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Liquidazione controllata: via libera dal Tribunale

Il Tribunale di Monza ha aperto la procedura di liquidazione controllata per un imprenditore individuale in stato di sovraindebitamento. La corte ha verificato la sussistenza dei requisiti soggettivi e oggettivi previsti dal Codice della Crisi, nominando un liquidatore e autorizzando il debitore a continuare a utilizzare l’automobile per motivi di lavoro, ritenendola un bene strumentale essenziale.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Controllata: Il Tribunale Apre la Procedura per un Imprenditore

Il Tribunale di Monza, con una recente sentenza, ha aperto la procedura di liquidazione controllata per un imprenditore individuale, offrendo uno spaccato chiaro su come il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) fornisca strumenti concreti per gestire situazioni di sovraindebitamento. La decisione non solo accoglie la richiesta del debitore ma stabilisce anche principi importanti, come la possibilità di continuare a utilizzare beni essenziali per l’attività lavorativa, come l’automobile.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, titolare di una ditta individuale, si è trovato in una grave situazione di squilibrio finanziario, con un’esposizione debitoria complessiva di circa 139.711 euro. Non essendo più in grado di far fronte regolarmente ai propri impegni, ha presentato ricorso al Tribunale di Monza per l’apertura della liquidazione controllata, assistito da un Gestore della Crisi nominato dall’Organismo di Composizione della Crisi.

La documentazione prodotta ha dimostrato che il debitore non superava le soglie dimensionali previste dalla legge per essere assoggettato a procedure concorsuali maggiori (come la liquidazione giudiziale). In particolare, il suo attivo patrimoniale, i ricavi e l’indebitamento complessivo rientravano nei limiti fissati dall’art. 2 del CCII, qualificandolo come soggetto ‘sovraindebitato’.

Tra le richieste avanzate, spiccava quella di poter continuare a utilizzare la propria autovettura, in quanto bene strumentale indispensabile per recarsi sul luogo di lavoro e continuare a produrre reddito.

La Decisione del Tribunale di Monza sulla liquidazione controllata

Il Tribunale ha accolto integralmente il ricorso, dichiarando aperta la procedura di liquidazione controllata nei confronti dell’imprenditore. I giudici hanno compiuto una verifica scrupolosa dei presupposti soggettivi ed oggettivi richiesti dalla normativa.

Nomina degli Organi della Procedura

Il Collegio ha nominato un Liquidatore, un professionista iscritto nell’apposito elenco, con il compito di gestire il patrimonio del debitore e procedere alla sua vendita per soddisfare i creditori. È stato inoltre nominato un Giudice Delegato per supervisionare l’intera procedura.

Autorizzazione all’Uso dell’Autovettura

Uno degli aspetti più significativi della decisione è l’autorizzazione concessa al debitore di continuare a utilizzare l’autovettura di sua proprietà. Il Tribunale ha riconosciuto che il veicolo è un bene essenziale per permettere all’imprenditore di proseguire la sua attività lavorativa, la cui cessazione avrebbe compromesso la capacità di generare reddito, a danno della stessa procedura e dei creditori.

Il provvedimento stabilisce inoltre i passaggi successivi: assegna ai creditori un termine di novanta giorni per presentare le domande di ammissione al passivo e ordina al Liquidatore di procedere con la redazione dell’inventario dei beni e la predisposizione del programma di liquidazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni del Tribunale si fondano su una puntuale applicazione del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. La decisione di aprire la liquidazione controllata si basa sulla constatazione di tre elementi chiave:

1. Requisito Soggettivo: Il ricorrente è un debitore ‘sovraindebitato’ ai sensi dell’art. 2, comma 1, lett. c), CCII, in quanto non soggetto a procedure concorsuali maggiori. La sua ditta individuale non superava le soglie di attivo patrimoniale (€ 300.000), ricavi (€ 200.000) e debiti (€ 500.000) negli ultimi tre esercizi.
2. Stato di Insolvenza: È stato accertato un effettivo stato di insolvenza, definito come l’incapacità di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Lo squilibrio tra i debiti (quasi 140.000 euro) e il patrimonio liquidabile era evidente.
3. Fattibilità della Procedura: Come attestato dall’O.C.C., la liquidazione del patrimonio, stimato in circa 13.575 euro, sarebbe stata sufficiente a coprire i costi della procedura (stimati in 4.550 euro) e a distribuire una parte ai creditori, rendendo la procedura utile e non meramente dispendiosa.

L’autorizzazione all’uso dell’auto è stata motivata ai sensi dell’art. 270, comma 2, lett. e) del CCII, che permette di escludere dalla liquidazione beni strumentali essenziali, bilanciando così l’interesse dei creditori con la necessità del debitore di mantenere una fonte di reddito.

Le Conclusioni

Questa sentenza del Tribunale di Monza conferma l’efficacia della liquidazione controllata come strumento di gestione della crisi per i piccoli imprenditori e i professionisti. Dimostra come la legge offra una via d’uscita dignitosa a chi si trova in difficoltà finanziarie insormontabili, permettendo di liquidare il patrimonio in modo ordinato e, al termine, di ottenere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti residui.

Inoltre, il provvedimento evidenzia un approccio pragmatico da parte del Tribunale, che riconosce l’importanza di non privare il debitore degli strumenti minimi necessari per continuare a lavorare. L’autorizzazione all’uso del veicolo non è una concessione fine a se stessa, ma una decisione funzionale al miglior esito della procedura stessa, massimizzando le risorse disponibili per i creditori e favorendo il reinserimento economico del debitore.

Quando un imprenditore individuale può accedere alla liquidazione controllata?
Un imprenditore individuale può accedere alla procedura quando si trova in uno stato di sovraindebitamento (incapacità di pagare regolarmente i propri debiti) e non supera le soglie dimensionali previste dall’art. 2 del Codice della Crisi, che lo renderebbero soggetto a procedure maggiori. Nello specifico, l’attivo patrimoniale degli ultimi tre esercizi deve essere inferiore a 300.000 euro, i ricavi inferiori a 200.000 euro e i debiti inferiori a 500.000 euro.

È possibile continuare a usare un bene, come l’automobile, durante la procedura di liquidazione controllata?
Sì, la sentenza dimostra che il Tribunale può autorizzare il debitore a continuare a utilizzare un bene, come l’automobile, se questo è ritenuto strumentale ed essenziale per l’esercizio della sua attività lavorativa. Tale autorizzazione viene concessa perché mantenere la capacità del debitore di produrre reddito è vantaggioso per la procedura stessa e per i creditori.

Cosa succede subito dopo l’apertura della procedura di liquidazione controllata?
Una volta aperta la procedura, il Tribunale nomina un Liquidatore e un Giudice Delegato. Viene disposto che nessuna azione esecutiva o cautelare possa essere iniziata o proseguita contro il debitore. Il Liquidatore deve redigere l’inventario dei beni, mentre i creditori hanno un termine (in questo caso, 90 giorni) per presentare le loro domande di ammissione al passivo, ovvero per insinuare i loro crediti nella procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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