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Liquidazione controllata: la quota per il sostentamento

Il Tribunale di Torino, su ricorso di un creditore, ha aperto la procedura di liquidazione controllata del patrimonio di un debitore in stato di sovraindebitamento. La sentenza stabilisce la quota di reddito mensile, pari a 1.233 euro, che il debitore può trattenere per il sostentamento del proprio nucleo familiare, escludendola dalla massa da liquidare. Questa decisione si basa su un’attenta valutazione dei redditi e delle necessità della famiglia, bilanciando i diritti dei creditori con il diritto a una vita dignitosa del debitore.

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Liquidazione Controllata: Come il Tribunale Bilancia Debiti e Sostentamento Familiare

La liquidazione controllata è uno strumento cruciale per chi si trova in una situazione di sovraindebitamento. Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un chiaro esempio di come la giustizia operi per bilanciare il diritto dei creditori a essere pagati e il dovere di garantire al debitore e alla sua famiglia i mezzi necessari per una vita dignitosa. Analizziamo questo caso per comprendere i meccanismi e i principi applicati.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Creditore

La vicenda ha inizio con il ricorso presentato da un creditore, che ha chiesto l’apertura della procedura di liquidazione controllata del patrimonio di un suo debitore. Quest’ultimo, residente nel circondario di Torino, si trovava in una comprovata situazione di insolvenza, non essendo più in grado di onorare regolarmente le proprie obbligazioni. È interessante notare che l’iniziativa non è partita dal debitore stesso, come spesso accade, ma da chi vantava un credito.

Il debitore, costituitosi in giudizio, non si è opposto alla richiesta, ma ha aderito all’istanza, confermando di fatto la propria condizione di difficoltà economica e la volontà di avvalersi di questa procedura per risolvere la propria posizione debitoria.

La Decisione del Tribunale: Apertura della Procedura

Il Tribunale di Torino ha accolto il ricorso, dichiarando aperta la liquidazione controllata del patrimonio del debitore. Prima di giungere a questa decisione, il collegio ha effettuato una serie di verifiche preliminari:

1. Legittimazione del Creditore: Ha confermato che il creditore ricorrente avesse il diritto di agire, accertando incidenter tantum l’esistenza del suo credito sulla base della documentazione fornita e della non contestazione da parte del debitore.
2. Competenza Territoriale: Ha stabilito la propria competenza in base alla residenza del debitore, come previsto dall’art. 27 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII).
3. Stato di Sovraindebitamento: Ha verificato la sussistenza dello stato di insolvenza e sovraindebitamento, confrontando l’ammontare dei debiti con l’attivo patrimoniale disponibile.

Un punto rilevante riguarda il passato del debitore, la cui impresa individuale era stata cancellata dal Registro delle Imprese a seguito di una procedura fallimentare conclusasi anni prima. Il Tribunale ha ritenuto che ciò non ostacolasse l’accesso alla procedura di liquidazione controllata per i debiti personali residui.

La quota di reddito per il sostentamento nella liquidazione controllata

Il cuore della pronuncia risiede nella determinazione della quota di reddito da escludere dalla liquidazione. L’articolo 268, comma 4, lett. b), del CCII prevede infatti che non siano compresi nella liquidazione i crediti necessari al mantenimento del debitore e della sua famiglia.

Il Tribunale ha analizzato in dettaglio la composizione e la situazione economica del nucleo familiare del debitore (composto da lui, la moglie e due figli minori), rilevando:

* Un reddito mensile medio del debitore di 1.469 €.
* Un reddito mensile della moglie (estranea alla procedura) di 1.500 €.
* Spese mensili necessarie per il nucleo familiare quantificate in 2.466 €.

Il giudice ha ritenuto congrua la quantificazione delle spese, pur non documentate nel dettaglio, poiché inferiori alla spesa mediana indicata dall’ISTAT per una famiglia analoga.

Le Motivazioni della Decisione

Sulla base di questi dati, il Tribunale ha motivato la sua decisione di quantificare la quota di reddito del debitore non soggetta a liquidazione. Poiché i redditi dei due coniugi incidono per circa il 50% ciascuno sul totale familiare, il giudice ha ritenuto equo determinare in 1.233 € mensili la somma che il debitore può trattenere. Questa cifra rappresenta il suo contributo alle spese di mantenimento del nucleo familiare, calcolato in modo proporzionale. La differenza tra il suo stipendio e questa cifra sarà versata alla procedura per soddisfare i creditori. La moglie, estranea alla liquidazione, contribuirà con il proprio reddito alla restante parte delle spese familiari.

La sentenza ha inoltre nominato un Giudice Delegato e un Liquidatore, stabilendo una serie di adempimenti, tra cui l’obbligo per il debitore di rendicontare trimestralmente le somme percepite e per il Liquidatore di gestire la procedura, riferire periodicamente e notificare la sentenza a tutte le parti interessate.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia del Tribunale di Torino evidenzia un principio fondamentale della liquidazione controllata: la procedura non mira ad annullare il debitore, ma a trovare un equilibrio sostenibile. Da un lato, si tutelano i creditori attraverso la liquidazione del patrimonio disponibile. Dall’altro, si protegge la dignità del debitore e della sua famiglia, garantendo loro i mezzi per vivere. La decisione dimostra come i giudici applichino criteri di congruità e proporzionalità, facendo riferimento anche a dati statistici come quelli ISTAT, per rendere la procedura equa e concreta, in piena aderenza allo spirito del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.

Un creditore può avviare la procedura di liquidazione controllata per un suo debitore?
Sì, la sentenza conferma che la legittimazione ad agire non spetta solo al debitore ma anche ai creditori. In questo caso, la procedura è stata aperta proprio su istanza di una società creditrice del convenuto.

Come viene calcolata la somma che il debitore può trattenere per il proprio mantenimento?
Il Tribunale valuta la composizione del nucleo familiare, i redditi complessivi (inclusi quelli di altri membri come il coniuge) e le spese necessarie per il sostentamento. Determina poi una quota congrua, anche confrontando i dati con le statistiche ufficiali (ISTAT), che il debitore può trattenere, escludendola dal patrimonio da liquidare. In questo caso, è stata fissata in 1.233 € mensili.

Il fallimento di una precedente attività di impresa individuale impedisce l’accesso alla liquidazione controllata?
No. La sentenza chiarisce che, anche se l’impresa individuale del debitore è stata cancellata dal Registro delle Imprese a seguito di una procedura fallimentare, il suo patrimonio personale può comunque essere sottoposto alla procedura di liquidazione controllata per i debiti non legati all’attività d’impresa o residui.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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