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Liquidazione spese legali: la decisione del giudice

Un lavoratore ha impugnato la decisione di ridurre le spese legali a suo favore, sostenendo la necessità di una motivazione e il riconoscimento della fase istruttoria. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il giudice ha ampia discrezionalità nella liquidazione spese legali tra i minimi e massimi tariffari, senza obbligo di motivazione specifica. Viene inoltre precisato che la fase istruttoria deve essere provata per essere compensata.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Spese Legali: Il Potere Discrezionale del Giudice tra Minimi e Massimi Tariffari

La liquidazione spese legali rappresenta un momento cruciale alla fine di ogni causa, determinando chi paga e quanto. Spesso, la parte vincitrice si aspetta un rimborso basato sui valori medi delle tariffe forensi. Ma cosa succede se il giudice decide di applicare i minimi? È necessaria una motivazione dettagliata? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questi aspetti, delineando i confini del potere discrezionale del giudice e chiarendo le condizioni per il riconoscimento del compenso per la fase istruttoria.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia di lavoro. Un dipendente aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro il Ministero dell’Istruzione per il pagamento di somme di retribuzione indebitamente recuperate. Il Ministero si era opposto al decreto, ma il Tribunale aveva respinto l’opposizione, condannando l’amministrazione al pagamento di oltre 8.000 euro per spese legali.

Successivamente, il Ministero ha impugnato la sentenza davanti alla Corte d’Appello, la quale, pur confermando la decisione nel merito, ha accolto l’appello limitatamente all’importo delle spese. La Corte territoriale ha ridotto significativamente i compensi a circa 3.500 euro, motivando la decisione con la natura della causa: una questione di mero diritto che non aveva richiesto alcuna attività istruttoria, nemmeno documentale. Per questo, ha applicato i parametri minimi ed escluso il compenso per la fase istruttoria.

Il lavoratore, ritenendo ingiusta tale riduzione, ha proposto ricorso per cassazione.

La questione della Liquidazione Spese Legali e i Parametri Forensi

Il cuore del ricorso si concentrava su due punti principali:

1. Mancato riconoscimento della fase istruttoria: Il ricorrente sosteneva che questa fase non richiede necessariamente l’assunzione di prove formali, ma può consistere anche nel semplice scambio di memorie e documenti.
2. Scostamento dai parametri medi: Secondo il lavoratore, il giudice non avrebbe potuto discostarsi dai valori medi previsti dal D.M. 55/2014 senza una motivazione adeguata.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a pronunciarsi sui limiti del potere del giudice nella quantificazione delle spese processuali.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti fondamentali sulla liquidazione spese legali.

In primo luogo, riguardo alla fase istruttoria, la Corte ha confermato che, in astratto, il compenso è dovuto anche se l’attività si è limitata allo scambio di memorie. Tuttavia, ha sottolineato che è onere della parte interessata allegare e dimostrare che tale attività si sia effettivamente svolta. Nel caso specifico, il ricorrente non aveva fornito alcuna prova in tal senso. Inoltre, i giudici hanno precisato che la produzione di documenti per ottenere il decreto ingiuntivo iniziale appartiene a quel procedimento e non può essere conteggiata come attività istruttoria nel successivo giudizio di opposizione.

In secondo luogo, e con ancora maggiore impatto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice ha il potere discrezionale di quantificare il compenso professionale all’interno della forbice tra il minimo e il massimo stabiliti dalle tariffe (D.M. 55/2014). Non è richiesta una specifica motivazione per la scelta di un valore all’interno di questo intervallo, anche se si tratta dei minimi. L’obbligo di una motivazione puntuale sorge solo nel caso in cui il giudice decida di liquidare un importo inferiore ai minimi tariffari, cosa che non era avvenuta nel caso in esame.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rafforza il principio della discrezionalità del giudice nella liquidazione spese legali. La decisione di applicare i minimi tariffari, sebbene possa apparire penalizzante per la parte vittoriosa, rientra pienamente nei poteri del magistrato e non è sindacabile in Cassazione se non adeguatamente motivata solo in caso di superamento verso il basso dei limiti tabellari. Questa pronuncia serve da monito: per ottenere il riconoscimento del compenso per la fase istruttoria, non basta affermare che si è svolta, ma è necessario provarlo concretamente. Per gli avvocati e le parti, ciò significa documentare meticolosamente ogni attività processuale per non vedersi negato il giusto compenso.

Il giudice deve sempre motivare perché si discosta dai parametri medi nella liquidazione delle spese legali?
No. Secondo la Cassazione, il giudice non è obbligato a fornire una motivazione specifica se liquida il compenso all’interno del range tra il minimo e il massimo previsto dalle tariffe. La motivazione è richiesta solo se scende al di sotto dei minimi.

Per ottenere il compenso per la “fase istruttoria” è necessario che si siano svolte prove formali?
No, non è necessaria l’assunzione di prove formali come l’escussione di testimoni. Tuttavia, la parte che richiede il compenso deve allegare e dimostrare che un’attività riconducibile a tale fase (come lo scambio di memorie scritte) si sia effettivamente svolta.

La produzione di documenti per ottenere un decreto ingiuntivo rientra nella fase istruttoria del successivo giudizio di opposizione?
No. Le spese del procedimento per decreto ingiuntivo sono liquidate separatamente nello stesso decreto. La produzione documentale in quella sede non costituisce svolgimento della fase istruttoria del successivo giudizio di opposizione, ai fini della liquidazione delle relative spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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