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Licenziamento disciplinare: i termini per agire

La Corte di Cassazione ha chiarito le regole sul licenziamento disciplinare dei dipendenti pubblici. Ha stabilito che solo i termini per l’avvio e la conclusione del procedimento da parte dell’Ufficio competente sono perentori. Un ritardo da parte di un dirigente nel segnalare i fatti non è di per sé sufficiente ad annullare il licenziamento, a meno che non si dimostri che tale ritardo abbia concretamente leso il diritto di difesa del lavoratore. Il caso riguardava un dipendente licenziato per uso improprio di una carta carburante aziendale.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento Disciplinare: Termini Chiari dalla Cassazione

Il licenziamento disciplinare nel pubblico impiego è una materia delicata, regolata da procedure e termini precisi. Ma cosa succede se la Pubblica Amministrazione non rispetta tutte le scadenze? Un ritardo è sempre fatale per la validità del licenziamento? Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, distinguendo tra termini ‘perentori’, il cui mancato rispetto invalida l’atto, e termini ‘ordinatori’, la cui violazione ha conseguenze meno drastiche. Analizziamo insieme questo importante caso.

Il Caso: Uso Anomalo della Carta Carburante e Licenziamento

La vicenda riguarda un dipendente di un Ente Comunale, licenziato per aver utilizzato in modo anomalo la carta carburante aziendale. L’amministrazione aveva notato un consumo eccessivo di carburante e, dopo alcuni controlli, aveva avviato un procedimento disciplinare, conclusosi con il licenziamento del lavoratore.

Il dipendente ha impugnato il provvedimento, sostenendo che l’azione disciplinare fosse stata avviata in ritardo e, quindi, fosse illegittima.

La Decisione della Corte d’Appello: Procedimento Tardivo

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva dato ragione al lavoratore. I giudici avevano rilevato che l’amministrazione era a conoscenza dei fatti illeciti già nell’ottobre 2017, ma la segnalazione all’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD) era stata trasmessa solo nel febbraio 2018, ben oltre il termine di 10 giorni previsto dalla legge. Questo ritardo, secondo la Corte territoriale, aveva violato i termini procedurali a pena di decadenza, rendendo nullo il licenziamento.

Il Licenziamento Disciplinare e i Termini Procedurali: La Cassazione Fa Chiarezza

L’Ente Comunale ha presentato ricorso in Cassazione, contestando l’interpretazione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cogliendo l’occasione per fare luce sulla natura dei termini nel procedimento disciplinare pubblico, alla luce delle riforme normative (D.Lgs. 75/2017).

Termini Perentori vs. Termini Ordinatori

La Cassazione ha chiarito che non tutti i termini procedurali hanno lo stesso peso. I termini perentori, la cui violazione comporta la decadenza dell’azione disciplinare, sono solo due:
1. 30 giorni per l’UPD per contestare l’addebito al dipendente, a partire dalla ricezione della segnalazione completa.
2. 120 giorni per concludere l’intero procedimento, a partire dalla data di contestazione.

Il termine per il responsabile della struttura per trasmettere la segnalazione all’UPD, invece, è ordinatorio. La sua violazione non determina automaticamente l’illegittimità della sanzione.

Il Principio della “Tempestività Relativa”

Per i termini ordinatori, la Corte applica il principio della “tempestività relativa”. Ciò significa che un ritardo è rilevante solo se lede concretamente il diritto di difesa del lavoratore. Non basta la semplice violazione della scadenza; occorre dimostrare che il tempo trascorso abbia reso più difficile o impossibile per il dipendente difendersi adeguatamente, ad esempio per la difficoltà di reperire prove o testimoni.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la normativa mira a bilanciare l’efficienza dell’azione amministrativa con la garanzia del diritto di difesa. Trasformare ogni termine in perentorio porterebbe a un’eccessiva rigidità, annullando sanzioni per vizi puramente formali che non hanno causato alcun pregiudizio effettivo.

Il vero momento cruciale (il dies a quo) da cui partono i termini perentori è quello in cui l’organo competente, l’UPD, acquisisce una conoscenza piena e circostanziata dei fatti. Un’indagine preliminare da parte dell’amministrazione per accertare la fondatezza di un sospetto è non solo lecita, ma anche a tutela dello stesso lavoratore, per evitare l’avvio di procedimenti disciplinari avventati.

La Corte d’Appello ha quindi errato nel considerare perentorio un termine che non lo è e nel far decorrere le scadenze da un momento anteriore alla formale investitura dell’UPD.

Le Conclusioni: Quali Implicazioni Pratiche?

La sentenza stabilisce un principio chiaro: nel licenziamento disciplinare pubblico, la tardività che rende illegittima la sanzione è legata al mancato rispetto dei termini perentori assegnati all’Ufficio Procedimenti Disciplinari. Un ritardo interno all’amministrazione, nella fase precedente alla trasmissione degli atti all’UPD, non invalida automaticamente il procedimento. Spetterà al lavoratore che si ritiene danneggiato dimostrare come quel ritardo abbia irrimediabilmente compromesso la sua possibilità di difendersi. La Corte ha quindi annullato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa a un nuovo esame che dovrà seguire questi principi.

Quando inizia a decorrere il termine per avviare un procedimento disciplinare contro un dipendente pubblico?
Il termine perentorio per la contestazione dell’addebito (30 giorni) inizia a decorrere dal momento in cui l’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD) riceve la segnalazione completa e circostanziata dei fatti, non da quando un qualsiasi altro ufficio dell’amministrazione ne viene a conoscenza.

Un ritardo nella trasmissione degli atti all’Ufficio Procedimenti Disciplinari (UPD) rende nullo il licenziamento?
No, non automaticamente. Secondo la Cassazione, il termine per il dirigente per trasmettere gli atti all’UPD è ordinatorio. La sua violazione non invalida la sanzione, a meno che il dipendente non dimostri che tale ritardo ha concretamente e irrimediabilmente compromesso il suo diritto di difesa.

Quali sono i termini perentori, cioè da rispettare a pena di decadenza, in un procedimento disciplinare pubblico?
I termini perentori sono due: 1) il termine di 30 giorni, che decorre dalla ricezione della segnalazione da parte dell’UPD, per la contestazione dell’addebito; 2) il termine di 120 giorni, che decorre dalla contestazione, per la conclusione del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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