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Liquidazione controllata: i requisiti per ottenerla

Il Tribunale di Ancona ha accolto la richiesta di una debitrice per l’apertura della procedura di liquidazione controllata. La debitrice, gravata da un’ingente esposizione debitoria derivante da garanzie prestate per società di persone familiari, non era più in grado di far fronte ai propri obblighi. Il Tribunale ha verificato la sussistenza dei presupposti di legge, tra cui lo stato di sovraindebitamento, e ha nominato un liquidatore per gestire il patrimonio, che include una parte dello stipendio e un’autovettura, al fine di soddisfare i creditori.

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Liquidazione controllata: quando è possibile uscire dai debiti

La liquidazione controllata rappresenta uno strumento fondamentale per i debitori che si trovano in una situazione di sovraindebitamento. Questa procedura, disciplinata dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), permette di vendere i propri beni per soddisfare, anche solo in parte, i creditori, con l’obiettivo finale di ottenere l’esdebitazione, ovvero la cancellazione dei debiti non pagati. Una recente sentenza del Tribunale di Ancona chiarisce i presupposti e le modalità operative di questo istituto, offrendo una guida preziosa.

I fatti di causa

Il caso esaminato dal Tribunale riguarda una debitrice che ha richiesto l’apertura della procedura di liquidazione controllata del suo patrimonio. La sua situazione debitoria, pari a oltre un milione di euro, non derivava da scelte personali, ma dalla sua posizione di socia illimitatamente responsabile in società di persone, gestite dal padre e ormai cancellate, e da garanzie prestate a favore delle stesse.

A fronte di un reddito mensile netto di circa 1.700 euro, quasi interamente assorbito dalle necessità di sostentamento del proprio nucleo familiare, la debitrice si trovava in una condizione di incapacità definitiva di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni. Il suo patrimonio liquidabile era molto limitato, composto da diritti su due multiproprietà di scarso valore, un’autovettura datata e una porzione del proprio stipendio.

La decisione del Tribunale e la liquidazione controllata

Il Tribunale di Ancona, dopo aver analizzato la documentazione prodotta e la relazione dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC), ha ritenuto sussistenti tutti i requisiti per l’apertura della liquidazione controllata.

Beni inclusi nella liquidazione

Il provvedimento ha stabilito che i seguenti beni fossero inclusi nella procedura:
* Quota dello stipendio: Il Tribunale ha fissato in 1.400,00 euro la somma mensile necessaria al mantenimento della debitrice e della figlia. L’importo eccedente tale soglia (circa 300 euro al mese), insieme a eventuali entrate future, dovrà essere versato al liquidatore per la durata triennale della procedura.
* Autovettura: Anche se il veicolo è necessario per le esigenze quotidiane e lavorative, il Tribunale ha chiarito che non può essere escluso dalla liquidazione. Tuttavia, ha concesso alla debitrice di continuare a utilizzarlo, fermo restando il diritto del liquidatore di chiederne la restituzione per venderlo qualora si presentasse un’opportunità vantaggiosa.
* Multiproprietà: È stata demandata al liquidatore la valutazione sulla convenienza di acquisire tali diritti all’attivo della procedura, previa stima del loro valore effettivo.

Il Tribunale ha quindi nominato un Giudice Delegato e un liquidatore (l’Avvocato dell’OCC che ha redatto la relazione), definendo i termini per i creditori per presentare le domande di ammissione al passivo.

Le motivazioni

La decisione del Collegio si fonda su una precisa valutazione dei presupposti normativi. In primo luogo, è stata confermata la competenza territoriale del Tribunale di Ancona, in quanto luogo di residenza e centro degli interessi principali della debitrice.
Successivamente, è stata accertata la legittimazione della ricorrente: essendo una consumatrice non soggetta a procedure di liquidazione giudiziale (ex fallimento), rientra pienamente nel campo di applicazione della liquidazione controllata.
Un punto cruciale è stata la relazione dell’OCC, che ha attestato la completezza della documentazione e la fattibilità della procedura, evidenziando come, attraverso la liquidazione, fosse possibile ricavare un attivo da distribuire ai creditori. Il Tribunale ha riconosciuto la sussistenza di una condizione di “sovraindebitamento”, definita come una definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente ai propri obblighi, distinguendola da un semplice inadempimento occasionale.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza della liquidazione controllata come strumento di risanamento per i debitori onesti ma sfortunati. La decisione del Tribunale di Ancona mette in luce alcuni aspetti pratici di grande rilevanza:
1. Protezione del minimo vitale: Viene garantita al debitore una quota di reddito intangibile per condurre una vita dignitosa.
2. Flessibilità nella gestione dei beni: Anche i beni strumentali alla vita quotidiana, come l’auto, vengono inclusi nell’attivo, ma con la possibilità di un utilizzo continuato da parte del debitore, bilanciando così le esigenze di vita con quelle dei creditori.
3. Ruolo centrale dell’OCC: La relazione dell’organismo è un elemento cardine per la valutazione del giudice, attestando la serietà e la completezza della domanda.

In conclusione, la procedura offre una via d’uscita concreta dal tunnel del debito, consentendo al debitore di ripartire dopo tre anni con una “fresh start” e ai creditori di ottenere un recupero, seppur parziale, del proprio credito in modo ordinato e trasparente.

Qual è il requisito fondamentale per accedere alla liquidazione controllata?
Il requisito fondamentale è trovarsi in uno stato di ‘sovraindebitamento’, ovvero una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, che determina una sostanziale incapacità di adempiere regolarmente ai propri debiti.

Un’automobile necessaria per la vita quotidiana e il lavoro può essere liquidata?
Sì, l’autovettura rientra nei beni da liquidare. Tuttavia, il giudice può autorizzare il debitore a continuare ad utilizzarla, fermo restando il potere del liquidatore di richiederne la consegna per venderla nel caso in cui ciò sia vantaggioso per la procedura.

Come viene gestito lo stipendio del debitore durante la procedura?
Il giudice fissa un limite di reddito mensile che serve al mantenimento del debitore e della sua famiglia (nel caso di specie, € 1.400,00). La parte di stipendio che eccede tale limite, insieme ad ogni altra entrata futura, deve essere versata al liquidatore per tutta la durata triennale della procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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