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Liquidazione controllata: aperta per sovraindebitamento

Il Tribunale di Torino ha aperto la procedura di liquidazione controllata per un debitore in stato di sovraindebitamento con debiti per quasi 300.000 euro a fronte di un reddito mensile di 1.800 euro e beni di modesto valore. La sentenza stabilisce la somma mensile da lasciare al debitore per il mantenimento del suo nucleo familiare e nomina un Giudice Delegato e un Liquidatore per gestire il patrimonio.

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Liquidazione Controllata: Analisi di una Sentenza del Tribunale di Torino

La liquidazione controllata è uno strumento giuridico fondamentale previsto dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) per aiutare i soggetti sovraindebitati a uscire da una situazione finanziaria insostenibile. Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un chiaro esempio di come questa procedura venga applicata, bilanciando i diritti dei creditori con la necessità di garantire al debitore e alla sua famiglia un’esistenza dignitosa. Analizziamo nel dettaglio il caso e la decisione dei giudici.

I fatti di causa

Il caso riguarda un debitore che ha presentato ricorso per l’apertura della liquidazione controllata del suo patrimonio. La sua situazione debitoria era diventata insostenibile: a fronte di un debito complessivo di quasi 300.000 euro, il suo reddito netto mensile ammontava a circa 1.800 euro. Il suo patrimonio era costituito da una quota di comproprietà minima su alcuni immobili, dal valore di poche centinaia di euro, e una partecipazione societaria di valore quasi nullo. Il debitore non possedeva beni mobili registrati, come automobili.

L’Organismo di Composizione della Crisi (OCC), dopo aver analizzato la documentazione, ha redatto una relazione dettagliata confermando lo stato di sovraindebitamento e l’attendibilità delle informazioni fornite. Il debitore non aveva presentato domande alternative come il piano di ristrutturazione dei debiti o il concordato minore, rendendo la liquidazione l’unica via percorribile.

La decisione del Tribunale sulla liquidazione controllata

Il Tribunale di Torino, verificata la sussistenza di tutti i presupposti di legge, ha accolto il ricorso e dichiarato aperta la procedura di liquidazione controllata. La decisione si fonda sulla constatazione che il ricorrente era un consumatore in stato di crisi, non assoggettabile ad altre procedure concorsuali come la liquidazione giudiziale.

Il provvedimento ha nominato un Giudice Delegato per supervisionare la procedura e un Liquidatore, un professionista iscritto all’apposito elenco, con il compito di gestire il patrimonio del debitore. La sentenza ha inoltre stabilito una serie di adempimenti e scadenze precise per il debitore, i creditori e il Liquidatore stesso.

Lo spossessamento e la quota di mantenimento

Con l’apertura della procedura, il debitore subisce lo ‘spossessamento’, perdendo il potere di amministrare e disporre dei suoi beni, che passano sotto la gestione del Liquidatore. Tuttavia, la legge e la giurisprudenza tutelano le esigenze primarie del debitore e del suo nucleo familiare.

Nel caso specifico, il Tribunale ha disposto che una parte significativa del reddito del debitore fosse esclusa dalla liquidazione. Considerando la composizione del nucleo familiare (moglie e figlia minore), il reddito della moglie e i dati ISTAT sulla spesa media delle famiglie, i giudici hanno stabilito che al debitore dovesse essere lasciata una somma mensile di 1.645 euro, a cui si aggiungono 550 euro destinati al noleggio di un’autovettura necessaria alla famiglia. Questa decisione rappresenta un punto cruciale, in quanto garantisce la sussistenza dignitosa durante l’intera durata della procedura.

Le motivazioni

La sentenza si fonda su una rigorosa applicazione delle norme del Codice della Crisi. Le motivazioni principali possono essere così riassunte:

1. Stato di Sovraindebitamento: Il Tribunale ha accertato l’evidente sproporzione tra i debiti accumulati e la capacità del debitore di farvi fronte con il proprio reddito e patrimonio, come attestato dalla relazione dell’OCC.
2. Competenza e Requisiti Soggettivi: La competenza territoriale del Tribunale di Torino è stata confermata in base alla residenza del debitore. È stato inoltre verificato che il debitore, in quanto persona fisica, non era soggetto a procedure di liquidazione giudiziale, soddisfacendo così i requisiti dell’art. 2, c. 1, lett. c) del CCII.
3. Bilanciamento degli Interessi: La decisione sulla quota di mantenimento è l’espressione del principio di bilanciamento tra l’interesse dei creditori a essere soddisfatti e il diritto del debitore a una vita dignitosa (art. 268, c. 4, lett. b) CCII). Il calcolo è stato effettuato in modo analitico, tenendo conto di parametri oggettivi come la mediana ISTAT e le specifiche esigenze familiari documentate.
4. Garanzia di Trasparenza e Ordine Procedurale: Il Tribunale ha definito un cronoprogramma dettagliato per le fasi successive: dalla notifica della sentenza ai creditori, alla presentazione delle domande di ammissione al passivo, fino alla redazione dell’inventario e del programma di liquidazione da parte del Liquidatore. Questo assicura uno svolgimento ordinato e trasparente della procedura.

Le conclusioni

Questa sentenza del Tribunale di Torino conferma l’importanza della liquidazione controllata come strumento di civiltà giuridica. Essa non solo offre una via d’uscita a chi si trova in una situazione debitoria senza speranza, ma lo fa tutelando la dignità della persona. La decisione evidenzia come i giudici applichino la normativa con attenzione, ponderando ogni aspetto della situazione economica e familiare del debitore. Per i debitori, rappresenta la possibilità concreta di ripartire (attraverso la futura esdebitazione), mentre per i creditori offre un quadro regolamentato e trasparente per il recupero, seppur parziale, dei propri crediti.

Quali sono i presupposti per accedere alla liquidazione controllata secondo questa sentenza?
Per accedere alla procedura, il debitore deve trovarsi in uno stato di sovraindebitamento (crisi o insolvenza), essere una persona fisica non soggetta a liquidazione giudiziale e non aver presentato altre domande di composizione della crisi come il piano del consumatore o il concordato minore.

Come viene determinata la somma che il debitore può trattenere per le proprie esigenze di vita?
Il Tribunale determina questa somma bilanciando le necessità del debitore e del suo nucleo familiare con i diritti dei creditori. Nel caso specifico, ha considerato la composizione della famiglia, il reddito di altri componenti, le spese essenziali documentate (come il noleggio di un’auto) e ha utilizzato come riferimento la mediana ISTAT per la tipologia di nucleo familiare, stabilendo una quota pari al 60% di tale valore.

Quali sono i compiti principali del Liquidatore nominato dal Tribunale?
Il Liquidatore deve gestire il patrimonio del debitore, completare l’inventario dei beni, redigere un programma di liquidazione, predisporre un progetto di stato passivo per accertare i crediti, presentare relazioni periodiche al Giudice Delegato e, al termine dell’attività, presentare il rendiconto e procedere al riparto dell’attivo tra i creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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