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Licenziamento investigatori privati: quando è giusto?

Un dipendente responsabile della ristorazione a bordo di un treno è stato licenziato per giusta causa dopo che investigatori privati hanno scoperto che aveva intascato 8,50 euro da una vendita senza emettere scontrino. L’impiegato ha impugnato il licenziamento, contestando la legittimità dell’uso di investigatori privati e la proporzionalità della sanzione. Il Tribunale di Torino ha confermato il licenziamento, stabilendo che il ricorso a investigatori per accertare illeciti a danno del patrimonio aziendale è legittimo anche in assenza di un sospetto specifico preesistente. La Corte ha inoltre ritenuto che il furto, a prescindere dall’esiguità della somma, costituisca una grave violazione del rapporto di fiducia che giustifica il recesso.

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Pubblicato il 23 febbraio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento con Investigatori Privati: Quando il Datore di Lavoro Può Usarli?

Il confine tra il diritto del datore di lavoro di proteggere il proprio patrimonio e il diritto del lavoratore alla privacy è spesso oggetto di dibattito. Una recente sentenza del Tribunale di Torino ha affrontato un caso emblematico di licenziamento con investigatori privati, fornendo chiarimenti cruciali sulla legittimità di tali controlli. La vicenda riguarda un dipendente licenziato per aver sottratto una somma irrisoria, 8,50 euro, un fatto scoperto proprio grazie a un’agenzia investigativa.

I Fatti: Una Vendita Sospetta sul Treno

Il lavoratore era impiegato come responsabile dei servizi di ristorazione a bordo di un treno ad alta velocità. Durante un normale turno di lavoro, veniva raggiunto da due investigatori privati, ingaggiati dall’azienda, che si fingevano clienti. Essi acquistavano un toast e un succo di frutta per un totale di 8,50 euro, pagando in contanti. L’addetto, tuttavia, incassava la somma senza emettere il relativo scontrino fiscale e, come accertato in seguito, tratteneva per sé l’importo.

L’azienda, una volta ricevuta la relazione dall’agenzia investigativa e verificata la mancata registrazione dell’incasso, avviava un procedimento disciplinare che si concludeva con il licenziamento per giusta causa.

L’Utilizzo di Investigatori Privati e la Difesa del Lavoratore

Il lavoratore ha impugnato il licenziamento, basando la sua difesa su tre argomenti principali:

1. Illegittimità del controllo: Secondo il dipendente, l’uso di investigatori privati sarebbe stato illegittimo perché non preceduto da un fondato sospetto di illeciti.
2. Sproporzione della sanzione: Il licenziamento sarebbe stato una misura eccessiva rispetto all’esiguo valore della somma sottratta (8,50 euro).
3. Tardività della contestazione: L’azienda avrebbe agito oltre i termini previsti dal contratto collettivo per avviare il procedimento disciplinare.

Ha inoltre richiesto un risarcimento per danno d’immagine, sostenendo che la contestazione disciplinare gli era stata letta ad alta voce in un ufficio con la porta aperta.

Le Motivazioni del Tribunale: Perché il Licenziamento è Legittimo

Il Tribunale ha respinto integralmente il ricorso del lavoratore, confermando la piena legittimità del licenziamento. Le motivazioni della decisione si sono concentrate sui punti sollevati dalla difesa.

La Legittimità del Controllo Investigativo

Questo è il cuore della sentenza in tema di licenziamento con investigatori privati. Il giudice ha chiarito una distinzione fondamentale, basata su consolidata giurisprudenza: un conto sono i controlli sulla mera esecuzione della prestazione lavorativa (vietati se occulti), un altro sono i controlli difensivi, volti a tutelare il patrimonio aziendale da possibili illeciti.

Per questi ultimi, il datore di lavoro può ricorrere ad agenzie investigative anche solo sulla base di una “mera ipotesi” che illeciti siano in corso. Non è quindi necessario, come sosteneva il lavoratore, un “fondato sospetto” preesistente. L’incarico affidato all’agenzia, finalizzato a verificare la corretta emissione degli scontrini e la gestione degli incassi, rientrava pienamente in questa categoria di controlli leciti.

La Gravità della Condotta e la Proporzionalità della Sanzione

Il Tribunale ha ribadito che, in casi di furto o appropriazione indebita, la gravità del fatto non si misura sull’entità del danno economico, ma sulla lesione dell’elemento fiduciario. Il lavoratore ricopriva una posizione che richiedeva la massima affidabilità, avendo la gestione diretta degli incassi senza una supervisione costante. L’appropriazione di denaro, anche di una piccola somma, unita all’omissione dello scontrino per occultare l’illecito, costituisce una violazione talmente grave da minare irreparabilmente la fiducia del datore di lavoro e giustificare il recesso immediato.

La Tempestività della Contestazione Disciplinare

Anche l’eccezione sulla tardività è stata respinta. Il termine di 30 giorni previsto dal CCNL per la contestazione non decorre dalla data dell’illecito, ma dal momento in cui l’azienda ne ha piena e completa conoscenza. In questo caso, il datore di lavoro è venuto a conoscenza dei fatti solo dopo aver ricevuto la relazione investigativa e aver completato le necessarie verifiche contabili interne. La contestazione, avvenuta entro 30 giorni da quel momento, è stata quindi ritenuta tempestiva.

Le Conclusioni: Implicazioni per Datori di Lavoro e Dipendenti

La sentenza offre importanti spunti di riflessione. Per i datori di lavoro, conferma la possibilità di utilizzare controlli investigativi per proteggere i beni aziendali, anche in assenza di prove concrete di un illecito, purché il controllo sia finalizzato a verificare comportamenti potenzialmente dannosi e non la mera diligenza del lavoratore. Per i dipendenti, la decisione è un forte monito: la fedeltà e la correttezza sono elementi essenziali del rapporto di lavoro. La violazione del vincolo di fiducia, come nel caso di un furto, può avere conseguenze espulsive, indipendentemente dal valore economico del danno arrecato.

Un datore di lavoro può usare investigatori privati per controllare un dipendente?
Sì, ma solo per la tutela del patrimonio aziendale da possibili atti illeciti. La sentenza chiarisce che tali controlli “difensivi” sono legittimi anche in base a una semplice ipotesi di illecito e non richiedono un fondato sospetto preesistente, a differenza dei controlli sulla mera esecuzione della prestazione lavorativa.

Il furto di una piccola somma di denaro può giustificare un licenziamento per giusta causa?
Sì. Secondo il tribunale, la gravità del comportamento non dipende dall’entità economica del danno, ma dalla violazione dell’elemento fiduciario. L’appropriazione di denaro da parte di un dipendente, specialmente se in una posizione di responsabilità e gestione cassa, è considerata una lesione irreparabile del rapporto di fiducia che giustifica il licenziamento immediato.

Da quando decorre il termine per la contestazione disciplinare se i fatti sono scoperti da un investigatore?
Il termine per avviare il procedimento disciplinare decorre non dal giorno in cui avviene l’illecito, ma dal momento in cui il datore di lavoro acquisisce una conoscenza completa e ragionevolmente certa del fatto. Ciò include il tempo necessario per ricevere e analizzare la relazione dell’agenzia investigativa e per svolgere le conseguenti verifiche interne.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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