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Licenziamento disciplinare per fatti pre-assunzione

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento disciplinare inflitto a una dipendente pubblica per aver alterato la procedura concorsuale per la sua assunzione. La Corte ha respinto le eccezioni della lavoratrice relative alla tardività della notifica, alla gestione del procedimento disciplinare e all’inapplicabilità della sanzione a fatti antecedenti la costituzione del rapporto di lavoro, chiarendo che la normativa sanziona specificamente le falsità commesse in occasione dell’instaurazione del rapporto.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento disciplinare per condotte illecite nel concorso: la parola alla Cassazione

È possibile subire un licenziamento disciplinare per un comportamento scorretto tenuto durante la fase di selezione, quindi prima ancora di diventare a tutti gli effetti un dipendente? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1931 del 2024, ha fornito una risposta chiara e affermativa, consolidando un principio fondamentale nel diritto del lavoro pubblico. Il caso riguarda una lavoratrice licenziata per aver ottenuto il posto tramite una procedura concorsuale alterata da interventi illeciti a suo favore.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice veniva assunta da un’Azienda Sanitaria Pubblica a seguito del superamento di un concorso. Successivamente, emergeva che la procedura di selezione era stata viziata da condotte illecite concordate tra la candidata e un membro della commissione esaminatrice. L’Azienda avviava quindi un procedimento disciplinare che si concludeva con il licenziamento senza preavviso. La lavoratrice impugnava il provvedimento, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello confermavano la legittimità del recesso datoriale. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso: La Difesa della Lavoratrice

La difesa della ricorrente si articolava su tre argomenti principali:
1. Violazione delle norme sulla notifica della contestazione: La lavoratrice sosteneva di non aver mai ricevuto la lettera di contestazione disciplinare, inviata tramite raccomandata e restituita per compiuta giacenza, negando di aver trovato l’avviso nella sua cassetta postale. A suo avviso, ciò rendeva tardivo e nullo l’intero procedimento.
2. Errata gestione del procedimento disciplinare: Si contestava la decisione dell’Azienda di sospendere il procedimento in attesa degli sviluppi di un processo penale e di riattivarlo prima della sua conclusione, ritenendo tale scelta illegittima.
3. Inapplicabilità del procedimento disciplinare: Il motivo centrale era che la condotta contestata, essendo avvenuta prima dell’instaurazione del rapporto di lavoro, non poteva essere sanzionata con un licenziamento disciplinare, ma al massimo con un recesso per giusta causa secondo le norme civilistiche generali.

La Decisione della Cassazione e il licenziamento disciplinare

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso in ogni suo punto, offrendo importanti chiarimenti su ciascuna delle questioni sollevate.

La Notifica della Contestazione e la Presunzione di Conoscenza

Sul primo punto, i giudici hanno ribadito la piena applicabilità della presunzione di conoscenza prevista dall’art. 1335 del codice civile. Una volta che la raccomandata giunge all’indirizzo del destinatario, si presume che quest’ultimo ne sia venuto a conoscenza. Spetta al destinatario fornire la prova, particolarmente rigorosa, di essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di riceverla. La semplice affermazione di non aver trovato l’avviso di giacenza non è stata ritenuta sufficiente a superare tale presunzione.

La Discrezionalità nella Sospensione e Riattivazione del Procedimento

La Corte ha chiarito che la scelta di sospendere il procedimento disciplinare in pendenza di un giudizio penale e di riattivarlo successivamente è una facoltà discrezionale del datore di lavoro. L’amministrazione può legittimamente decidere di riavviare la procedura quando ritiene di avere acquisito elementi sufficienti per decidere, come nel caso di specie i verbali di interrogatorio e le intercettazioni, senza dover attendere l’esito finale del processo penale.

Il licenziamento disciplinare per Fatti Antecedenti l’Assunzione

Questo è il cuore della sentenza. La Corte ha definito infondata la tesi secondo cui il comportamento pre-assuntivo non sarebbe sanzionabile disciplinarmente. Ha infatti richiamato l’art. 55-quater del D.Lgs. 165/2001, che sanziona espressamente con il licenziamento disciplinare le ‘falsità documentali o dichiarative commesse ai fini o in occasione dell’instaurazione del rapporto di lavoro’. La norma, quindi, non lascia dubbi: la condotta non è estranea al rapporto, ma è intrinsecamente legata alla sua stessa origine fraudolenta.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una solida base normativa e giurisprudenziale. Innanzitutto, viene rafforzato il principio della presunzione di conoscenza, un pilastro per la certezza degli atti giuridici. In secondo luogo, si riconosce l’autonomia del procedimento disciplinare rispetto a quello penale, conferendo al datore di lavoro pubblico un margine di discrezionalità nella gestione dei tempi, purché non si leda il diritto di difesa del lavoratore. Infine, e più significativamente, la Corte interpreta la normativa sul lavoro pubblico (D.Lgs. 165/2001) in modo da colpire alla radice i comportamenti fraudolenti che minano la fiducia e la legalità nell’accesso agli impieghi pubblici. La sanzione disciplinare, in questo contesto, non punisce un’inadempienza contrattuale, ma la violazione dei doveri di lealtà e correttezza che precedono e fondano il rapporto di lavoro stesso.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di grande rilevanza pratica: chi bara per ottenere un posto di lavoro, specialmente nel settore pubblico, non può invocare la distinzione tra ‘prima’ e ‘dopo’ l’assunzione per sfuggire alle conseguenze. Il licenziamento disciplinare è uno strumento applicabile per sanzionare la slealtà manifestata proprio nella fase genetica del rapporto. Questa decisione tutela l’integrità delle procedure di selezione pubblica e ribadisce che il legame di fiducia tra datore di lavoro e dipendente nasce ancora prima della firma del contratto.

È possibile subire un licenziamento disciplinare per un comportamento illecito tenuto prima dell’assunzione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è possibile. In particolare, per il pubblico impiego, l’art. 55-quater del D.Lgs. 165/2001 prevede specificamente il licenziamento per falsità commesse ai fini o in occasione dell’instaurazione del rapporto di lavoro, come l’alterazione di una procedura concorsuale.

Quando si considera ricevuta una contestazione disciplinare inviata per raccomandata e non ritirata?
Si considera legalmente ricevuta quando la lettera giunge all’indirizzo del destinatario. In base alla presunzione di conoscenza (art. 1335 c.c.) e al principio della compiuta giacenza, spetta al destinatario dimostrare di essere stato impossibilitato a riceverla senza sua colpa, una prova molto difficile da fornire.

Il datore di lavoro può riattivare un procedimento disciplinare sospeso per un processo penale prima della fine del processo stesso?
Sì, la sospensione e la riattivazione del procedimento disciplinare sono una scelta discrezionale del datore di lavoro. Quest’ultimo può decidere di riavviare la procedura quando ritiene di avere elementi sufficienti per una decisione, anche prima della conclusione del processo penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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