LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Limiti del sindacato della Cassazione: caso portuale

Le Sezioni Unite della Cassazione dichiarano inammissibile un ricorso contro una decisione del Consiglio di Stato per presunta assenza di motivazione. La Corte ribadisce che i limiti del sindacato della Cassazione sono confinati alle sole questioni di giurisdizione, escludendo gli errori procedurali come la motivazione carente, che rappresenta un ‘cattivo esercizio’ e non un diniego della giurisdizione stessa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Limiti del sindacato della Cassazione: quando la motivazione mancante non basta

Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto processuale italiano, delineando con fermezza i limiti del sindacato della Cassazione sulle decisioni dei giudici speciali, come il Consiglio di Stato. Anche di fronte a una presunta totale assenza di motivazione, la porta della Cassazione rimane chiusa se non è in gioco una vera e propria questione di giurisdizione. Analizziamo insieme questo importante caso.

Fatti di Causa: una concessione portuale contesa

La vicenda trae origine da una controversia tra due operatori portuali. Una società di logistica, titolare di una concessione demaniale marittima per attività “multipurpose”, veniva accusata da un’altra società, operante nel settore “full container”, di svolgere prevalentemente traffico di container, in contrasto con la destinazione d’uso prevista dal piano regolatore portuale.

Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) in primo grado respingeva il ricorso della società “full container”. Tuttavia, il Consiglio di Stato ribaltava la decisione, accogliendo l’appello e annullando la concessione rilasciata alla società di logistica, ritenendola illegittima perché non coerente con il piano regolatore.

Contro questa sentenza, la società di logistica soccombente proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un “difetto assoluto di motivazione”. A suo dire, il Consiglio di Stato non aveva fornito alcuna argomentazione sul fatto che la concessione consentisse effettivamente lo svolgimento prevalente di traffici “full container”, ponendo tale circostanza a fondamento della sua decisione di annullamento.

La Decisione: ricorsi inammissibili

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno dichiarato inammissibili sia il ricorso principale della società di logistica sia quello incidentale adesivo presentato dall’Autorità Portuale.

La Corte ha stabilito che la doglianza relativa al difetto di motivazione, per quanto grave possa apparire, non rientra tra i motivi per i quali le sentenze del Consiglio di Stato possono essere impugnate dinanzi alla Cassazione. Il sindacato della Suprema Corte è infatti rigorosamente circoscritto alle sole questioni di giurisdizione.

I limiti del sindacato della Cassazione: giurisdizione vs. procedura

Il cuore della pronuncia risiede nella netta distinzione tra “vizi di giurisdizione” e “errores in procedendo” (errori procedurali). Il ricorso alle Sezioni Unite avverso le decisioni del Consiglio di Stato è consentito, ai sensi dell’art. 111, ottavo comma, della Costituzione, solo per “motivi inerenti alla giurisdizione”.

La Corte, richiamando la fondamentale sentenza n. 6/2018 della Corte Costituzionale, ha ribadito che i motivi di giurisdizione sono limitati a due macro-categorie:
1. Difetto assoluto di giurisdizione: quando il giudice amministrativo invade la sfera di competenza del potere legislativo o esecutivo (invasione o sconfinamento), oppure nega la tutelabilità di una situazione giuridica in assoluto (arretramento).
2. Difetto relativo di giurisdizione: quando il giudice amministrativo decide una controversia che spetta a un’altra giurisdizione (ad esempio, quella ordinaria).

Le Motivazioni della Corte

Le Sezioni Unite hanno chiarito che la violazione dell’obbligo di motivazione, sancito dal sesto comma dell’art. 111 della Costituzione, non configura un vizio di giurisdizione, bensì un errore di procedura. Si tratta di un “cattivo esercizio della giurisdizione” e non di un rifiuto di esercitarla.

In altre parole, il Consiglio di Stato ha esercitato la propria funzione giurisdizionale decidendo la causa. Il fatto che lo abbia fatto – secondo la prospettazione del ricorrente – con una motivazione carente o assente attiene al modo in cui la giurisdizione è stata esercitata, non alla sua esistenza o ai suoi confini esterni. Un controllo su tale aspetto si tradurrebbe in un inammissibile sindacato sui limiti interni della giurisdizione amministrativa, che è precluso alla Cassazione.

La Corte ha anche respinto l’argomento basato sulla disparità di trattamento rispetto al processo civile, dove la nullità della sentenza per mancanza di motivazione è un motivo di ricorso ordinario. I diversi ordinamenti processuali, ha spiegato la Corte, prevedono strumenti di tutela differenti e non necessariamente sovrapponibili, e due gradi di giudizio amministrativo sono ritenuti un adeguato strumento di tutela dei diritti delle parti.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza. Stabilisce che i limiti del sindacato della Cassazione sulle decisioni dei giudici speciali sono invalicabili e non possono essere aggirati deducendo vizi procedurali, come la carenza di motivazione, sotto le spoglie di un difetto di giurisdizione. La decisione, pur avendo risolto una complessa vicenda legata a concessioni portuali, offre un principio di diritto di portata generale: la critica al contenuto e alla forma di una sentenza del Consiglio di Stato deve trovare soluzione all’interno della giurisdizione amministrativa e non può essere utilizzata come chiave d’accesso al terzo grado di giudizio di legittimità, se non nei casi eccezionali di vero e proprio eccesso di potere giudiziario.

Una sentenza del Consiglio di Stato può essere impugnata in Cassazione per difetto di motivazione?
No. Secondo le Sezioni Unite, il difetto di motivazione, anche se assoluto, costituisce un errore procedurale (error in procedendo) e non un vizio inerente alla giurisdizione. Pertanto, non rientra tra i motivi per cui è ammesso il ricorso in Cassazione contro le decisioni del Consiglio di Stato.

Quali sono i soli motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una decisione del Consiglio di Stato?
Il ricorso è ammesso esclusivamente per “motivi inerenti alla giurisdizione”. Questi si concretizzano in due ipotesi: il difetto assoluto di giurisdizione (quando il giudice invade la sfera di altri poteri o nega in assoluto la giustiziabilità di una pretesa) e il difetto relativo di giurisdizione (quando il giudice si pronuncia su una materia spettante a un’altra giurisdizione, come quella ordinaria).

Cosa si intende per “cattivo esercizio della giurisdizione” in contrapposizione a “diniego di giurisdizione”?
Il “cattivo esercizio della giurisdizione” si verifica quando il giudice, pur rimanendo nei confini della propria competenza, commette errori nel giudicare (in iudicando) o nel seguire le regole del processo (in procedendo), come nel caso di una motivazione carente. Il “diniego di giurisdizione”, invece, si ha quando il giudice si rifiuta di decidere o afferma erroneamente che la materia non può essere portata davanti a nessun giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati