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Liquidazione spese processuali: l’errore del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che aveva erroneamente liquidato le spese processuali. Il caso riguardava una complessa vicenda legale nata da un contratto d’appalto e una clausola arbitrale. La Corte ha stabilito che il giudice del rinvio, nel decidere sulla liquidazione spese processuali, deve considerare l’esito complessivo dell’intera causa e non può liquidare le spese per ogni singola fase in modo identico e slegato dal valore della controversia. Inoltre, ha chiarito che un’errata supposizione sull’esistenza di un giudicato costituisce un errore di diritto.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Spese Processuali: Come si Calcolano? La Cassazione Fa Chiarezza

La corretta liquidazione spese processuali è un aspetto cruciale al termine di ogni contenzioso. Non si tratta solo di una questione economica, ma di un principio di giustizia: chi vince ha diritto al rimborso dei costi sostenuti. Con la recente ordinanza n. 6151/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per correggere gli errori di un giudice di merito, ribadendo principi fondamentali che governano questa materia, specialmente nei casi complessi che attraversano più gradi di giudizio.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia legata a un contratto d’appalto tra un privato e una società di costruzioni. A seguito di un disaccordo, la società avviava una procedura arbitrale basandosi su una clausola contrattuale. Il privato, ritenendo la clausola meramente facoltativa, si opponeva.

Nonostante ciò, gli arbitri emettevano due lodi a suo sfavore. Il privato impugnava quindi i lodi davanti alla Corte di Appello, che gli dava ragione: la clausola era facoltativa e, in assenza di un suo esplicito consenso, gli arbitri erano incompetenti. La Corte di Appello, però, pur annullando i lodi, decideva di compensare integralmente le spese di giudizio tra le parti, citando una presunta novità della questione.

Insoddisfatto, il privato si rivolgeva alla Corte di Cassazione, lamentando proprio l’ingiusta compensazione delle spese. La Suprema Corte accoglieva il ricorso, stabilendo che non vi erano i presupposti per la compensazione e rinviava la causa alla Corte di Appello per una nuova decisione proprio sul punto delle spese.

Ed è qui che si verifica l’errore al centro dell’odierna pronuncia. Il giudice del rinvio, nel liquidare le spese, commetteva un duplice errore:
1. Escludeva dal calcolo le spese della procedura arbitrale, ritenendo (erroneamente) che la precedente sentenza di appello su quel punto fosse passata in giudicato.
2. Liquidava un importo identico e inferiore ai minimi tariffari per le tre fasi successive del giudizio (impugnazione lodi, cassazione, giudizio di rinvio), senza considerare l’esito globale e il valore effettivo della causa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Cassazione ha accolto nuovamente il ricorso del privato, cassando la sentenza del giudice del rinvio e delineando con chiarezza i principi da seguire.

In primo luogo, ha smontato la tesi del ‘giudicato interno’. L’errata presupposizione dell’esistenza di un giudicato non è un errore di fatto, ma un errore di diritto. Il primo ricorso in Cassazione, pur vertendo sulla compensazione, aveva di fatto messo in discussione l’intera regolamentazione delle spese, comprese quelle del giudizio arbitrale che era stato ingiustamente subito dalla parte vittoriosa.

In secondo luogo, ha censurato duramente il metodo di calcolo. La Corte ha ribadito che il giudice del rinvio non può ‘spezzettare’ il giudizio e liquidare le spese per ogni fase in modo isolato. Deve, invece, attenersi al principio della soccombenza applicato all’esito globale del processo.

Le Motivazioni della Sentenza e la liquidazione spese processuali

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su due pilastri del nostro ordinamento processuale.

Il primo è il principio della soccombenza globale. Il giudice del rinvio, a cui la causa è stata rimessa anche per la statuizione sulle spese, deve guardare all’intera vicenda processuale. La vittoria o la sconfitta non si misurano per singole tappe, ma sull’esito finale della lite. Pertanto, la liquidazione spese processuali deve essere unitaria e riflettere chi, alla fine dei conti, ha avuto ragione. È errato, come fatto dalla Corte d’Appello, assegnare importi identici a fasi processuali di complessità e natura diversa (un’impugnazione, un ricorso per cassazione, un giudizio di rinvio).

Il secondo pilastro è la corretta interpretazione della portata del giudicato. La Corte chiarisce che l’assunto di un giudicato formatosi sulle spese arbitrali era un errore di diritto. La decisione rescindente della Cassazione aveva rimesso in discussione l’intera partita delle spese, e il giudice del rinvio aveva il dovere di regolarle tutte, comprese quelle della fase arbitrale dichiarata illegittima, a carico della parte che aveva perso la causa nel suo complesso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un importante monito per i giudici di merito, specialmente quelli che operano in sede di rinvio. La liquidazione spese processuali non è un esercizio matematico slegato dal contesto, ma l’applicazione di un principio di giustizia che deve considerare l’intera traiettoria del contenzioso. La parte che ha visto riconosciute le proprie ragioni alla fine di un lungo percorso legale ha diritto a un ristoro completo delle spese sostenute in tutte le fasi, incluse quelle ingiustamente attivate dalla controparte. La decisione rafforza la tutela della parte vittoriosa e garantisce che il regolamento delle spese sia sempre coerente con l’esito finale e complessivo della lite.

Quando il giudice del rinvio liquida le spese, deve considerare ogni fase del giudizio separatamente?
No, deve attenersi al principio della soccombenza applicato all’esito globale del processo. Non deve liquidare le spese con riferimento a ciascuna fase del giudizio, ma in relazione all’esito finale della lite nel suo complesso.

Un’errata supposizione sull’esistenza di un “giudicato” è un errore di fatto o di diritto?
Secondo la Corte di Cassazione, l’errata presupposizione della sussistenza o meno del giudicato non costituisce un errore di fatto, ma un errore di diritto, in quanto il giudicato partecipa della natura dei comandi giuridici.

Le spese della procedura arbitrale, poi annullata per incompetenza, devono essere rimborsate alla parte vittoriosa?
Sì. La Corte ha stabilito che l’impugnazione contro la compensazione delle spese si estendeva a tutte le fasi del giudizio, inclusa quella arbitrale. Pertanto, il giudice del rinvio avrebbe dovuto liquidare anche le spese di quella procedura a carico della parte che, all’esito finale, è risultata soccombente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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