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Litispendenza: quando non si applica tra due cause

La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti della litispendenza, escludendola in un caso relativo a due distinti buoni postali fruttiferi. La Corte ha stabilito che non sussiste litispendenza non solo perché le cause avevano oggetti diversi (petitum e causa petendi differenti), ma soprattutto perché entrambe pendevano dinanzi al medesimo ufficio giudiziario, sebbene in gradi diversi. La decisione del tribunale, che aveva erroneamente dichiarato la litispendena, è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litispendenza: quando non sussiste secondo la Cassazione

La litispendenza è un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale, pensato per evitare che due giudici si pronuncino sulla stessa identica causa, creando il rischio di sentenze contrastanti. Tuttavia, la sua applicazione richiede presupposti rigorosi, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame offre un’analisi dettagliata dei confini di questo istituto, in particolare quando due controversie, seppur apparentemente simili, pendono dinanzi allo stesso ufficio giudiziario.

I Fatti di Causa: Due Buoni Postali, Due Giudizi Distinti

La vicenda trae origine da due distinte azioni legali promosse da un risparmiatore contro un noto istituto finanziario.
La prima causa, incardinata dinanzi al Giudice di Pace, riguardava la richiesta di rimborso parziale di un buono postale fruttifero (il n. 449) riscosso anticipatamente nel 2012. Il risparmiatore lamentava di aver ricevuto meno di quanto dovuto.

La seconda causa, avviata successivamente dinanzi al Tribunale, concerneva un buono postale completamente diverso (il n. 450). Questo titolo era stato rimborsato alla sua scadenza naturale nel 2017, ma anche in questo caso il risparmiatore contestava l’importo liquidato, ritenendolo inferiore a quello spettante a causa di un calcolo errato degli interessi.

La Decisione del Tribunale e l’erronea dichiarazione di Litispendenza

L’istituto finanziario convenuto, nel secondo giudizio, aveva eccepito la litispendenza, sostenendo che la causa fosse identica a quella già decisa in primo grado dal Giudice di Pace e all’epoca pendente in appello dinanzi allo stesso Tribunale. Il Tribunale accoglieva l’eccezione, dichiarando la litispendenza e di fatto bloccando il secondo giudizio. Secondo il giudice di merito, le due cause avevano ad oggetto lo stesso buono trentennale, e la differenza negli importi richiesti era dovuta solo al diverso momento della proposizione della domanda, che avrebbe fatto maturare interessi differenti.

L’intervento della Cassazione: i due pilastri che escludono la Litispendenza

Il risparmiatore ha impugnato l’ordinanza del Tribunale con un regolamento di competenza, e la Corte di Cassazione gli ha dato piena ragione, cassando la decisione e chiarendo perché, nel caso di specie, la litispendenza fosse palesemente insussistente. La motivazione della Suprema Corte si fonda su due argomenti dirimenti.

1. Diversità di Oggetto e Titolo (petitum e causa petendi)

In primo luogo, la Corte ha evidenziato l’errore materiale del Tribunale. I due giudizi non riguardavano lo stesso titolo. Si trattava di due buoni postali fruttiferi differenti, identificati da numeri di serie diversi (n. 449 e n. 450). Di conseguenza, erano diverse sia la causa petendi (i fatti costitutivi del diritto, legati a due distinti contratti di investimento) sia il petitum (le somme specifiche richieste, una per un rimborso anticipato e l’altra per un saldo alla scadenza). Mancava quindi il requisito fondamentale dell’identità delle cause, necessario per poter parlare di litispendenza.

2. Il Principio del “Medesimo Ufficio Giudiziario”

Ancora più importante, e assorbente rispetto a ogni altra considerazione, è il secondo principio affermato dalla Cassazione. L’articolo 39 del codice di procedura civile stabilisce che la litispendenza opera quando la stessa causa è proposta “davanti a giudici diversi”.

Nel caso in esame, entrambe le cause pendevano dinanzi al medesimo ufficio giudiziario: il Tribunale di Salerno. Una era in corso come giudizio di primo grado, l’altra come giudizio d’appello avverso una sentenza del Giudice di Pace. La Corte ha ribadito che gli istituti della litispendenza e della continenza non sono applicabili quando le cause, anche se identiche o connesse, pendono davanti allo stesso ufficio giudiziario, pur se in gradi diversi. In tali situazioni, non vi è un conflitto di competenza tra uffici distinti da risolvere, ma una questione di gestione interna delle pendenze, che non può portare a una declaratoria di improcedibilità come quella erroneamente emessa.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la ratio dell’art. 39 c.p.c. è quella di prevenire conflitti tra uffici giudiziari differenti e il rischio di giudicati contraddittori. Tale rischio non si pone, o si gestisce con altri strumenti processuali (come la riunione, se possibile, o l’attesa del giudicato sulla prima causa), quando le controversie si svolgono all’interno della stessa struttura giudiziaria. Affermare il contrario significherebbe applicare un istituto al di fuori del suo ambito di operatività. La decisione errata del Tribunale era viziata da un error in procedendo, avendo applicato la norma sulla litispendenza a una fattispecie in cui mancavano entrambi i presupposti essenziali: l’identità delle cause e la pendenza dinanzi a giudici diversi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è di grande importanza pratica perché ribadisce con forza i confini applicativi della litispendenza. Per i cittadini e le imprese, ciò significa che una causa legittimamente avviata non può essere bloccata da un’eccezione di litispendenza se non ricorrono in modo stringente tutti i requisiti di legge. In particolare, è stato chiarito che la pendenza di due cause, anche se connesse, dinanzi allo stesso Tribunale non configura mai litispedenza. La decisione del Tribunale è stata quindi annullata, con rinvio degli atti allo stesso per la prosecuzione del giudizio di merito.

Quando si può dichiarare la litispendenza tra due cause?
La litispedenza può essere dichiarata solo quando la stessa identica causa (stesse parti, stesso oggetto e stesso titolo) è pendente contemporaneamente davanti a due uffici giudiziari diversi.

La litisendenza si applica se due cause pendono davanti allo stesso tribunale, ma una in primo grado e l’altra in appello?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’istituto della litisendenza non si applica se le cause pendono dinanzi al medesimo ufficio giudiziario, anche se in gradi di giudizio differenti. Si tratta di una questione di gestione interna all’ufficio, non di un conflitto di competenza tra uffici diversi.

Due richieste di rimborso per due buoni postali differenti possono dare luogo a litispendenza?
No. Se i buoni postali sono diversi, le cause hanno un oggetto (petitum) e un titolo (causa petendi) differenti. Manca quindi il requisito dell’identità della causa, indispensabile per poter dichiarare la litispendenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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