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Licenziamento disciplinare: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di navigazione contro la sentenza che dichiarava illegittimo il licenziamento disciplinare di un dipendente. Il licenziamento, motivato dalla mancata presentazione all’imbarco, era già stato giudicato sproporzionato dalla Corte d’Appello, che aveva condannato l’azienda al pagamento di un’indennità risarcitoria. La Cassazione ha ritenuto inammissibili i motivi del ricorso, confermando la decisione di merito e sottolineando l’irrilevanza delle questioni sul regime del rapporto di lavoro, già accertato come a tempo indeterminato in un precedente giudizio.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento Disciplinare: Non Basta una Sola Assenza se la Sanzione è Sproporzionata

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, si è pronunciata su un caso di licenziamento disciplinare inflitto a un lavoratore marittimo, confermando la decisione dei giudici di merito che lo avevano ritenuto illegittimo. La vicenda offre importanti spunti di riflessione sul principio di proporzionalità delle sanzioni disciplinari e sui limiti del ricorso in sede di legittimità. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti di Causa

Una società di navigazione aveva licenziato un proprio dipendente per motivi disciplinari. La causa scatenante era stata la mancata presentazione del lavoratore a un imbarco che gli era stato offerto. È importante sottolineare che, in una precedente controversia legale, era già stata accertata l’esistenza di un unico e ininterrotto rapporto di lavoro a tempo indeterminato tra le parti, con decorrenza dal 1998.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore. In particolare, la Corte territoriale aveva dichiarato l’illegittimità del licenziamento, giudicandolo una sanzione sproporzionata rispetto alla mancanza commessa (l’assenza all’imbarco del 18 aprile 2017, contestata il 5 maggio e sanzionata con il licenziamento il 30 maggio 2017). Di conseguenza, l’azienda era stata condannata al pagamento di un’indennità risarcitoria pari a 18 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e il Licenziamento Disciplinare

L’azienda ha basato il suo ricorso su due motivi principali:
1. La violazione e falsa applicazione dell’articolo 18 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il personale navigante, sostenendo in pratica che il comportamento del lavoratore giustificasse il recesso.
2. L’omesso esame di fatti decisivi per il giudizio, in relazione alla determinazione dell’importo del risarcimento del danno.

Le Motivazioni della Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettandolo integralmente. Le motivazioni della decisione sono di natura prevalentemente processuale, ma offrono chiarimenti sostanziali.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha spiegato che la censura dell’azienda era inammissibile perché non coglieva la ratio decidendi (la ragione fondante) della sentenza d’appello. La Corte territoriale, infatti, non si era soffermata sul regime del rapporto di lavoro (già definito come a tempo indeterminato), ma sulla sproporzione del licenziamento disciplinare. L’argomento dell’azienda, incentrato sull’applicabilità del CCNL, era quindi fuori tema rispetto al nucleo della decisione impugnata. La Cassazione ha inoltre ribadito, citando precedenti specifici riguardanti la stessa società, che un lavoratore con un rapporto a tempo indeterminato accertato in via giudiziale non necessita di essere iscritto a un turno particolare per poter lavorare.

Relativamente al secondo motivo, concernente l’entità del risarcimento, la Corte lo ha dichiarato inammissibile a causa del principio della cosiddetta “doppia conforme”. Poiché sia il Tribunale sia la Corte d’Appello avevano raggiunto la stessa conclusione basandosi sulla medesima ricostruzione dei fatti, il ricorso in Cassazione per omesso esame di un fatto decisivo era precluso. La società ricorrente non ha dimostrato, come era suo onere, che le due decisioni si fondassero su ragioni di fatto differenti.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, senza disporre nulla sulle spese, dato che il lavoratore non si è costituito in giudizio. La sentenza consolida alcuni principi fondamentali. In primo luogo, il principio di proporzionalità è un pilastro del diritto disciplinare: una sanzione espulsiva come il licenziamento deve essere adeguata alla gravità della mancanza commessa. In secondo luogo, vengono ribaditi i rigorosi limiti di ammissibilità del ricorso per Cassazione, in particolare quando si è in presenza di una “doppia conforme” sui fatti di causa. Per le aziende, questa decisione è un monito a valutare con estrema attenzione la proporzionalità delle sanzioni disciplinari, anche di fronte a inadempimenti apparentemente chiari, specialmente quando il rapporto di lavoro del dipendente è già stato consolidato in sede giudiziale.

È possibile licenziare un lavoratore per una singola mancata presentazione all’imbarco?
Nel caso specifico esaminato, i giudici di merito hanno ritenuto il licenziamento una sanzione sproporzionata rispetto alla mancanza commessa, dichiarandolo illegittimo e la Cassazione ha confermato tale valutazione.

Cosa significa il principio della ‘doppia conforme’ in un ricorso per Cassazione?
Significa che se la Corte d’Appello conferma la sentenza di primo grado basandosi sulla stessa ricostruzione dei fatti, è preclusa la possibilità di presentare ricorso in Cassazione per un presunto errore nella valutazione di tali fatti, a meno che non si dimostri che le due sentenze si basano su presupposti fattuali diversi.

Un lavoratore marittimo con un rapporto a tempo indeterminato accertato dal giudice deve essere iscritto a un turno particolare per lavorare?
No. Secondo la giurisprudenza citata dalla Corte di Cassazione, il lavoratore il cui rapporto di lavoro a tempo indeterminato è stato accertato in sede giudiziale non doveva essere iscritto a un turno particolare per poter prestare la sua attività lavorativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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