LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Lite temeraria datore di lavoro: condanna per difesa

Un ente pubblico ha presentato ricorso in Cassazione dopo essere stato condannato a risarcire una dipendente per demansionamento e per lite temeraria. L’ente aveva tentato di far passare un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per uno stagionale, utilizzando documentazione parziale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna per lite temeraria del datore di lavoro e chiarendo che l’uso di prove parziali per sostenere una tesi palesemente falsa costituisce colpa grave, giustificando le sanzioni previste dall’art. 96 c.p.c.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lite temeraria del datore di lavoro: quando la difesa diventa un boomerang

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione accende i riflettori su un tema cruciale nei contenziosi di lavoro: la lite temeraria del datore di lavoro. Sostenere in giudizio una tesi palesemente infondata, basandosi su documentazione parziale, non solo porta alla sconfitta nel merito, ma può comportare una condanna per responsabilità aggravata ai sensi dell’art. 96 del codice di procedura civile. Questo caso offre un chiaro esempio di come la condotta processuale di un’azienda possa essere sanzionata quando si traduce in un abuso del diritto di difesa.

I Fatti del Caso: dal Demansionamento alla Condanna

Una lavoratrice dipendente di un ente pubblico avviava una causa per demansionamento, lamentando di essere stata impiegata in mansioni non conformi alle sue capacità e al suo inquadramento. Il Tribunale di primo grado accoglieva la sua domanda, riconoscendo il suo diritto a un risarcimento pari al 30% della retribuzione globale per il periodo tra il 2007 e il 2016, ma senza quantificare l’importo.

La lavoratrice si rivolgeva nuovamente al Tribunale per ottenere la liquidazione della somma, quantificandola in oltre 61.000 euro. L’ente pubblico si opponeva, sostenendo che il rapporto fosse stato solo stagionale per alcuni anni e proponeva una cifra molto inferiore (circa 7.000 euro). Il Tribunale, in questa seconda fase, accoglieva la tesi dell’ente.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione, accertando che il rapporto di lavoro era a tempo indeterminato per tutto il periodo e che i servizi estivi di antincendio erano solo un’attività aggiuntiva. Di conseguenza, condannava l’ente a pagare l’intera somma richiesta dalla lavoratrice e lo sanzionava anche per lite temeraria, ravvisando una colpa grave nella sua condotta difensiva.

La Lite Temeraria del Datore di Lavoro secondo la Cassazione

L’ente pubblico proponeva ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:

1. Errore nella valutazione dei fatti: Sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente ignorato le sue eccezioni sul calcolo del danno, che includeva emolumenti non retributivi, e non avesse disposto una consulenza tecnica (CTU contabile).
2. Ingiusta condanna per lite temeraria: Affermava di non aver agito con colpa grave, avendo basato la propria difesa su un documento ufficiale che attestava lo svolgimento di attività stagionale.

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi inammissibili, confermando in toto la decisione d’appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha chiarito punti fondamentali. Per quanto riguarda il primo motivo, ha ribadito che l’omesso esame di eccezioni o di richieste istruttorie non rientra nel vizio di ‘omesso esame di un fatto decisivo’ previsto dall’art. 360, n. 5, c.p.c. Tale vizio riguarda solo un fatto storico preciso la cui esistenza sia stata ignorata dal giudice, non la valutazione delle prove o delle argomentazioni difensive.

Sul secondo e più importante punto, quello relativo alla lite temeraria del datore di lavoro, la Cassazione ha smontato la difesa dell’ente. La colpa grave non è stata ravvisata nella semplice produzione di un documento, ma nell’aver utilizzato tale documentazione, peraltro parziale, per sostenere una falsa ricostruzione del rapporto di lavoro. L’ente, in qualità di datore di lavoro, non poteva ignorare la vera natura del rapporto (a tempo indeterminato sin dal 2003), che risultava chiaramente da altri documenti come le buste paga e i certificati di servizio. L’attività estiva era solo un’aggiunta e non modificava la natura stabile del rapporto principale. Aver tentato di far credere il contrario è stato ritenuto un comportamento processuale connotato da colpa grave.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione è di grande importanza pratica. La Cassazione conferma che la difesa in giudizio non può basarsi su ricostruzioni artificiose e parziali della realtà, specialmente da parte del datore di lavoro, che è in possesso di tutta la documentazione pertinente. Agire o resistere in giudizio non è solo un diritto, ma comporta anche una responsabilità. Quando la difesa si fonda su argomentazioni palesemente smentite dai fatti e dalla documentazione completa, si configura una lite temeraria. La conseguenza non è solo il pagamento delle spese legali, ma anche un’ulteriore condanna al risarcimento del danno, come previsto dall’art. 96 c.p.c., a cui si possono aggiungere sanzioni pecuniarie a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito per i datori di lavoro: una difesa strumentale e non veritiera può costare molto cara.

Quando la difesa di un datore di lavoro può essere considerata una lite temeraria?
Quando si basa su una ricostruzione dei fatti palesemente falsa o su documentazione parziale, utilizzata per sostenere una tesi che il datore di lavoro sa essere infondata. La Cassazione ha chiarito che non basta allegare un documento, ma conta l’uso strumentale che se ne fa per ingannare il giudice sulla reale natura del rapporto.

L’omesso esame di documenti o eccezioni da parte di un giudice può essere contestato in Cassazione come ‘fatto decisivo’?
No. La Suprema Corte ha ribadito che il vizio di ‘omesso esame di un fatto storico decisivo’ (art. 360, n. 5, c.p.c.) riguarda un accadimento storico o una circostanza precisa, non la mancata valutazione di prove, documenti o argomentazioni difensive delle parti.

Cosa succede se un datore di lavoro viene condannato per lite temeraria?
Oltre a dover pagare le spese legali della controparte, può essere condannato a versare un’ulteriore somma a titolo di risarcimento del danno per responsabilità processuale aggravata (art. 96 c.p.c.) e, come in questo caso, anche una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati