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Litisconsorzio necessario: agenzie escluse dal giudizio

Un lavoratore, impiegato presso un’azienda sanitaria tramite agenzie di somministrazione, ha contestato la legittimità dei contratti a termine. La Corte d’Appello gli ha riconosciuto un risarcimento. L’azienda ha fatto ricorso in Cassazione lamentando la mancata partecipazione delle agenzie al giudizio d’appello (litisconsorzio necessario). La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che, essendosi formato un giudicato interno sull’assenza di domande contro le agenzie, la loro presenza non era più necessaria.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litisconsorzio Necessario nel Lavoro Somministrato: La Cassazione Chiarisce i Limiti

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato una complessa questione di diritto processuale civile applicata al diritto del lavoro, specificamente riguardo al litisconsorzio necessario. Il caso riguarda un lavoratore impiegato per anni presso un’azienda sanitaria pubblica tramite contratti di somministrazione stipulati con due diverse agenzie per il lavoro. La pronuncia chiarisce quando le agenzie di somministrazione, pur essendo state parti nel giudizio di primo grado, possano essere legittimamente escluse dalla fase di appello.

I Fatti del Caso: Dalla Somministrazione alla Richiesta di Danni

Un lavoratore ha prestato servizio come ausiliario specializzato presso un’azienda sanitaria pubblica per oltre tre anni, in virtù di plurimi contratti di somministrazione gestiti da due agenzie. Ritenendo illegittimi tali contratti, il lavoratore ha citato in giudizio sia l’azienda sanitaria utilizzatrice sia le due agenzie, chiedendo l’accertamento di un rapporto di lavoro subordinato diretto con l’azienda sanitaria e il conseguente risarcimento dei danni.

Il Tribunale di primo grado ha rigettato la domanda. Successivamente, la Corte d’Appello ha riformato la decisione, escludendo la possibilità di conversione del rapporto (trattandosi di Pubblica Amministrazione) ma condannando l’azienda sanitaria a un risarcimento pari a sei mensilità, poiché non erano state provate le ragioni temporanee che giustificavano il ricorso alla somministrazione. L’appello nei confronti delle agenzie, invece, è stato dichiarato improcedibile e inammissibile.

Il Cuore della Controversia: Il Litisconsorzio Necessario e il Ruolo delle Agenzie

L’azienda sanitaria ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso principalmente sulla violazione del principio del litisconsorzio necessario (art. 331 c.p.c.). Secondo l’azienda, poiché le agenzie di somministrazione erano state parti in causa nel primo grado di giudizio, avrebbero dovuto obbligatoriamente partecipare anche al processo d’appello. La loro assenza, a dire della ricorrente, avrebbe reso nulla la sentenza impugnata.

L’Appello dell’Azienda Sanitaria e il principio del litisconsorzio necessario

L’azienda sosteneva che, avendo il lavoratore originariamente formulato domande anche contro le agenzie, queste fossero litisconsorti processuali e sostanziali. Pertanto, la mancata notifica dell’appello nei loro confronti avrebbe dovuto portare alla nullità della sentenza di secondo grado. L’interesse dell’azienda era quello di evitare giudicati contrastanti e di poter eventualmente rivalersi sulle agenzie stesse.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda sanitaria, fornendo una chiara e dettagliata motivazione. I giudici hanno innanzitutto ribadito un principio consolidato: non esiste un litisconsorzio necessario sostanziale tra l’utilizzatore e l’agenzia di somministrazione. Il lavoratore che contesta l’illegittimità del contratto può scegliere di agire legalmente anche solo nei confronti dell’utilizzatore.

Il punto cruciale della decisione, tuttavia, risiede nell’analisi del litisconsorzio necessario processuale. Questo tipo di litisconsorzio si verifica quando più parti hanno partecipato al primo grado e la loro presenza è indispensabile anche in appello per garantire una decisione uniforme e prevenire la formazione di giudicati contrastanti.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato un elemento decisivo: la sentenza di primo grado aveva già stabilito che il lavoratore, di fatto, non aveva formulato conclusioni né avanzato domande specifiche nei confronti delle agenzie di somministrazione. Questa parte della sentenza di primo grado non era stata impugnata da nessuno, né dal lavoratore né dall’azienda sanitaria. Di conseguenza, su questo punto si era formato un giudicato interno.

Poiché era stato accertato in modo definitivo che nessuna domanda era pendente contro le agenzie, la loro partecipazione al giudizio d’appello non era più necessaria. L’azienda sanitaria, quindi, non aveva un interesse concreto e giuridicamente tutelato a pretendere la loro presenza, in quanto non avrebbe potuto ottenere alcuna pronuncia a sé favorevole nei loro confronti. La censura dell’azienda è stata ritenuta inammissibile perché basata su un presupposto (l’esistenza di domande contro le agenzie) già smentito da una statuizione divenuta irretrattabile.

Le Conclusioni

La decisione della Suprema Corte conferma che l’obbligo di integrare il contraddittorio in appello (litisconsorzio necessario processuale) non è automatico, ma dipende dalla concreta configurazione del rapporto processuale e dalle statuizioni passate in giudicato. Se una parte viene estromessa dal giudizio in primo grado con una decisione non impugnata, la sua presenza nelle fasi successive non è più richiesta. Questa pronuncia sottolinea l’importanza strategica di impugnare specificamente tutti i capi della sentenza sfavorevoli, poiché ciò che non viene contestato si cristallizza, diventando un punto fermo e non più discutibile all’interno dello stesso processo.

Esiste un litisconsorzio necessario tra azienda utilizzatrice e agenzia di somministrazione in una causa promossa dal lavoratore?
No, la Suprema Corte ribadisce che non esiste un litisconsorzio necessario di tipo sostanziale. Il lavoratore può agire legalmente anche solo nei confronti dell’utilizzatore per far valere l’illegittimità dei contratti di somministrazione.

Perché l’appello dell’azienda sanitaria è stato respinto nonostante le agenzie non fossero parte del giudizio di secondo grado?
L’appello è stato respinto perché il Tribunale di primo grado aveva già accertato l’assenza di domande specifiche del lavoratore contro le agenzie. Questa parte della sentenza non è stata impugnata da nessuno ed è diventata definitiva (giudicato interno), rendendo irrilevante la presenza delle agenzie nel giudizio d’appello.

Cosa significa “giudicato interno” in questo contesto?
Significa che una specifica statuizione della sentenza di primo grado (in questo caso, l’assenza di domande contro le agenzie), non essendo stata oggetto di appello, è diventata incontestabile tra le parti all’interno dello stesso processo, precludendo ogni ulteriore discussione sul punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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