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Lite temeraria: no risarcimento se spese compensate

Una società ottiene un decreto ingiuntivo per due fatture, una pagata dopo l’emissione e l’altra non ancora esigibile. In primo grado, il creditore viene condannato per lite temeraria. La Cassazione, confermando la decisione d’appello, stabilisce un principio fondamentale: se il giudice compensa le spese legali per soccombenza reciproca, non può esserci condanna per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c., poiché la compensazione stessa è un indice dell’assenza di temerarietà.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lite Temeraria: la Cassazione esclude il risarcimento se le spese sono compensate

L’istituto della lite temeraria, disciplinato dall’articolo 96 del codice di procedura civile, rappresenta un fondamentale presidio contro l’abuso del processo. Tuttavia, la sua applicazione richiede presupposti rigorosi, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. La decisione in esame stabilisce un principio di incompatibilità tra la condanna per responsabilità processuale aggravata e la compensazione delle spese di giudizio, offrendo importanti spunti di riflessione per operatori e cittadini.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da una società (che chiameremo Beta S.r.l.) nei confronti di un’altra società in fallimento (Alfa S.p.A.). L’ingiunzione si basava su due fatture: la prima, di importo considerevole, era stata saldata da Alfa S.p.A. dopo l’emissione del decreto ma prima che le venisse notificato; la seconda riguardava il saldo di alcuni lavori, il cui pagamento era subordinato alla consegna di certificati di collaudo, avvenuta anch’essa dopo l’emissione del decreto ma prima della notifica.

Il Tribunale, in sede di opposizione, revocava il decreto ingiuntivo. Riconosceva che il credito della prima fattura era stato estinto e quello della seconda non era esigibile al momento dell’emissione del provvedimento. Nonostante ciò, il giudice compensava le spese legali per “reciproca soccombenza parziale” ma, d’ufficio, condannava Beta S.r.l. al pagamento di 2.000 euro per lite temeraria, avendo agito per somme già pagate o non esigibili.

La Corte d’Appello, riformando la decisione, annullava la condanna ex art. 96 c.p.c., ritenendola incompatibile con la disposta compensazione delle spese.

L’analisi della Corte sulla lite temeraria e la compensazione delle spese

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di Alfa S.p.A., confermando la sentenza d’appello e consolidando un importante orientamento giurisprudenziale. Il cuore della decisione ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 96 c.p.c. e al suo rapporto con la regolamentazione delle spese processuali.

La Suprema Corte ha sottolineato che la condanna per lite temeraria presuppone la “totale soccombenza” della parte che ha agito o resistito in giudizio con malafede o colpa grave. La norma, infatti, prevede che il giudice condanni la parte soccombente “oltre che alle spese, al risarcimento dei danni”. Questa formulazione indica che la condanna per responsabilità aggravata è una sanzione aggiuntiva rispetto alla condanna al pagamento delle spese legali.

Di conseguenza, se un giudice ritiene che vi sia una soccombenza reciproca e, per tale motivo, compensa in tutto o in parte le spese di lite tra le parti (ai sensi dell’art. 92 c.p.c.), viene a mancare il presupposto fondamentale per l’applicazione dell’art. 96 c.p.c.: la totale soccombenza.

Incompatibilità logica e giuridica

La Cassazione evidenzia che la compensazione delle spese costituisce un “sicuro indice di non temerarietà della lite”. La scelta del giudice di compensare le spese si basa sul riconoscimento che entrambe le parti avevano, almeno in parte, valide ragioni da sostenere. Questa valutazione è logicamente incompatibile con l’accertamento di malafede o colpa grave, che invece caratterizza la lite temeraria.

Nel caso specifico, il Tribunale era caduto in contraddizione: da un lato aveva riconosciuto una soccombenza reciproca, tanto da compensare le spese, ma dall’altro aveva ravvisato una condotta temeraria. La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, ha correttamente sanato questo errore, eliminando la condanna per responsabilità aggravata.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di un principio consolidato nella sua stessa giurisprudenza. Si afferma che non può farsi luogo all’applicazione dell’art. 96, comma 1, c.p.c. quando non sussista il requisito della totale soccombenza, come nel caso di soccombenza reciproca. La compensazione delle spese, anche per altre gravi ed eccezionali ragioni, costituisce un fatto incompatibile con la malafede o la colpa grave richiesta per la condanna per lite temeraria. Il giudice di primo grado aveva errato nell’affermare, contemporaneamente, la soccombenza reciproca e la temerarietà della lite. La Corte d’Appello ha quindi correttamente interpretato la norma, escludendo la condanna per responsabilità aggravata, poiché la sua decisione di compensare le spese, anche se solo parzialmente, escludeva in radice la possibilità di ravvisare una condotta processuale temeraria.

Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce con chiarezza un principio cardine del nostro ordinamento processuale: non c’è spazio per una condanna per lite temeraria laddove il giudice abbia ravvisato una soccombenza reciproca e abbia, di conseguenza, compensato le spese di lite. La decisione di compensare le spese implica una valutazione di merito che riconosce una parziale fondatezza delle ragioni di tutte le parti in causa, una situazione che mal si concilia con l’accusa di aver agito in giudizio con malafede o colpa grave. Questa pronuncia offre quindi un’importante garanzia contro applicazioni improprie della responsabilità processuale aggravata, circoscrivendola ai soli casi di palese e totale infondatezza delle pretese avanzate in giudizio.

È possibile ottenere un risarcimento per lite temeraria se il giudice ha compensato le spese legali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la condanna per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c. presuppone la totale soccombenza di una parte. Se il giudice compensa le spese, anche solo parzialmente, riconosce una soccombenza reciproca, il che è incompatibile con l’accertamento di malafede o colpa grave richiesto per la lite temeraria.

Cosa significa “soccombenza reciproca parziale” e che impatto ha sulle spese di giudizio?
Significa che entrambe le parti in causa hanno visto accolte solo una parte delle loro richieste e respinte le altre. L’impatto principale è che il giudice, invece di condannare una sola parte a pagare tutte le spese legali, può decidere di “compensarle”, ovvero stabilire che ogni parte si faccia carico delle proprie spese o ripartirle in una certa proporzione.

Agire per un credito pagato dopo l’emissione del decreto ingiuntivo ma prima della sua notifica costituisce automaticamente lite temeraria?
No, non automaticamente. La Corte ha ritenuto che non vi fosse malafede da parte del creditore, poiché al momento della richiesta del decreto e della sua consegna all’ufficiale giudiziario per la notifica, il pagamento non era ancora avvenuto. La valutazione della buona o mala fede deve quindi tener conto del momento in cui il creditore ha avviato l’azione legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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