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Liquidazione spese legali: il compenso istruttorio

Una società impugna la liquidazione delle spese legali in un giudizio di opposizione a sanzione amministrativa. La Corte di Cassazione, pur rigettando altri motivi, accoglie la censura sulla quantificazione dei compensi, stabilendo che il compenso per la fase istruttoria non può mai essere escluso dal giudice, anche in cause di modesta complessità. La Corte cassa la sentenza e, decidendo nel merito, ridetermina l’importo corretto, includendo la voce ingiustamente negata.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Spese Legali: Il Compenso per la Fase Istruttoria è Sempre Dovuto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di liquidazione spese legali: il compenso per la fase di trattazione e istruttoria è sempre dovuto e non può essere negato dal giudice. Questa decisione chiarisce i limiti del potere discrezionale del magistrato nella quantificazione degli onorari, anche nelle cause considerate di semplice risoluzione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dall’opposizione di una società a una sanzione amministrativa emessa da un Comune. Il Giudice di Pace accoglieva l’opposizione, annullando la sanzione, ma cadeva in una palese contraddizione riguardo alle spese legali: in motivazione ne disponeva la compensazione, mentre nel dispositivo condannava il Comune al pagamento di 150 euro in favore della società.

La società appellava la sentenza davanti al Tribunale, lamentando sia il contrasto tra motivazione e dispositivo, sia l’esiguità del quantum liquidato. Il Tribunale, pur riconoscendo la necessità di correggere l’importo delle spese, riducendolo a 132,50 euro, riteneva la contraddizione un mero errore materiale emendabile. Inoltre, dichiarava inammissibili le altre censure della società.

Insoddisfatta, la società proponeva ricorso per Cassazione, contestando vari aspetti della decisione d’appello, ma concentrandosi in particolare sull’errata liquidazione delle spese del primo grado.

La Questione sulla Liquidazione Spese Legali

Il cuore della controversia portata dinanzi alla Suprema Corte riguardava il metodo di calcolo adottato dal Tribunale per determinare le spese legali del giudizio di primo grado. Il giudice d’appello aveva:

1. Escluso totalmente il compenso per la fase istruttoria, ritenendo che di fatto non si fosse tenuta.
2. Ridotto del 50% i compensi previsti per le fasi di studio, introduttiva e decisoria, a causa della semplicità della causa e del suo valore esiguo.

La società ricorrente contestava entrambe le decisioni, sostenendo che l’esclusione del compenso per la fase istruttoria fosse illegittima e che il dimezzamento degli altri compensi fosse ingiustificato.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il motivo di ricorso. I giudici hanno chiarito due punti cruciali sulla liquidazione spese legali.

In primo luogo, hanno affermato con fermezza che, secondo la giurisprudenza consolidata, il compenso per la fase di trattazione/istruzione è ineludibile. Questo significa che tale voce non può essere azzerata dal giudice, a prescindere dal fatto che siano state svolte o meno attività istruttorie complesse. La sua funzione è quella di remunerare l’attività del difensore nella gestione della causa, che sussiste anche in procedimenti a trattazione prevalentemente scritta o documentale.

In secondo luogo, la Corte ha confermato la legittimità del potere discrezionale del giudice di ridurre i compensi. Il magistrato può modularli tra i minimi e i massimi previsti dai parametri forensi, motivando la sua scelta in base a criteri come la complessità della causa e l’importanza dell’attività svolta. Nel caso specifico, la riduzione del 50% dei valori medi per le altre fasi è stata considerata un corretto esercizio di tale potere discrezionale.

L’errore del Tribunale, quindi, è consistito unicamente nell’aver illegittimamente negato gli onorari per la fase istruttoria. Poiché non erano necessari ulteriori accertamenti, la Corte ha cassato la sentenza senza rinvio e ha proceduto a una nuova e corretta liquidazione.

Le Conclusioni e l’Impatto Pratico

La Suprema Corte ha ricalcolato le spese del giudizio di primo grado, includendo il compenso per la fase istruttoria (pari a 19,50 euro secondo i valori minimi applicabili) e ha determinato il totale in 153,50 euro, oltre alle spese vive già liquidate.

Questa pronuncia ha un’importante implicazione pratica: rafforza la tutela del lavoro dell’avvocato, stabilendo che ogni fase processuale prevista dalla normativa ha un suo intrinseco valore economico che deve essere riconosciuto. Anche nelle cause più semplici, il compenso per la fase istruttoria non può essere eliminato, ma al massimo modulato nei limiti dei parametri minimi. Per i legali, è una garanzia che il loro impegno, anche se non si traduce in complesse attività probatorie, riceverà il giusto riconoscimento economico.

Un giudice può escludere il compenso per la fase istruttoria nella liquidazione delle spese legali?
No. Secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, richiamata in questa ordinanza, il compenso per la fase di trattazione/istruzione è “ineludibile” e deve essere sempre riconosciuto, anche se l’attività svolta è stata minima o la causa è documentale.

È legittimo ridurre i compensi legali del 50% rispetto ai valori medi?
Sì. Il giudice ha il potere discrezionale di determinare l’importo dei compensi all’interno dei parametri minimi e massimi previsti dalla legge. Una riduzione, anche significativa, rispetto ai valori medi è legittima se motivata da fattori come la particolare semplicità delle questioni trattate e il valore esiguo della causa.

Cosa significa che la Corte di Cassazione cassa una sentenza ‘senza rinvio’?
Significa che la Corte non solo annulla la decisione del giudice precedente, ma decide direttamente la questione nel merito. Questo avviene quando, come nel caso esaminato, non sono necessari ulteriori accertamenti sui fatti e la Corte può applicare direttamente i principi di diritto corretti per risolvere la controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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