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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Il Tribunale di Milano ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per una società su sua stessa istanza. La decisione si basa sulla sussistenza dello stato di insolvenza, evidenziato da debiti erariali significativi, un calo di fatturato e il superamento delle soglie previste dal Codice della Crisi. Il Tribunale ha nominato gli organi della procedura e fissato i termini per i creditori.

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Quando si apre la liquidazione giudiziale? Analisi di una sentenza

L’apertura della liquidazione giudiziale rappresenta un momento critico nella vita di un’impresa, segnando l’avvio formale di una procedura volta a gestire una situazione di crisi irreversibile. Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un chiaro esempio delle condizioni e dei presupposti che portano a tale decisione, analizzando la richiesta presentata dalla stessa società debitrice. Questo provvedimento illumina i criteri che il giudice deve valutare per accertare lo stato di insolvenza, elemento cardine per l’accesso a questa procedura.

I Fatti: Una Crisi Aziendale Dichiarata

Il caso in esame riguarda una società commerciale che ha presentato ricorso in proprio per chiedere l’apertura della liquidazione giudiziale. La società ha dichiarato di trovarsi in una situazione di grave difficoltà finanziaria, documentando un aggravamento progressivo della propria esposizione debitoria e un significativo calo del fatturato a partire dal 2020. Nonostante i tentativi di risanamento, come la rinegoziazione di contratti onerosi e l’adozione dello smart-working per ridurre i costi, la situazione non è migliorata. In particolare, è emersa un’ingente esposizione debitoria verso l’Erario, per un totale di quasi 400.000 euro, per debiti scaduti e non rateizzati.

La Decisione del Tribunale: Presupposti per la Liquidazione Giudiziale

Il Tribunale di Milano, esaminati gli atti, ha accolto la richiesta della società, dichiarando aperta la procedura di liquidazione giudiziale. La decisione si fonda sulla verifica di specifici requisiti previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII).

Competenza e Stato di Insolvenza

In primo luogo, il Tribunale ha affermato la propria competenza internazionale e territoriale, in quanto la sede legale e il centro degli interessi principali (COMI) della società si trovano in Italia, precisamente a Milano.
Successivamente, ha verificato il superamento delle soglie dimensionali previste dall’art. 2, lett. d) del CCII, e la sussistenza di debiti scaduti per un importo superiore a 30.000 euro, requisito di procedibilità secondo l’art. 49 CCII. L’elemento centrale della decisione è stato però l’accertamento dello stato di insolvenza, definito come l’incapacità del debitore di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.

Le Misure Operative Ordinate

Con la sentenza, il Tribunale ha nominato il Giudice Delegato e un Curatore. Ha inoltre ordinato al debitore di depositare immediatamente tutta la documentazione contabile e fiscale e ha fissato la data per l’adunanza di esame dello stato passivo, invitando i creditori a presentare le loro domande di ammissione entro un termine perentorio. Il Curatore è stato autorizzato ad accedere a banche dati e a compiere tutti gli atti necessari per la gestione e la liquidazione del patrimonio aziendale.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni del Tribunale si sono concentrate sulla dimostrazione concreta dello stato di insolvenza. I giudici hanno ritenuto che la situazione dell’impresa, come descritta dalla stessa ricorrente, integrasse pienamente la definizione di insolvenza. Le prove a sostegno di questa conclusione sono state molteplici: l’aggravio dell’esposizione debitoria, il calo di fatturato costante dal 2020, il fallimento di iniziative volte a preservare il valore aziendale e, in modo determinante, l’esistenza di un debito erariale scaduto e non rateizzato di € 390.485,89. Questi elementi, considerati nel loro complesso, dimostravano in modo inequivocabile che la società non era più in grado di far fronte regolarmente ai propri impegni finanziari, rendendo necessaria l’apertura della procedura liquidatoria.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce i principi fondamentali che governano l’apertura della liquidazione giudiziale. Dimostra che, al di là dei meri dati di bilancio, è la capacità effettiva di un’impresa di onorare le proprie obbligazioni a costituire il vero spartiacque tra una crisi temporanea e uno stato di insolvenza conclamato. Per l’impresa, la sentenza segna la fine dell’attività gestita autonomamente e l’inizio di un processo controllato dal Tribunale, finalizzato a massimizzare il valore residuo a beneficio dei creditori. Per i creditori, l’apertura della procedura crea un quadro ordinato e trasparente per far valere i propri diritti, attraverso l’insinuazione al passivo e la partecipazione alla ripartizione dell’attivo liquidato dal curatore.

Quali sono i presupposti per l’apertura della liquidazione giudiziale?
Secondo la sentenza, i presupposti principali sono: la sussistenza dello stato di insolvenza, ovvero l’incapacità di pagare regolarmente i propri debiti; il superamento di determinate soglie patrimoniali e di indebitamento previste dalla legge; la presenza di debiti scaduti per un ammontare superiore a 30.000 euro.

Come viene dimostrato lo stato di insolvenza di un’impresa?
Lo stato di insolvenza è desumibile da una serie di elementi, come inadempimenti e altri fattori esteriori. Nel caso specifico, è stato dimostrato dall’aggravamento dell’esposizione debitoria, dal calo di fatturato, dal fallimento di iniziative di salvataggio e, in particolare, da un ingente debito erariale scaduto e non pagato.

Cosa succede subito dopo la dichiarazione di liquidazione giudiziale?
Il Tribunale nomina gli organi della procedura: un Giudice Delegato per la supervisione e un Curatore per la gestione del patrimonio del debitore. Viene ordinato al debitore di depositare i bilanci e le scritture contabili e viene fissata una data per l’udienza di verifica dei crediti (esame dello stato passivo), con un termine perentorio entro cui i creditori devono presentare le loro domande.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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