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Liquidazione spese legali: quando si esclude la fase?

Un lavoratore si è visto riconoscere un assegno di invalidità. Il tribunale ha condannato l’ente previdenziale a pagare le spese legali, escludendo però il compenso per la fase istruttoria. Il lavoratore ha proposto appello, ma la Corte d’Appello ha confermato la decisione. La sentenza chiarisce che per la liquidazione spese legali della fase istruttoria è necessario lo svolgimento di attività di raccolta prove effettive, non essendo sufficiente il mero scambio di note scritte o la produzione di documenti in altre fasi.

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Liquidazione Spese Legali: La Fase Istruttoria non è Scontata

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Cagliari offre un importante chiarimento sulla liquidazione spese legali, specificando quando la fase istruttoria può essere esclusa dal compenso dell’avvocato. La decisione sottolinea che non basta un semplice scambio di note scritte per giustificare il riconoscimento di questa fase: sono necessarie attività concrete finalizzate alla raccolta di prove. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un ricorso per il riconoscimento di un assegno ordinario di invalidità. Un lavoratore, dopo aver ottenuto un decreto favorevole a seguito di un accertamento tecnico preventivo, aveva avviato una causa perché l’ente previdenziale non provvedeva al pagamento della prestazione. Durante il giudizio di primo grado, l’ente si costituiva e, successivamente, liquidava sia la prestazione che gli arretrati.

Il Tribunale, preso atto dell’avvenuto pagamento, dichiarava la “cessata materia del contendere”. In base al principio della “soccombenza virtuale”, condannava l’ente previdenziale, in quanto parte che avrebbe perso la causa, al pagamento delle spese legali in favore del lavoratore. Tuttavia, nella quantificazione del compenso, il giudice escludeva la fase istruttoria, ritenendo che “nella sostanza non si fosse svolta”.

L’Appello e la Corretta Liquidazione Spese Legali

Il lavoratore ha impugnato la sentenza, sostenendo che la fase istruttoria si fosse in realtà tenuta attraverso lo scambio di note scritte e la richiesta di rinvio da parte dell’ente, definita “istruttoria” dalla stessa controparte. Secondo l’appellante, queste attività giustificavano il riconoscimento di un compenso maggiore.

La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che la liquidazione spese legali deve basarsi sulle attività effettivamente svolte. Nel caso specifico, il processo si era articolato in due udienze a trattazione scritta, durante le quali l’avvocato del lavoratore si era limitato a commentare le difese avversarie e, infine, a dare atto del pagamento ricevuto. Queste attività, secondo la Corte, non costituiscono una vera e propria fase istruttoria.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di principi consolidati. Innanzitutto, ha specificato che il primo giudice aveva dettagliato con precisione i criteri di calcolo, rendendo trasparente la sua decisione: aveva applicato i valori minimi per le fasi di studio, introduttiva e decisionale, escludendo motivatamente quella istruttoria.

Il punto cruciale della motivazione risiede nella definizione di “fase istruttoria/di trattazione”. Essa non coincide con il mero scambio di memorie o con la produzione di documenti funzionali ad altre fasi (come quella decisionale). La fase istruttoria, per essere compensata, richiede lo svolgimento di attività specifiche previste dal codice di procedura civile, come l’assunzione di prove (testimoni, interrogatori) o la calendarizzazione di udienze a tale scopo. Anche la produzione di un documento, come l’estratto di pagamento, è stata ritenuta superflua e funzionale alla fase decisionale, non a quella istruttoria.

La Corte ha inoltre citato la giurisprudenza della Cassazione (Cass. 10206/2021), la quale afferma che la produzione di documenti in altre fasi processuali non equivale allo svolgimento della fase istruttoria. La qualificazione di un’attività come “istruttoria” da parte di un avvocato non è vincolante per il giudice, che deve valutare la natura effettiva dell’attività svolta.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per avvocati e clienti: la liquidazione spese legali non è un automatismo legato alle fasi processuali nominali, ma una valutazione concreta del lavoro svolto. Per vedersi riconosciuto il compenso per la fase istruttoria, specialmente nei processi che si svolgono con la modalità della trattazione scritta, è necessario che siano state poste in essere attività inequivocabilmente finalizzate alla raccolta di prove. Un semplice dibattito cartolare, per quanto complesso, può essere ricondotto dal giudice alle altre fasi del procedimento (introduttiva, di studio, decisionale), con una conseguente riduzione del compenso finale. Questa decisione serve da monito sulla necessità di documentare e qualificare correttamente l’attività processuale per garantirne il giusto riconoscimento economico.

Il semplice scambio di note scritte tra avvocati costituisce una ‘fase istruttoria’ da compensare?
No, la sentenza chiarisce che il mero scambio di note, specialmente se funzionali ad altre fasi del processo (come quella introduttiva o decisionale), non integra di per sé una vera e propria fase istruttoria, che richiede lo svolgimento di attività specifiche di raccolta prove.

Se la controparte chiede un rinvio definendolo ‘istruttorio’, questo vincola il giudice a riconoscere tale fase nelle spese?
No. La qualificazione che una parte dà a un’attività o a una richiesta non è vincolante per il giudice. La Corte ha stabilito che un rinvio concesso per attendere un pagamento non costituisce un’attività istruttoria, a prescindere da come sia stato definito dalla parte che lo ha richiesto.

In quali casi il giudice può escludere dalla liquidazione il compenso per la fase istruttoria?
Il giudice può escluderlo quando valuta che, in concreto, non sono state svolte attività finalizzate all’istruzione della causa (es. richieste di prove, assunzione di testimoni, esame di perizie). Nel caso esaminato, le udienze si erano svolte tramite trattazione scritta e le attività dei legali erano state ricondotte alle fasi introduttiva e decisionale, non a quella istruttoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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