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Litispendenza: quando due cause sono identiche?

Una società propone ricorso in Cassazione contro la decisione di un Tribunale che aveva dichiarato la litispendenza tra la sua causa e un’altra pendente in Appello. La società sosteneva che le domande non fossero identiche. La Corte di Cassazione, rilevando la pendenza di un altro ricorso connesso tra le stesse parti, ha emesso un’ordinanza interlocutoria di rinvio a nuovo ruolo per valutare la riunione dei due procedimenti, senza decidere nel merito la questione della litispendenza.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litispendenza: la Cassazione chiarisce i confini tra cause identiche e connesse

Nel complesso mondo del diritto processuale, distinguere tra due cause apparentemente simili è fondamentale per evitare conflitti di giudicato e garantire l’economia processuale. Un concetto chiave in questo ambito è la litispendenza, che si verifica quando due giudizi identici pendono contemporaneamente. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire questo istituto e la sua distinzione dalla contigua figura della continenza di cause.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un contenzioso tra una società e un’azienda sanitaria locale. La società aveva avviato una causa dinanzi al Tribunale, ma quest’ultimo ne dichiarava la litispendenza rispetto a un altro procedimento già pendente tra le stesse parti presso la Corte d’Appello. Secondo il Tribunale, le due cause erano identiche, e pertanto, in applicazione dell’art. 39 del codice di procedura civile, quella iniziata per seconda doveva essere cancellata dal ruolo.

La società, ritenendo errata tale valutazione, ha proposto ricorso per regolamento di competenza alla Corte di Cassazione. A suo avviso, le due domande giudiziali non erano affatto identiche, ma presentavano un petitum (cioè l’oggetto della richiesta) differente. In particolare, le conclusioni formulate nei due giudizi, sebbene convergenti verso un obiettivo comune, erano funzionalmente distinte e non sovrapponibili. La ricorrente sosteneva che, al massimo, si sarebbe potuta configurare un’ipotesi di continenza di cause, ma non di litispendenza.

La questione della Litispendenza e la Continenza

Il cuore del ricorso verteva sulla corretta interpretazione dei presupposti della litispendenza. Per aversi litispendenza, le due cause devono presentare una triplice identità: stessi soggetti (parti), stessa causa petendi (ragioni della domanda) e stesso petitum (oggetto della domanda).

La società ricorrente ha argomentato che le domande formulate nei due processi, pur essendo collegate, non erano identiche. Una era volta a un accertamento positivo di un diritto, l’altra a un accertamento negativo o comunque diverso. Citando la giurisprudenza, ha evidenziato che in casi di accertamento positivo e negativo sullo stesso rapporto, si configura un’ipotesi di continenza, non di litispendenza. La continenza si verifica quando una causa ha un oggetto più ampio che contiene quello dell’altra. In tale scenario, il giudice della causa ‘contenuta’ deve rimettere la decisione al giudice della causa ‘continente’.

Le Motivazioni della Decisione Interlocutoria

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, non è entrata nel merito della diatriba tra litispendenza e continenza. La decisione è stata di natura puramente processuale. I giudici hanno preso atto della richiesta della società ricorrente di riunire il presente ricorso con un altro, strettamente connesso, pendente tra le medesime parti e riguardante lo stesso credito. La motivazione alla base del provvedimento è stata quindi quella di garantire l’economia processuale e prevenire possibili decisioni contrastanti. Rinviando la causa a nuovo ruolo, la Corte si è riservata la possibilità di trattare congiuntamente i due ricorsi, assicurando una visione completa e coordinata della complessa vicenda processuale.

Le Conclusioni

Sebbene l’ordinanza non fornisca una risposta definitiva sulla qualificazione del rapporto tra le due cause, essa offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, sottolinea l’importanza di una gestione attenta dei procedimenti connessi, privilegiando, ove possibile, la loro trattazione congiunta (riunione). In secondo luogo, evidenzia la sottile ma cruciale linea di demarcazione tra litispendenza e continenza, un confine che può determinare la sopravvivenza o l’estinzione di un procedimento giudiziario. Per gli operatori del diritto, questo caso ribadisce la necessità di formulare con estrema precisione le domande giudiziali per evitare di incappare in eccezioni procedurali che possono ritardare o compromettere la tutela dei diritti.

Quando si può dichiarare la litispendenza tra due cause?
La litispendenza si può dichiarare quando la stessa causa è proposta davanti a uffici giudiziari diversi. Per essere considerata ‘la stessa causa’, deve esserci identità di parti, di oggetto della domanda (petitum) e di ragioni della pretesa (causa petendi).

Qual è la differenza tra litispendenza e continenza di cause?
La litispendenza si ha quando due cause sono perfettamente identiche. La continenza si verifica invece quando le cause hanno in comune le parti e le ragioni della domanda, ma l’oggetto di una è più ampio e ricomprende quello dell’altra.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte non ha deciso se nel caso specifico si trattasse di litispendenza o continenza. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a nuovo ruolo per consentire la sua eventuale riunione con un altro ricorso pendente tra le stesse parti e relativo al medesimo oggetto, per una trattazione congiunta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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