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Litisconsorzio necessario: escluso per il pagamento TFS

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32485/2024, ha stabilito che non sussiste litisconsorzio necessario con il datore di lavoro pubblico nella causa intentata dal lavoratore contro l’ente previdenziale per ottenere il pagamento del Trattamento di Fine Servizio (TFS). La Suprema Corte ha chiarito che il rapporto per l’erogazione della prestazione previdenziale è distinto da quello di lavoro, e l’obbligo di pagamento del TFS grava esclusivamente sull’ente. Di conseguenza, la mancata citazione in giudizio del datore di lavoro non rende nullo il procedimento.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litisconsorzio Necessario Escluso: il Datore di Lavoro non è Parte Obbligatoria nella Causa per il TFS

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un’importante questione procedurale che riguarda i lavoratori pubblici e il loro Trattamento di Fine Servizio (TFS). La Corte ha stabilito che nella causa promossa da un lavoratore contro l’ente previdenziale per ottenere il pagamento del TFS, non è obbligatoria la partecipazione del datore di lavoro. Questa decisione esclude il cosiddetto litisconsorzio necessario e semplifica notevolmente l’iter giudiziario per il recupero della liquidazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta di un lavoratore pubblico nei confronti dell’ente previdenziale per il pagamento del suo TFS. L’ente si era opposto alla richiesta. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al lavoratore, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, dichiarando la nullità del giudizio. Secondo la corte territoriale, il procedimento era viziato perché non era stato coinvolto il Ministero, datore di lavoro formale. La Corte d’Appello riteneva, infatti, che si fosse in presenza di un litisconsorzio necessario, ovvero una situazione in cui la presenza di tutte le parti interessate è indispensabile per la validità della sentenza.

Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’obbligo di pagare il TFS fosse esclusivamente a carico dell’ente previdenziale e che, pertanto, la presenza in giudizio del Ministero non fosse necessaria.

Litisconsorzio Necessario e TFS: la Posizione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e fornendo una motivazione chiara e precisa sull’insussistenza del litisconsorzio necessario in questa specifica fattispecie.

Il punto centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra i vari rapporti giuridici coinvolti:
1. Il rapporto di lavoro tra il dipendente e l’amministrazione pubblica.
2. Il rapporto previdenziale tra il lavoratore e l’ente di previdenza.
3. Il rapporto contributivo tra il datore di lavoro e l’ente di previdenza.

Secondo la Cassazione, si tratta di tre rapporti bilaterali distinti e non di un unico rapporto trilaterale. La domanda del lavoratore per ottenere il TFS riguarda esclusivamente il secondo rapporto, quello previdenziale, il cui unico soggetto passivo (cioè obbligato al pagamento) è l’ente previdenziale stesso.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che, nelle controversie relative all’erogazione di prestazioni assicurative come il TFS, non vi è un rapporto inscindibile che richieda la presenza di tutti e tre i soggetti. L’eventuale accertamento dell’esistenza e delle caratteristiche del rapporto di lavoro viene svolto dal giudice in via meramente incidentale, al solo fine di decidere sulla domanda di prestazione, senza che tale accertamento acquisti valore di giudicato nei confronti del datore di lavoro rimasto estraneo al processo.

La Suprema Corte ha inoltre distinto il caso in esame da quello, differente, relativo all’omesso versamento dei contributi. In quest’ultima ipotesi, infatti, l’obbligo di versamento è un facere del datore di lavoro in favore dell’ente previdenziale, il che crea una situazione sostanziale unitaria che giustifica la necessità del litisconsorzio necessario. Nel caso del pagamento del TFS, invece, una volta che i contributi sono stati regolarmente versati, l’obbligazione ricade unicamente sull’ente gestore.

Infine, la Corte ha ribadito la piena applicabilità dell’art. 2126 c.c., che tutela il lavoratore il cui rapporto di lavoro sia nullo. Tale norma garantisce il diritto alla retribuzione e alla contribuzione previdenziale per tutto il periodo in cui la prestazione è stata di fatto eseguita, consolidando così anche il diritto al TFS.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione rappresenta un importante principio di semplificazione processuale. Stabilisce che un lavoratore pubblico può agire direttamente e unicamente contro l’ente previdenziale per ottenere il pagamento del TFS, senza dover necessariamente citare in giudizio anche la propria amministrazione di appartenenza. Questo non solo snellisce il contenzioso, ma chiarisce che la responsabilità dell’erogazione della prestazione, in presenza di una regolare posizione contributiva, è esclusiva dell’ente previdenziale, rafforzando la tutela dei diritti dei lavoratori alla fine della loro carriera.

Quando un lavoratore pubblico chiede il pagamento del TFS all’ente previdenziale, è obbligatorio citare in giudizio anche l’amministrazione datrice di lavoro?
No, la Corte di Cassazione ha escluso la sussistenza di un litisconsorzio necessario. Il rapporto tra lavoratore ed ente previdenziale per l’erogazione della prestazione è distinto dal rapporto di lavoro e l’obbligo di pagamento grava unicamente sull’ente.

Perché in questo caso non si applica il litisconsorzio necessario, a differenza di altri casi previdenziali?
Perché la controversia riguarda solo l’erogazione di una prestazione (il TFS) e non l’omesso versamento dei contributi. L’obbligo di pagare i contributi è del datore di lavoro e crea un legame inscindibile, mentre l’obbligo di pagare il TFS, a contributi versati, è solo dell’ente previdenziale.

Il fatto che un rapporto di lavoro sia sorto senza un titolo valido impedisce al lavoratore di ottenere il TFS?
No. Secondo la sentenza, in base all’art. 2126 del codice civile, il lavoro effettivamente prestato, anche se in assenza di un contratto valido, garantisce al lavoratore il diritto alla retribuzione, alla contribuzione e, di conseguenza, al pagamento del TFS.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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