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Liquidazione Controllata: anche senza beni attuali?

Un imprenditore agricolo ha impugnato l’apertura della liquidazione controllata a suo carico, sostenendo la nullità della notifica e l’assenza di beni da liquidare. La Corte d’Appello ha respinto il reclamo, confermando la correttezza della notifica e stabilendo un principio chiave: la procedura di liquidazione controllata può essere avviata anche in assenza di un patrimonio attuale, poiché il debitore risponde delle obbligazioni anche con i beni futuri.

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Pubblicato il 14 dicembre 2024 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Controllata: Si Può Aprire Anche Senza Beni? La Risposta della Corte d’Appello

Una recente sentenza della Corte di Appello di Bari affronta una questione cruciale nell’ambito delle procedure di sovraindebitamento: è possibile avviare una liquidazione controllata anche quando il debitore sembra non possedere beni da aggredire? Questa decisione offre chiarimenti fondamentali per creditori e debitori, delineando i confini di uno strumento pensato per risolvere le crisi da sovraindebitamento.

I Fatti del Caso: Un Debito Agricolo e il Reclamo

Il caso riguarda un imprenditore agricolo contro cui era stata aperta una procedura di liquidazione controllata su istanza di una società creditrice. Il debito, di importo considerevole, derivava da contratti di leasing per attrezzature agricole non onorati, per i quali l’imprenditore si era costituito fideiussore. A questo si aggiungeva un’ingente esposizione debitoria nei confronti dell’Agenzia delle Entrate.

Il Tribunale di Foggia, in prima istanza, aveva dichiarato aperta la liquidazione. L’imprenditore, tuttavia, ha presentato reclamo alla Corte d’Appello, basando la sua difesa su due motivi principali: un presunto vizio di notifica che avrebbe leso il suo diritto di difesa e, soprattutto, l’erroneità della decisione di aprire la procedura in assenza di un patrimonio da liquidare.

I Motivi del Reclamo: Vizio di Notifica e Requisiti della Liquidazione Controllata

La Presunta Violazione del Contraddittorio

L’imprenditore sosteneva di non aver mai ricevuto correttamente la notifica del ricorso introduttivo. L’atto era stato depositato presso la casa comunale a seguito di un tentativo di notifica infruttuoso presso la sua residenza, che coincideva con la sede legale della sua impresa individuale. Secondo il reclamante, questa modalità avrebbe invalidato l’intero procedimento.

La Carenza di Beni e la Richiesta di Liquidazione Controllata

Il motivo centrale del reclamo riguardava la presunta mancanza dei presupposti per la liquidazione controllata. L’imprenditore agricolo sosteneva che, essendo privo di patrimonio immobiliare e di un reddito sufficiente, non vi fossero beni da liquidare. A suo avviso, in una situazione di totale ‘incapienza’, l’unica via percorribile sarebbe stata quella dell’esdebitazione del debitore incapiente, una procedura che può essere attivata solo dal debitore stesso e non dai creditori.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte di Appello di Bari ha rigettato integralmente il reclamo, fornendo una motivazione dettagliata su entrambi i punti sollevati.

La Correttezza della Notifica

In primo luogo, la Corte ha stabilito che la notifica era stata eseguita in modo corretto. La legge, in particolare il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), prevede specifiche modalità di notifica. Quando il destinatario non viene trovato presso la residenza o la sede legale e non è dotato di un domicilio digitale (PEC), la notifica si perfeziona con il deposito dell’atto presso la casa comunale. L’invio successivo di una raccomandata ha solo scopo informativo. Pertanto, nessun vizio procedurale era stato commesso e il diritto di difesa era stato garantito.

L’Irrilevanza dell’Assenza di Beni Attuali nella Liquidazione Controllata

Sul punto più controverso, la Corte ha chiarito che l’assenza di beni attuali non impedisce l’apertura della liquidazione controllata. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento, sancito dall’art. 2740 del Codice Civile: il debitore risponde delle proprie obbligazioni con tutti i suoi beni, presenti e futuri.

La Corte, richiamando anche una recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 6/2024), ha affermato che la procedura di liquidazione è finalizzata a soddisfare i creditori non solo con il patrimonio esistente al momento dell’apertura, ma anche con i cosiddetti ‘beni sopravvenuti’, ovvero beni che potrebbero entrare nel patrimonio del debitore in futuro. Di conseguenza, la procedura può essere legittimamente aperta anche in una situazione di apparente incapienza, poiché mira a intercettare future disponibilità economiche del debitore.

Le Conclusioni

La sentenza della Corte d’Appello di Bari consolida un orientamento di grande importanza pratica. Viene confermato che la liquidazione controllata è uno strumento flessibile a disposizione dei creditori per gestire l’insolvenza dei debitori non fallibili, anche quando questi non dispongano di un patrimonio immediatamente aggredibile. La decisione riafferma la portata onnicomprensiva della responsabilità patrimoniale, estesa non solo ai beni presenti ma anche a quelli futuri, offrendo così una tutela più ampia ed efficace ai creditori nel contesto delle crisi da sovraindebitamento.

È possibile avviare una procedura di liquidazione controllata contro un debitore che non possiede beni da liquidare al momento dell’apertura?
Sì. La Corte d’Appello ha stabilito che la procedura può essere legittimamente aperta anche in assenza di beni attuali, poiché la responsabilità del debitore si estende a tutti i suoi beni presenti e futuri. La liquidazione può quindi intercettare anche i beni ‘sopravvenuti’ dopo la sua apertura.

Come si perfeziona la notifica di un atto a un imprenditore individuale se non viene trovato alla sua residenza/sede e non ha un domicilio digitale (PEC)?
La notifica si perfeziona con il deposito dell’atto presso la casa comunale del luogo di residenza o sede dell’impresa. Questo adempimento è sufficiente a considerare la notifica validamente eseguita, anche se il destinatario non ne ha avuto conoscenza immediata.

Può un creditore avviare la liquidazione controllata o è una procedura riservata solo al debitore?
Sì, un creditore può avviare la procedura di liquidazione controllata. La legge prevede che, a determinate condizioni (come lo stato di insolvenza del debitore e un debito scaduto superiore a 50.000 euro), l’iniziativa possa essere presa sia dal debitore che da uno o più creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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