un riquadro arancione, accompagnato dalla parola “PROTEZIONE”.

A questa domanda si è opposta un’altra società del settore, la Società Finanziaria Beta, titolare di tre marchi figurativi anteriori anch’essi rappresentanti un ombrello. L’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi aveva parzialmente accolto l’opposizione, escludendo la registrazione per alcuni servizi delle classi 35 e 36 a causa del ritenuto rischio di confusione.

La Compagnia Alfa ha impugnato tale decisione davanti alla Commissione dei ricorsi, la quale ha però confermato la valutazione dell’Ufficio, rigettando il ricorso. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Valutazione della Commissione dei Ricorsi

La Commissione aveva basato la sua decisione sulla prevalenza dell’elemento figurativo (l’ombrello) in entrambi i segni. Secondo i giudici di merito, l’immagine dell’ombrello era l’elemento dominante e maggiormente destinato a imprimersi nella mente dei consumatori. Al contrario, la parola “protezione”, scritta in caratteri piccoli, e le altre caratteristiche grafiche sono state giudicate prive di una valenza distintiva autonoma, in quanto meramente descrittive della funzione dei servizi assicurativi.

Di conseguenza, la somiglianza visiva tra gli ombrelli è stata ritenuta sufficiente a generare un rischio di confusione nel pubblico, data anche l’identità o l’affinità dei servizi offerti dalle due società.

L’Analisi della Cassazione e il livello di attenzione del consumatore

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi di ricorso presentati dalla Compagnia Alfa. Mentre i primi due sono stati dichiarati inammissibili, il terzo è stato accolto, portando alla cassazione della sentenza.

I primi due motivi contestavano la valutazione sul basso carattere distintivo dei marchi della Società Beta e sulla presunta dominanza dell’elemento figurativo rispetto a quello denominativo. La Corte ha ribadito che tali valutazioni costituiscono un giudizio di fatto, incensurabile in sede di legittimità se non per vizi di motivazione non riscontrati nel caso di specie.

Perché il Livello di Attenzione è Cruciale?

Il terzo motivo, risultato decisivo, denunciava l’errore della Commissione nel non aver utilizzato il corretto parametro di riferimento per la valutazione del rischio di confusione: quello di un pubblico con un elevato livello di attenzione del consumatore.

La Corte ha ricordato che la valutazione della confondibilità deve essere operata secondo la percezione del consumatore medio, normalmente informato e ragionevolmente attento. Tuttavia, questo standard non è rigido, ma varia in funzione della categoria di prodotti o servizi. Per i servizi finanziari e assicurativi, che possono comportare impegni economici rilevanti e richiedere conoscenze tecniche, il consumatore medio tende a prestare un grado di attenzione più alto rispetto a quello riservato ai beni di largo consumo.

La Commissione aveva invece condotto la sua analisi basandosi su un pubblico “non particolarmente esperto né avveduto”, senza fornire alcuna motivazione per la scelta di questo parametro più basso e generico.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha stabilito che la Commissione ha omesso di considerare una circostanza fondamentale: l’acquisto di servizi finanziari e assicurativi implica, di norma, un processo di scelta ponderato. Il consumatore, di fronte a decisioni con conseguenze economiche significative, è più attento, informato e meno suscettibile a cadere in confusione a causa di somiglianze parziali tra marchi.

L’errore della Commissione non è stato nel merito della valutazione, ma nel metodo: ha applicato un criterio di giudizio errato senza giustificarne la ragione. Non aver considerato l’elevato livello di attenzione del consumatore di riferimento vizia l’intera analisi sulla confondibilità. Pertanto, la Corte ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Commissione dei ricorsi, in diversa composizione, affinché proceda a una nuova valutazione utilizzando il corretto parametro del consumatore di riferimento per ciascuno dei servizi contestati.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nel diritto dei marchi: l’analisi del rischio di confusione non può essere astratta, ma deve essere ancorata alla realtà del mercato di riferimento. Per i settori specialistici, come quello bancario, finanziario e assicurativo, le imprese devono essere consapevoli che il parametro di valutazione è quello di un consumatore più esigente e attento. Ciò significa che differenze tra marchi, che potrebbero essere considerate irrilevanti in altri contesti, possono assumere un peso decisivo nell’escludere la confondibilità. La decisione rappresenta un importante monito per gli organi giudicanti a motivare sempre in modo puntuale la scelta del consumatore di riferimento, adattandola alla specificità dei beni e dei servizi in esame.

In una disputa su un marchio, l’elemento figurativo (un’immagine) è sempre più importante di quello verbale (una parola)?
No. La Corte chiarisce che, sebbene gli elementi verbali siano spesso considerati dominanti, l’elemento figurativo può assumere un’importanza pari o superiore a seconda di fattori come la sua forma, dimensione, colore e collocazione all’interno del segno. La valutazione deve essere condotta caso per caso, analizzando la percezione complessiva del marchio da parte del consumatore.

Come si stabilisce il livello di attenzione del consumatore di riferimento in un caso di marchi?
Il livello di attenzione varia in base alla categoria dei prodotti o servizi. Per beni di consumo a basso costo, si presume un’attenzione bassa. Al contrario, per servizi costosi, tecnicamente complessi o che comportano impegni finanziari rilevanti, come quelli assicurativi, si presume che il consumatore medio sia più attento, informato e cauto, e quindi meno incline alla confusione.

Perché la decisione della Commissione dei ricorsi è stata annullata dalla Cassazione?
La decisione è stata annullata perché la Commissione ha commesso un errore di diritto applicando un parametro di consumatore generico (“non particolarmente esperto né avveduto”) senza spiegare perché fosse appropriato per i servizi finanziari e assicurativi. Avrebbe dovuto invece considerare e motivare la sua valutazione partendo dal presupposto che per tali servizi il pubblico di riferimento ha, di norma, un elevato livello di attenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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