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Liquidazione Giudiziale: prova dell’insolvenza

Un creditore ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società per un credito di lavoro non pagato. La società non si è presentata in giudizio né ha depositato i bilanci. Il Tribunale ha dichiarato aperta la liquidazione giudiziale basandosi su diversi indizi di insolvenza, tra cui il mancato pagamento del debito, un’ingente esposizione debitoria verso l’INPS e la totale inerzia della società, considerati sufficienti a provare l’incapacità di adempiere alle proprie obbligazioni.

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Liquidazione Giudiziale: Come Provare l’Insolvenza di un’Impresa Assente

L’apertura della liquidazione giudiziale rappresenta un momento cruciale nella vita di un’impresa, segnando l’avvio di un percorso volto a soddisfare i creditori attraverso la vendita dei beni aziendali. Ma cosa accade quando la società debitrice rimane inerte, non si presenta in tribunale e non deposita i bilanci? Una recente sentenza del Tribunale di Monza offre un’analisi dettagliata degli indizi che possono portare alla dichiarazione di insolvenza anche in assenza di collaborazione da parte del debitore, delineando i principi che guidano il giudice in queste complesse situazioni.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un creditore, titolare di un credito di natura lavorativa pari a € 6.336,04, accertato da un decreto ingiuntivo esecutivo. Il creditore ha chiesto al Tribunale di aprire la procedura di liquidazione giudiziale nei confronti della società debitrice, un’impresa operante nel settore della ristorazione.

Nonostante la regolare notifica del ricorso e del decreto di convocazione, la società non si è costituita in giudizio, non ha depositato alcuna documentazione contabile e non è comparsa all’udienza fissata. Dagli accertamenti d’ufficio, è emerso che l’impresa, costituita nel 2022, non aveva mai depositato i bilanci e presentava un’ingente esposizione debitoria nei confronti dell’INPS, pari a quasi 40.000 euro.

La Valutazione della Liquidazione Giudiziale in Assenza del Debitore

Il Tribunale ha dovuto valutare la sussistenza dello stato di insolvenza basandosi esclusivamente sugli elementi forniti dal creditore e sulla documentazione acquisita d’ufficio. La questione centrale era stabilire se questi elementi fossero sufficienti a dimostrare che la società non fosse più in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni, presupposto fondamentale per la liquidazione giudiziale.

Secondo la legge, l’onere di provare l’insolvenza spetta in prima battuta al creditore istante. Tuttavia, la giurisprudenza consolidata chiarisce che lo stato di insolvenza può essere desunto da una serie di ‘fatti esteriori’ che, nel loro complesso, ne manifestano l’esistenza. Tra questi, rientrano gli inadempimenti, i protesti, i tentativi di pignoramento infruttuosi e altre circostanze indicative di una difficoltà finanziaria strutturale e non transitoria.

Le Motivazioni della Decisione

Il Collegio ha ritenuto raggiunta la prova dello stato di insolvenza sulla base di una pluralità di indici gravi, precisi e concordanti.

In primo luogo, la totale inerzia processuale della società è stata considerata un elemento significativo. La mancata costituzione in giudizio e il mancato deposito dei bilanci e delle scritture contabili hanno impedito qualsiasi valutazione positiva sulla solvibilità dell’impresa, lasciando al contempo intendere una sostanziale cessazione dell’attività o una grave irregolarità gestionale.

In secondo luogo, la natura e l’entità dei debiti hanno giocato un ruolo decisivo. Il Tribunale ha sottolineato che il mancato pagamento di un credito da lavoro, che solitamente gode di priorità, è un forte segnale di difficoltà. A ciò si aggiungeva la consistente esposizione debitoria verso l’INPS, per un importo quasi sette volte superiore a quello del creditore ricorrente.

Infine, il fatto che i tentativi di pignoramento si fossero rivelati infruttuosi ha ulteriormente confermato l’incapienza patrimoniale della società. Di fronte a questo quadro probatorio, il Tribunale ha concluso che la società versava in uno stato di impotenza funzionale non transitoria, incapace di produrre reddito e di far fronte alle proprie obbligazioni. Pertanto, ha dichiarato aperta la liquidazione giudiziale, nominando il Giudice Delegato e il Curatore.

Le Conclusioni

La sentenza analizzata offre importanti spunti pratici sia per i creditori che per le imprese. Per i creditori, dimostra che è possibile ottenere l’apertura della liquidazione giudiziale anche di fronte a un debitore passivo, valorizzando una serie di indizi raccolti da fonti diverse (decreti ingiuntivi, certificazioni di debito previdenziale, esiti di pignoramenti). Per le imprese, ribadisce l’importanza di una gestione trasparente e del rispetto degli obblighi di legge, come il deposito dei bilanci. L’inerzia e la mancanza di trasparenza, infatti, non solo non proteggono dalla procedura, ma possono diventare esse stesse prova a carico dell’impresa nel giudizio di insolvenza.

È possibile dichiarare la liquidazione giudiziale di una società che non si presenta in tribunale?
Sì. Il Tribunale può dichiarare aperta la liquidazione giudiziale anche se la società debitrice non si costituisce in giudizio. La decisione si baserà sulle prove fornite dal creditore e sulla documentazione acquisita d’ufficio (es. visure, certificati di debito), e la stessa assenza del debitore può essere valutata come un indizio a sfavore.

Quali elementi possono dimostrare lo stato di insolvenza di un’impresa?
Lo stato di insolvenza può essere dimostrato da una serie di indizi, quali il mancato pagamento di debiti (in particolare quelli privilegiati come i crediti da lavoro), l’esistenza di ingenti debiti contributivi o fiscali, il mancato deposito dei bilanci, e l’esito negativo di procedure di pignoramento. L’analisi del giudice si basa sulla valutazione complessiva di questi elementi.

A chi spetta l’onere di provare l’insolvenza in una procedura di liquidazione giudiziale?
L’onere di provare il presupposto oggettivo dell’insolvenza spetta al creditore che presenta il ricorso. Tuttavia, una volta che il creditore ha fornito elementi sufficienti, spetta alla società debitrice dimostrare di non essere insolvente, ad esempio provando di non superare le soglie di attivo patrimoniale, ricavi e debiti previste dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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