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Litispendenza tra gradi: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di presunta litispendenza tra due procedimenti, uno in primo grado e l’altro in appello, aventi ad oggetto la medesima domanda di usucapione tra le stesse parti. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la litispendenza sussiste anche tra gradi diversi di giudizio quando la domanda nel primo processo non sia stata validamente rinunciata, rendendo così inammissibile la seconda azione.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litispendenza tra Gradi Diversi: Quando una Causa è un Duplicato?

La litispendenza è un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale, volto a evitare che sulla stessa controversia si pronuncino più giudici con il rischio di sentenze contraddittorie. Ma cosa accade se una causa viene riproposta in primo grado mentre la questione è già pendente in appello? La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce proprio su questo scenario, chiarendo i presupposti per la sua configurabilità e le condizioni per una valida rinuncia alla domanda.

I Fatti del Caso: una Doppia Azione per Usucapione

La vicenda ha origine da una controversia sulla proprietà di un terreno. Una società, dopo aver acquistato un appezzamento di terreno tramite un’esecuzione giudiziaria, citava in giudizio un soggetto che lo occupava, a suo dire, senza alcun titolo. Quest’ultimo, costituitosi tardivamente nel primo giudizio, sosteneva di essere il legittimo proprietario del fondo per averlo posseduto e coltivato per oltre trent’anni, chiedendo quindi che ne fosse accertata l’usucapione tramite una domanda riconvenzionale. Il Tribunale, tuttavia, rigettava la sua richiesta di rimessione in termini e dichiarava inammissibile per tardività la domanda di usucapione, accogliendo invece la richiesta di rilascio del fondo avanzata dalla società.

Non soddisfatto della decisione, l’occupante proponeva appello. Contemporaneamente, però, avviava un secondo e autonomo giudizio davanti allo stesso Tribunale, riproponendo l’identica domanda di accertamento dell’usucapione. La società convenuta, in questo secondo procedimento, eccepiva la litispendenza, sostenendo che la stessa causa fosse già pendente davanti alla Corte d’Appello. Il Tribunale accoglieva l’eccezione, cancellando la seconda causa dal ruolo. Contro questa decisione, l’uomo proponeva ricorso per regolamento di competenza in Cassazione.

La Questione della Litispendenza tra Gradi di Giudizio

Il cuore del problema legale era stabilire se potesse esistere litispendenza tra una causa pendente in grado d’appello e un’altra, identica, appena instaurata in primo grado. Il ricorrente sosteneva che, nel giudizio d’appello, la sua domanda di usucapione non fosse più ‘viva’, in quanto di fatto rinunciata, e che quindi non vi fosse alcuna duplicazione di giudizi.

Secondo la giurisprudenza consolidata, richiamata dalla stessa Corte, la litispendenza si configura quando vi è identità di parti, di petitum (l’oggetto della domanda) e di causa petendi (i fatti e le ragioni giuridiche a fondamento della domanda). Questo principio, come ribadito nell’ordinanza, si applica anche a cause pendenti in gradi diversi. Il presupposto essenziale è che, al momento della decisione sulla litispendenza, entrambe le cause siano effettivamente pendenti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno innanzitutto chiarito che l’appellante aveva riproposto in appello la domanda di usucapione, che era stata dichiarata inammissibile in primo grado. Pertanto, la stessa domanda era a tutti gli effetti pendente davanti alla Corte d’Appello.

Il punto cruciale della decisione riguarda la presunta rinuncia. La Cassazione ha specificato che una rinuncia agli atti del giudizio, per essere efficace, deve essere espressa in modo formale e inequivocabile, secondo le modalità previste dall’articolo 306 del Codice di Procedura Civile. Non è sufficiente una semplice manifestazione di intenti o una volontà ‘adombrata’ in note di trattazione scritta, come era avvenuto nel caso di specie. Nel giudizio di appello, l’appellante non aveva mai formalizzato una valida rinuncia alla sua domanda di usucapione. Di conseguenza, tale domanda doveva considerarsi ancora pienamente pendente. Essendo pendenti due cause identiche, seppur in gradi diversi, il Tribunale aveva correttamente dichiarato la litispendenza e disposto la cancellazione del secondo procedimento.

Conclusioni

Questa pronuncia offre un importante monito sulla corretta gestione delle strategie processuali. Riaffermare la possibilità di una litispendenza tra gradi diversi di giudizio impedisce manovre dilatorie o la moltiplicazione ingiustificata dei contenziosi. La decisione sottolinea inoltre il rigore formale richiesto per atti processuali di grande impatto come la rinuncia a una domanda. Una volontà non espressa nelle forme previste dalla legge è giuridicamente irrilevante. Per le parti in causa, ciò significa che la scelta di abbandonare una pretesa in un giudizio deve essere compiuta con atti chiari e formali, altrimenti quella pretesa continuerà a produrre i suoi effetti processuali, precludendo la possibilità di avviare nuove azioni sulla stessa materia.

È possibile che ci sia litispendenza tra una causa in primo grado e una in appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la litispendenza sussiste anche tra giudizi pendenti in gradi diversi, a condizione che abbiano lo stesso oggetto, le stesse parti e la stessa causa petendi.

Come si rinuncia validamente a una domanda in un processo civile?
Secondo l’ordinanza, che richiama l’art. 306 c.p.c., la rinuncia agli atti del giudizio per essere valida richiede una dichiarazione formale e inequivocabile della parte o di un suo procuratore speciale. Una semplice intenzione manifestata in note scritte non è sufficiente.

Cosa succede se un giudice dichiara la litispendenza?
Il giudice ordina la cancellazione della causa dal ruolo. Ciò significa che il secondo procedimento, identico al primo, viene fermato e la controversia prosegue unicamente davanti al giudice che era stato adito per primo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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