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Liquidazione compensi avvocato: quale tariffa si usa?

Un avvocato ha impugnato un’ordinanza che liquidava solo parzialmente i suoi onorari, escludendo la fase decisionale e applicando una tariffa superata. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo due principi chiave per la liquidazione compensi avvocato: si deve applicare la tariffa in vigore al momento della decisione e tutte le fasi processuali effettivamente svolte devono essere retribuite.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Compensi Avvocato: La Cassazione Fa Chiarezza su Tariffa e Fasi da Pagare

La corretta liquidazione compensi avvocato è un tema cruciale che spesso genera contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali su due aspetti chiave: la tariffa forense applicabile e il riconoscimento di tutte le fasi processuali. La decisione sottolinea che il giudice deve utilizzare la tariffa in vigore al momento della decisione e che ogni fase del giudizio, anche se sommaria, merita di essere retribuita.

Il Caso: Una Liquidazione Parziale e Contestata

Un avvocato aveva agito con successo in un giudizio di opposizione per ottenere il compenso relativo alla sua attività difensiva in un processo penale. Tuttavia, nel liquidare le spese del giudizio di opposizione, il Tribunale di Firenze aveva riconosciuto solo un importo parziale. Specificamente, il Tribunale aveva liquidato i compensi per la sola fase di studio e per quella introduttiva, escludendo completamente la fase decisionale. La motivazione addotta era che tale fase era stata “sommaria e senza la produzione di note scritte”. Inoltre, il Tribunale aveva applicato i parametri tariffari previsti dal d.m. 55/2014, ignorando le modifiche più recenti introdotte dal d.m. 147/2022, entrate in vigore prima della data della decisione.

I Motivi del Ricorso e la Liquidazione Compensi Avvocato

L’avvocato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due principali violazioni. In primo luogo, ha contestato la mancata liquidazione della fase decisionale, sostenendo che, per il solo fatto di essersi svolta, doveva essere retribuita. In secondo luogo, ha eccepito l’errata applicazione della tariffa forense. Secondo il ricorrente, il Tribunale avrebbe dovuto applicare la tariffa vigente al momento della decisione (gennaio 2023), ovvero quella aggiornata dal d.m. 147/2022, e non la precedente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati tutti i motivi del ricorso. Gli Ermellini hanno stabilito che il provvedimento del Tribunale era errato sotto entrambi i profili. Annullando la precedente ordinanza, la Corte ha deciso la causa nel merito, procedendo a una nuova e corretta liquidazione dei compensi.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito in modo inequivocabile i principi che governano la materia. Per quanto riguarda il primo punto, ha affermato che la fase decisionale, essendo indiscutibilmente avvenuta, doveva essere compensata. L’argomento del Tribunale sulla sua natura “sommaria” è stato ritenuto irrilevante: se una fase processuale esiste e viene svolta, l’avvocato ha diritto al relativo compenso. Sul secondo e più significativo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: per la liquidazione compensi avvocato, si applica la tariffa professionale in vigore nel momento in cui la decisione di liquidazione viene emessa. Poiché la decisione del Tribunale era del gennaio 2023, la tariffa corretta era quella aggiornata dal d.m. 147/2022, entrato in vigore nell’ottobre 2022. Il giudice non poteva quindi applicare la normativa precedente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida due regole fondamentali per i professionisti legali e per i giudici. Primo: ogni fase del procedimento effettivamente svolta deve essere riconosciuta e liquidata. Secondo: il calcolo degli onorari deve sempre basarsi sulla tariffa vigente al momento della liquidazione, garantendo così l’applicazione della normativa più aggiornata. La decisione offre certezza giuridica e assicura che il lavoro dell’avvocato sia retribuito in modo equo e conforme alle disposizioni di legge correnti.

Quale tariffa professionale deve applicare il giudice per la liquidazione dei compensi di un avvocato?
Il giudice deve applicare la tariffa professionale in vigore al momento in cui emette la decisione di liquidazione, non quella in vigore quando è stata svolta l’attività professionale.

Il compenso per la fase decisionale di un giudizio può essere escluso se questa è stata sommaria?
No. Secondo la Corte, una fase processuale che si è effettivamente svolta, come quella decisionale, deve sempre essere compensata, indipendentemente dal fatto che sia stata di natura sommaria o si sia conclusa senza il deposito di note scritte.

Cosa succede se un giudice liquida i compensi applicando una tariffa non più in vigore?
Il provvedimento è viziato per violazione di legge e può essere impugnato. In questo caso, la Corte di Cassazione ha annullato (cassato) l’ordinanza e ha ricalcolato i compensi applicando la tariffa corretta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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