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Litispendenza: Causa identica in gradi diversi?

La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di litispendenza tra due cause identiche, anche se una è già pendente in un grado di giudizio superiore. Il caso riguarda la richiesta di pagamento di un credito da parte della curatela fallimentare di una società di servizi verso un Comune. Avendo la curatela iniziato un nuovo giudizio per la stessa pretesa già oggetto di un procedimento pendente in Cassazione, i giudici hanno ribadito che il secondo processo deve essere cancellato per evitare giudicati contrastanti, confermando l’inammissibilità del ricorso.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litispendenza tra Giudizi: Quando una Causa è Considerata “Doppia”?

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale della procedura civile: la litispendenza. Questo principio, sancito dall’art. 39 del codice di procedura civile, mira a evitare che sulla stessa controversia si formino due giudicati potenzialmente contrastanti. Ma cosa succede se la stessa causa viene riproposta quando la prima è già in un grado di giudizio avanzato, come l’appello o addirittura la Cassazione? La Suprema Corte fornisce un chiarimento definitivo, ribadendo un orientamento consolidato.

I Fatti del Caso: Una Pretesa di Credito Duplicata

Una società erogatrice di servizi ambientali, successivamente dichiarata fallita, vantava un cospicuo credito nei confronti di un Comune per il servizio di raccolta rifiuti svolto in un arco temporale di diversi anni. La Curatela Fallimentare, agendo nell’interesse dei creditori, aveva già avviato un’azione legale per ottenere il riconoscimento e il pagamento di tale credito.

Questo primo giudizio aveva seguito il suo corso, attraversando il primo grado e l’appello, fino ad approdare dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, nelle more di tale procedimento, la stessa Curatela decideva di avviare un secondo e nuovo giudizio dinanzi a un diverso Tribunale, chiedendo l’accertamento del medesimo credito nei confronti del medesimo Comune. Il Comune, costituitosi nel nuovo giudizio, eccepiva immediatamente la litispendenza.

L’Eccezione di Litispendenza e la Decisione di Merito

Il Tribunale adito per secondo accoglieva l’eccezione del Comune e, con sentenza, dichiarava la litispendenza del nuovo procedimento rispetto a quello già pendente in Cassazione, ordinando la cancellazione della causa dal ruolo. La Curatela, ritenendo illegittima tale decisione, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che non sussistessero i presupposti per la litispendenza, in particolare per la diversità dei gradi in cui pendevano le due cause.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che, per aversi litispendenza, è sufficiente la triplice identità degli elementi costitutivi dell’azione: le parti (soggetti), il petitum (l’oggetto della domanda) e la causa petendi (il titolo su cui si fonda la domanda).

Nel caso specifico, l’analisi comparata degli atti introduttivi dei due giudizi ha rivelato un’assoluta identità: in entrambi i procedimenti, la Curatela chiedeva l’accertamento e la condanna al pagamento delle somme dovute per lo stesso servizio di raccolta rifiuti, basando la pretesa sugli stessi fatti e contratti.

Il punto centrale, sottolineato dalla Corte richiamando un fondamentale principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 27846/2013), è che la litispendenza deve essere dichiarata indipendentemente dal grado o dalla fase in cui si trova il primo giudizio. Anche se la prima causa è già stata decisa in primo e secondo grado e pende solo davanti al giudice dell’impugnazione (Corte d’Appello o Cassazione), il giudice successivamente adito per la medesima controversia è tenuto a dichiarare la litispendenza e a chiudere il secondo processo. Non è possibile, infatti, né sospendere il nuovo giudizio né attendere l’esito del primo, poiché ciò contrasterebbe con la finalità stessa dell’istituto, che è quella di prevenire la duplicazione di attività giurisdizionale e il rischio di decisioni contraddittorie.

Conclusioni

La decisione riafferma con forza il principio del ne bis in idem nel processo civile. È vietato e processualmente scorretto avviare una nuova causa quando una controversia identica è già sub iudice. La pendenza in un grado di giudizio diverso non è un elemento idoneo a escludere la litispendenza. Questa regola garantisce la certezza del diritto e l’economia processuale, impedendo alle parti di moltiplicare i giudizi sulla stessa questione. L’unica via per la parte che ha iniziato il secondo giudizio è attendere la definizione del primo e, in caso di esito sfavorevole, utilizzare gli strumenti di impugnazione previsti dalla legge all’interno di quel singolo procedimento.

Quando si verifica la litispendenza?
La litispendenza si verifica quando due cause sono identiche in tutti i loro elementi fondamentali: le parti coinvolte (stessi soggetti), il petitum (ciò che si chiede al giudice) e la causa petendi (le ragioni di fatto e di diritto della richiesta).

È possibile dichiarare la litispendenza se la prima causa è già in appello o in Cassazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la litispendenza deve essere dichiarata anche se la controversia precedentemente iniziata è già stata decisa in primo grado e pende davanti al giudice dell’impugnazione. Il grado di giudizio è irrilevante.

Cosa succede se un giudice dichiara la litispendenza?
Il giudice adito per secondo, una volta accertata la litispendenza, deve dichiararla con sentenza e ordinare la cancellazione della causa dal ruolo. Il secondo procedimento, quindi, si estingue e non può proseguire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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