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Licenziamento collettivo: l’intera azienda va inclusa

La Corte di Cassazione ha stabilito che in una procedura di licenziamento collettivo, la platea dei lavoratori da considerare per la scelta non può essere limitata al singolo cantiere o appalto in crisi. L’azienda deve estendere la comparazione a tutto il personale con mansioni fungibili nell’intero complesso aziendale. La sentenza ha dichiarato illegittimi i licenziamenti di alcuni operai di una società di pulizie, in quanto la selezione era stata ingiustamente ristretta ai soli addetti dell’appalto cessato, senza una valida ragione tecnico-organizzativa.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento Collettivo: La Scelta Deve Riguardare Tutta l’Azienda, Non Solo un Reparto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di licenziamento collettivo: la scelta dei lavoratori da licenziare deve avvenire confrontando tutto il personale con mansioni simili presenti in azienda, e non può essere limitata arbitrariamente al singolo reparto, cantiere o appalto interessato dalla crisi. Questa decisione rafforza le tutele per i lavoratori, garantendo una procedura più equa e trasparente.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un gruppo di operai addetti alle pulizie presso un grande ipermercato. Questi lavoratori, dopo essere passati alle dipendenze di diverse società succedutesi nella gestione dell’appalto, sono stati infine assunti da una grande impresa di servizi. A seguito della cessazione dell’appalto a causa della chiusura dell’ipermercato, la società datrice di lavoro ha avviato una procedura di licenziamento collettivo.

Il problema è sorto perché l’azienda ha limitato la platea dei lavoratori da licenziare ai soli sette dipendenti impiegati in quell’specifico appalto, senza effettuare alcuna comparazione con gli altri circa 1800 dipendenti che svolgevano mansioni analoghe in tutto il territorio nazionale. I lavoratori hanno impugnato i licenziamenti, sostenendo che la scelta fosse stata discrezionale e illegittima, data la loro piena fungibilità con il resto del personale aziendale.

La Portata del Licenziamento Collettivo e la Decisione dei Giudici

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha dato ragione ai lavoratori, dichiarando i licenziamenti illegittimi. I giudici hanno stabilito che la mera appartenenza dei lavoratori a un appalto cessato non costituisce una ragione valida per circoscrivere gli effetti di un esubero strutturale solo a quel gruppo di dipendenti. L’applicazione dei criteri di scelta doveva, quindi, essere effettuata sull’intero compendio aziendale.

La società ha proposto ricorso in Cassazione, ma la Suprema Corte ha confermato la decisione d’appello, rigettando il ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi consolidati, chiarendo in modo inequivocabile come deve essere gestita la scelta dei lavoratori in un licenziamento collettivo.

1. Ambito di Comparazione Ampio: La regola generale, stabilita dall’art. 5 della legge n. 223/1991, impone che la comparazione dei lavoratori da avviare alla mobilità avvenga nell’ambito dell’intero complesso organizzativo e produttivo. Questo serve a garantire che vengano messi a confronto tutti i lavoratori con professionalità analoghe e fungibili.

2. Deroghe Limitate e Motivate: Una deroga a questo principio, che limiti la scelta a un’unità produttiva specifica, è possibile solo in presenza di comprovate e specifiche esigenze aziendali di natura tecnica, produttiva o organizzativa. L’azienda deve dimostrare che i lavoratori di quel settore non sono fungibili con altri. In questo caso, la società non ha fornito alcuna prova in tal senso.

3. Irrilevanza dei Costi di Trasferimento: La Corte ha precisato che la circostanza che il mantenimento in servizio di un lavoratore richiederebbe un trasferimento, con eventuali costi aggiuntivi per l’azienda, non è un motivo valido per escluderlo dalla comparazione. La legge mira a minimizzare l’impatto sociale dei licenziamenti, e spetta al lavoratore decidere se accettare un trasferimento o perdere il posto.

4. Insufficienza della Causa Oggettiva: La semplice cessazione di un appalto non giustifica automaticamente la limitazione della platea dei licenziabili ai soli addetti a quel servizio. Se i lavoratori possiedono competenze utilizzabili altrove in azienda, devono essere inclusi nella comparazione generale.

Conclusioni

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica. Per i datori di lavoro, significa che l’avvio di una procedura di licenziamento collettivo richiede un’analisi approfondita e trasparente dell’intero organico. Non è possibile isolare un reparto o un cantiere in crisi per semplificare la procedura, a meno che non esistano ragioni oggettive e dimostrabili che rendano quel personale infungibile. Per i lavoratori, questa sentenza rappresenta una garanzia di equità, assicurando che la perdita del posto di lavoro sia l’esito di una valutazione comparativa corretta e non di una scelta arbitraria basata unicamente sulla sede di lavoro.

In un licenziamento collettivo, l’azienda può limitare la scelta dei lavoratori da licenziare solo a quelli di un cantiere o appalto che ha perso?
No, di regola non può farlo. La Corte ha stabilito che la comparazione deve avvenire sull’intero complesso aziendale, includendo tutti i lavoratori con professionalità fungibili. Una limitazione è ammessa solo se l’azienda dimostra specifiche ed eccezionali ragioni tecniche, produttive o organizzative.

Cosa significa “fungibilità” tra lavoratori e perché è importante in questi casi?
La fungibilità indica che i lavoratori hanno competenze e professionalità simili, tali da renderli intercambiabili nelle mansioni. È un concetto cruciale perché se i lavoratori sono fungibili, l’azienda ha l’obbligo di compararli tutti per applicare i criteri di scelta (anzianità, carichi di famiglia, ecc.) in modo equo, senza limitarsi al solo settore in crisi.

Quali sono le conseguenze per l’azienda se applica in modo errato i criteri di scelta nel licenziamento collettivo?
Se l’azienda viola le norme sui criteri di scelta, come in questo caso limitando ingiustificatamente la platea dei lavoratori, il licenziamento viene dichiarato illegittimo. Di conseguenza, l’azienda può essere condannata al pagamento di un’indennità risarcitoria a favore dei lavoratori ingiustamente licenziati, oltre al pagamento delle spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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