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Licenziamento patto di prova: quando è inefficace?

La Cassazione ha stabilito l’inefficacia di un licenziamento patto di prova comunicato al lavoratore dopo la scadenza del periodo di prova stesso. La Corte ha chiarito che, trattandosi di un atto recettizio, fa fede la data di ricezione della comunicazione e non quella di spedizione. L’azienda non è riuscita a provare la tempestiva ricezione, rendendo definitivo il rapporto di lavoro.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento patto di prova: quando è inefficace?

Il patto di prova è uno strumento cruciale all’inizio di un rapporto di lavoro, ma la sua gestione richiede attenzione, specialmente in fase di recesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto fondamentale: la comunicazione del licenziamento patto di prova deve giungere a conoscenza del lavoratore prima della scadenza del periodo stesso, altrimenti è inefficace. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso: la comunicazione di recesso tardiva

Un lavoratore veniva assunto con un contratto a tempo determinato che prevedeva un periodo di prova di trenta giorni. Poco prima della scadenza, la società datrice di lavoro decideva di non proseguire il rapporto e inviava una lettera di recesso per mancato superamento della prova. Tuttavia, a causa dei tempi del servizio postale, la comunicazione veniva materialmente ricevuta dal dipendente quando il periodo di prova era già scaduto e il lavoratore aveva, di fatto, prestato servizio per 32 giorni effettivi.

Il lavoratore impugnava il licenziamento, sostenendo che, al momento della ricezione della lettera, il suo rapporto di lavoro si era ormai consolidato e non poteva più essere interrotto con la libertà concessa durante il patto di prova. La Corte d’Appello gli dava ragione, dichiarando l’inefficacia del recesso. L’azienda, insoddisfatta, ricorreva in Cassazione.

La decisione della Cassazione sul licenziamento patto di prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di secondo grado. I principi affermati sono chiari e di grande rilevanza pratica.

La natura recettizia del recesso

Il punto centrale della questione risiede nella natura del licenziamento come ‘atto unilaterale recettizio’. Questo termine tecnico significa semplicemente che l’atto, per produrre i suoi effetti, deve giungere a conoscenza del suo destinatario. Non è sufficiente che il datore di lavoro decida di licenziare o spedisca la lettera; è necessario che questa comunicazione entri nella sfera di conoscibilità del lavoratore.

Di conseguenza, il momento determinante non è la data di invio della raccomandata, ma la data in cui il lavoratore la riceve o ha la possibilità di riceverla presso il suo indirizzo. Se questa data cade dopo la fine del periodo di prova, il recesso è tardivo e, quindi, inefficace.

L’onere della prova a carico del datore di lavoro

Un altro aspetto cruciale è l’onere della prova. Spetta al datore di lavoro dimostrare che la comunicazione di recesso è pervenuta al lavoratore entro il termine del patto di prova. Nel caso di specie, l’azienda non è riuscita a fornire questa prova. L’estratto del sito delle Poste che indicava la dicitura ‘in consegna’ è stato ritenuto insufficiente a dimostrare un effettivo tentativo di consegna e il rilascio del relativo avviso di giacenza.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha sottolineato che il recesso durante il periodo di prova, pur essendo discrezionale (ad nutum), rimane pur sempre un atto di licenziamento e come tale è soggetto alle regole generali sugli atti recettizi, stabilite dagli articoli 1334 e 1335 del Codice Civile. Superato il periodo di prova, l’assunzione diventa definitiva e il licenziamento può avvenire solo per giusta causa o giustificato motivo. Poiché la comunicazione è giunta al lavoratore quando questo aveva già lavorato per un numero di giorni superiore a quello previsto per la prova, il rapporto si era già stabilizzato. La Corte ha quindi ritenuto corretta la decisione della Corte d’Appello di dichiarare l’inefficacia del recesso e condannare la società al risarcimento del danno, commisurato alle retribuzioni che il lavoratore avrebbe percepito fino alla scadenza originaria del contratto.

Conclusioni: implicazioni pratiche per datori di lavoro e dipendenti

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la tempestività nella gestione del patto di prova è essenziale. Per i datori di lavoro, significa che la decisione di recedere dal contratto deve essere non solo presa, ma anche comunicata efficacemente al lavoratore entro e non oltre l’ultimo giorno di prova. È consigliabile utilizzare metodi di comunicazione che garantiscano la prova della data di ricezione, come la consegna a mano con firma per ricevuta o la Posta Elettronica Certificata (PEC), per evitare contestazioni. Per i lavoratori, questa sentenza rappresenta una tutela importante, confermando che il superamento anche di un solo giorno del periodo di prova, senza aver ricevuto alcuna comunicazione, consolida il rapporto di lavoro, proteggendoli da recessi tardivi e illegittimi.

Per un licenziamento patto di prova, conta la data di invio o di ricezione della lettera?
Conta la data di ricezione. Essendo un atto recettizio, il licenziamento produce effetti solo quando giunge a conoscenza del lavoratore, ovvero quando la comunicazione perviene al suo indirizzo.

Chi deve dimostrare che la comunicazione di recesso è arrivata in tempo?
L’onere della prova è a carico del datore di lavoro. È l’azienda che deve dimostrare di aver consegnato la comunicazione al lavoratore o che essa sia pervenuta al suo indirizzo prima della scadenza del periodo di prova.

Cosa succede se la comunicazione di licenziamento per mancato superamento della prova arriva dopo la scadenza del periodo?
Se la comunicazione arriva dopo la scadenza, il licenziamento è inefficace. Il rapporto di lavoro si considera definitivo e il recesso può avvenire solo per giusta causa o giustificato motivo, non più con la libera discrezionalità concessa durante la prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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