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Liquidazione giudiziale: via libera senza giudicato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19607/2025, ha stabilito che l’apertura di una liquidazione giudiziale non deve attendere il passaggio in giudicato della decisione che risolve un precedente concordato preventivo. La Corte ha respinto il ricorso di una società, chiarendo che la provvisoria esecutività del provvedimento di risoluzione è sufficiente per avviare la nuova procedura concorsuale, in linea con i principi del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.

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Liquidazione Giudiziale: Via Libera Anche Senza la Sentenza Definitiva sul Concordato

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione di diritto fallimentare, stabilendo un principio chiave sulla successione delle procedure concorsuali. La decisione chiarisce che l’apertura della liquidazione giudiziale non è subordinata al passaggio in giudicato della risoluzione di un precedente concordato preventivo. Questa pronuncia offre certezze operative in una fase delicata di transizione normativa tra la vecchia legge fallimentare e il nuovo Codice della Crisi d’Impresa.

I Fatti del Caso: Dal Concordato alla Liquidazione

Una società, dopo aver ottenuto l’omologazione di un concordato preventivo nel 2016, si è trovata di fronte a un’istanza di risoluzione del concordato stesso per grave inadempimento. La Corte d’Appello ha accolto l’istanza, dichiarando risolto il concordato. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per cassazione. Nel frattempo, il Pubblico Ministero ha richiesto e ottenuto dal Tribunale l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti della società. La società ha impugnato anche quest’ultima decisione, sostenendo che la procedura di liquidazione giudiziale non potesse essere avviata, poiché la risoluzione del concordato non era ancora definitiva, essendo pendente il ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: È Necessario Attendere il Giudicato?

Il cuore della controversia risiedeva nel seguente interrogativo: l’apertura della liquidazione giudiziale, disciplinata dal nuovo Codice della Crisi (CCII), presuppone che la risoluzione del concordato preventivo, pronunciata sotto la vigenza della vecchia legge fallimentare, sia diventata inoppugnabile? Secondo la tesi della società ricorrente, fino a quando il giudizio sulla risoluzione non fosse concluso, la procedura di concordato doveva considerarsi ancora ‘pendente’, impedendo di fatto l’avvio di una nuova e diversa procedura concorsuale.

La Decisione della Corte sulla Liquidazione Giudiziale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la piena legittimità dell’apertura della liquidazione giudiziale. Gli Ermellini hanno chiarito che non esiste un rapporto di pregiudizialità tale da imporre la sospensione della procedura di liquidazione in attesa dell’esito definitivo del giudizio sulla risoluzione del concordato.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su consolidati principi giurisprudenziali, estendendoli al nuovo contesto normativo. In primo luogo, ha richiamato l’orientamento secondo cui, anche in passato, la dichiarazione di fallimento non doveva attendere il passaggio in giudicato del decreto di annullamento o di risoluzione del concordato preventivo. Questo perché le due procedure, sebbene collegate, rispondono a finalità e presupposti distinti.

In secondo luogo, la Cassazione ha sottolineato come la sentenza che risolve il concordato sia da considerarsi provvisoriamente esecutiva, ai sensi dell’art. 137, comma 4, della legge fallimentare, richiamato dall’art. 186 della stessa legge. La provvisoria esecutività è sufficiente a rimuovere l’ostacolo del concordato e a consentire l’apertura della liquidazione giudiziale. L’articolo 119 del Codice della Crisi, infatti, non richiede espressamente il passaggio in giudicato della pronuncia di risoluzione per procedere con la liquidazione.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di efficienza e celerità nelle procedure concorsuali. Stabilire che non è necessario attendere la definitività della risoluzione del concordato per aprire la liquidazione giudiziale evita che le imprese, già inadempienti agli obblighi concordatari, possano strumentalizzare i tempi del processo per ritardare la liquidazione, con potenziale danno per i creditori. Questa decisione garantisce una transizione più fluida ed efficace tra le diverse procedure di gestione della crisi, rafforzando la tutela del ceto creditorio e la stabilità del sistema economico.

È possibile avviare una liquidazione giudiziale se la decisione che risolve il precedente concordato preventivo è ancora impugnata?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’apertura della liquidazione giudiziale può avvenire anche se la pronuncia di risoluzione del concordato non è ancora passata in giudicato, in quanto non è necessario attendere l’esito definitivo dell’impugnazione.

La sentenza che risolve un concordato preventivo è immediatamente esecutiva?
Sì, la Corte chiarisce che, in base al richiamo all’art. 137, comma 4, della legge fallimentare, la sentenza che risolve il concordato è provvisoriamente esecutiva. Questa esecutività è sufficiente per procedere con gli atti conseguenti, come la richiesta di apertura della liquidazione giudiziale.

Esiste un rapporto di pregiudizialità tra la procedura di risoluzione del concordato e la successiva apertura della liquidazione giudiziale?
No, la Corte ha escluso l’esistenza di un rapporto di pregiudizialità tecnico-giuridica. La giurisprudenza consolidata afferma che la dichiarazione di fallimento (ora liquidazione giudiziale) non è preclusa durante le fasi di impugnazione relative all’esito negativo di un concordato preventivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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