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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura

Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per un’impresa in grave stato di dissesto. La decisione si basa sull’enorme esposizione debitoria (oltre 2,6 milioni di euro) a fronte di un attivo irrisorio (€ 37), sulla richiesta dei creditori e sulla stessa adesione del debitore. La sentenza nomina il Giudice Delegato e il Curatore, fissando le scadenze per la procedura di accertamento del passivo.

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Liquidazione Giudiziale: Analisi di una Sentenza di Apertura

La liquidazione giudiziale è la procedura che ha sostituito il fallimento, pensata per gestire le crisi irreversibili delle imprese. Attraverso una recente sentenza, il Tribunale di Bergamo ci offre un chiaro esempio pratico di quando e perché si decide di aprirla. Analizziamo un caso emblematico di un’impresa operante nel settore metalmeccanico, travolta da un indebitamento insostenibile, che ha portato alla sua liquidazione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dal ricorso presentato da due creditori, titolari di crediti da lavoro per un totale di circa 60.000 euro, nei confronti di un’impresa specializzata nella produzione di componenti in alluminio. La situazione finanziaria della società debitrice appariva da subito compromessa.

I dati emersi durante l’istruttoria erano inequivocabili:

* Debiti verso i ricorrenti: Circa 60.000 euro per crediti di lavoro.
* Debiti verso erario ed enti previdenziali: Oltre 2 milioni di euro.
* Esposizione debitoria totale: Più di 2,6 milioni di euro, come risultante dai bilanci.
* Attivo circolante liquido: Un importo irrisorio di soli 37 euro.

Un quadro aggravato dall’infruttuosità di una precedente azione esecutiva e, soprattutto, dalla posizione della stessa società debitrice, che non solo non ha contestato i debiti, ma ha aderito alla richiesta di apertura della liquidazione giudiziale.

La Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Bergamo, esaminati gli atti, ha accolto il ricorso e dichiarato aperta la liquidazione giudiziale della società. Nella sua sentenza, il collegio ha disposto:

1. Apertura della Procedura: Viene formalmente dichiarata aperta la liquidazione giudiziale dell’impresa.
2. Nomina degli Organi: Vengono nominati il Giudice Delegato, con il compito di sovrintendere alla procedura, e il Curatore, un professionista incaricato di gestire il patrimonio del debitore.
3. Adempimenti del Debitore: Si ordina al debitore di depositare entro tre giorni bilanci, scritture contabili e l’elenco dei creditori.
4. Fissazione dell’Udienza: Viene stabilita la data per l’udienza di esame dello stato passivo, in cui verranno verificati tutti i crediti vantati nei confronti della società.
5. Termini per i Creditori: Viene assegnato ai creditori un termine perentorio per presentare le domande di ammissione al passivo.

Le Motivazioni: i presupposti della liquidazione giudiziale

La decisione del Tribunale si fonda su una valutazione rigorosa dei presupposti stabiliti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII). La motivazione della sentenza evidenzia diversi punti cruciali. In primo luogo, è stato accertato lo stato di dissesto grave e palese dell’impresa. La sproporzione tra l’enorme massa debitoria (oltre 2,6 milioni di euro) e la quasi totale assenza di liquidità (€ 37) ha reso evidente l’incapacità strutturale della società di far fronte alle proprie obbligazioni.

In secondo luogo, il Tribunale ha verificato che il debitore fosse un soggetto sottoponibile a tale procedura, in quanto imprenditore commerciale, e che superasse le soglie di indebitamento previste dalla legge. Infine, un elemento rilevante è stata la condotta del debitore stesso, che, costituendosi in giudizio, ha di fatto ammesso la propria insolvenza e aderito alla richiesta dei creditori, confermando l’impossibilità di proseguire l’attività.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza rappresenta un’applicazione chiara e lineare dei principi della liquidazione giudiziale. Le implicazioni pratiche sono significative per tutti i soggetti coinvolti. Per l’impresa, la sentenza segna la fine della sua operatività: il legale rappresentante perde la gestione dell’azienda, che passa interamente al Curatore. Il compito di quest’ultimo sarà vendere tutti i beni residui (l’attivo) per pagare, secondo un ordine di priorità stabilito dalla legge (prelazione), i creditori. Per i creditori, l’apertura della procedura è l’unica via per tentare di recuperare, almeno in parte, i propri crediti. Essi dovranno presentare domanda di ammissione al passivo e partecipare alla ripartizione dell’attivo liquidato. Questo provvedimento, dunque, non solo sancisce la fine di un’attività imprenditoriale, ma avvia quel processo ordinato e controllato finalizzato a gestire le conseguenze dell’insolvenza, tutelando per quanto possibile la parità di trattamento tra i creditori.

Quali sono i presupposti per l’apertura della liquidazione giudiziale secondo questa sentenza?
I presupposti principali evidenziati sono un grave stato di dissesto economico, dimostrato da debiti ingenti (oltre 2,6 milioni di euro) a fronte di un attivo liquido quasi inesistente (€ 37), e l’incapacità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni. La natura dei crediti (lavoro, erario, enti previdenziali) e il superamento delle soglie di legge sono ulteriori elementi decisivi.

Il debitore può chiedere la propria liquidazione giudiziale?
Sì. In questo caso, il debitore non si è opposto alla richiesta dei creditori ma, al contrario, vi ha aderito. La sentenza considera questo fatto come un ulteriore elemento a conferma dello stato di insolvenza, dimostrando che lo stesso debitore riconosceva l’impossibilità di risanare la propria situazione finanziaria.

Cosa succede subito dopo la dichiarazione di apertura della liquidazione giudiziale?
Il Tribunale nomina un Giudice Delegato per supervisionare la procedura e un Curatore per amministrare il patrimonio dell’impresa. Al debitore viene ordinato di depositare immediatamente tutta la documentazione contabile e fiscale. Viene inoltre fissata un’udienza per l’esame dello stato passivo e un termine perentorio entro cui i creditori devono presentare le loro domande di insinuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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