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Licenziamento collettivo: limiti alla scelta territoriale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8750/2024, ha confermato l’illegittimità di un licenziamento collettivo in cui l’azienda aveva limitato la platea dei dipendenti a una sola sede, senza fornire adeguate ragioni tecnico-produttive. La Corte ha stabilito che la scelta dei lavoratori da licenziare deve avvenire, di norma, considerando l’intero complesso aziendale e che la violazione di tale principio costituisce un vizio sostanziale che comporta la reintegrazione del lavoratore.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Licenziamento collettivo: illegittima la scelta limitata a una sola sede senza ragioni oggettive

Quando un’azienda avvia una procedura di licenziamento collettivo, uno degli aspetti più delicati è la corretta individuazione della platea di lavoratori interessati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la scelta non può essere arbitrariamente limitata a una sola sede territoriale se non sussistono specifiche e comprovate esigenze tecnico-produttive. In caso contrario, il licenziamento è illegittimo e scatta la tutela reintegratoria.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore tecnologico decideva di avviare una procedura di riduzione del personale che interessava esclusivamente i dipendenti di una delle sue sedi. A seguito di questa procedura, un lavoratore veniva licenziato. Quest’ultimo impugnava il licenziamento, sostenendo che l’azienda avesse illegittimamente ristretto l’ambito di applicazione dei criteri di scelta alla sola sede locale, senza considerare altri dipendenti con professionalità analoghe impiegati in altre filiali sul territorio nazionale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione al lavoratore, dichiarando l’illegittimità del licenziamento e ordinando la reintegra nel posto di lavoro, oltre al risarcimento del danno. La società, non condividendo le decisioni, proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e il principio sul Licenziamento collettivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando le sentenze dei gradi precedenti e consolidando principi cruciali in materia di licenziamento collettivo.

La Delimitazione della Platea dei Lavoratori

Il punto centrale della controversia era se l’azienda potesse legittimamente limitare la platea dei lavoratori da porre in mobilità ai soli dipendenti di una specifica unità produttiva. La Corte ha ribadito che, secondo la Legge n. 223/1991, l’individuazione dei lavoratori da licenziare deve avvenire con riferimento all’intero “complesso aziendale”.

Una deroga a questo principio generale è possibile solo in presenza di oggettive esigenze tecnico-produttive che giustifichino una scelta più ristretta. Tuttavia, è onere del datore di lavoro dimostrare tali esigenze in modo specifico e puntuale già nella comunicazione di avvio della procedura. Nel caso di specie, l’azienda si era limitata a motivazioni generiche e standardizzate, basate principalmente sulla dislocazione geografica, ritenute insufficienti a giustificare l’esclusione delle altre sedi dalla comparazione.

Violazione Sostanziale e non Meramente Formale

La difesa dell’azienda sosteneva che, al più, si trattasse di una violazione meramente procedurale, che avrebbe dovuto comportare una tutela solo risarcitoria e non la reintegrazione del lavoratore. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che l’illegittima delimitazione della platea dei licenziabili non è un mero vizio di forma della comunicazione, ma una violazione sostanziale dei criteri di scelta.

Applicare i criteri (carichi di famiglia, anzianità, esigenze tecnico-produttive) a un gruppo di lavoratori ristretto in modo illegittimo equivale a violare i criteri stessi. Di conseguenza, la sanzione applicabile è quella più grave della reintegrazione nel posto di lavoro, prevista dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Le Motivazioni della Cassazione sul Licenziamento collettivo

Nelle sue motivazioni, la Suprema Corte ha sottolineato che la regola legale risponde all’esigenza di assicurare che le ristrutturazioni aziendali abbiano il minor impatto sociale possibile. La comparazione estesa a tutto il personale con mansioni fungibili garantisce una scelta più equa e trasparente. La mera distanza geografica tra le sedi o i costi derivanti da un eventuale trasferimento non sono, di per sé, ragioni sufficienti a limitare la platea. L’azienda deve dimostrare che le professionalità presenti nella sede da sopprimere non sono utilizzabili altrove o che esistono ostacoli organizzativi e produttivi insormontabili.

La Corte ha inoltre specificato che l’incompletezza della comunicazione iniziale, quando impedisce un reale confronto con le organizzazioni sindacali sulla necessità di limitare la platea, rende illegittimi i licenziamenti che ne derivano. Nel caso in esame, era emerso che le professionalità dei lavoratori licenziati erano del tutto comparabili e fungibili con quelle di colleghi di altre sedi, rendendo la limitazione territoriale ingiustificata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rappresenta un’importante conferma per la tutela dei lavoratori coinvolti in procedure di riduzione del personale. Per le aziende, emerge un chiaro monito: la gestione di un licenziamento collettivo richiede massima trasparenza e rigore. Non è sufficiente addurre generiche ragioni organizzative per limitare la scelta dei dipendenti a una singola filiale. È necessario fornire, fin dall’inizio della procedura, una motivazione dettagliata e oggettiva che spieghi perché determinate unità produttive e i relativi dipendenti non possano essere inclusi nella valutazione comparativa. In assenza di tale prova rigorosa, il rischio è la declaratoria di illegittimità del licenziamento con conseguente obbligo di reintegra e risarcimento del danno.

In un licenziamento collettivo, un’azienda può limitare la scelta dei lavoratori da licenziare a una sola sede?
Sì, ma solo se sussistono oggettive e comprovate esigenze tecnico-produttive che giustifichino tale limitazione. L’azienda ha l’onere di specificare chiaramente queste ragioni nella comunicazione di avvio della procedura, poiché la regola generale prevede che la comparazione avvenga sull’intero complesso aziendale.

Cosa succede se un’azienda limita illegittimamente la platea dei lavoratori in un licenziamento collettivo?
Secondo la Corte, si tratta di una violazione sostanziale dei criteri di scelta, non di un mero vizio procedurale. Di conseguenza, il licenziamento è illegittimo e si applica la tutela reintegratoria, che prevede l’ordine al datore di lavoro di riammettere il lavoratore in servizio e di risarcirgli il danno.

La grande distanza geografica tra le sedi aziendali giustifica da sola la limitazione della platea dei lavoratori da licenziare?
No, la Cassazione ha chiarito che la sola dislocazione territoriale delle sedi o l’aggravio di costi per eventuali trasferimenti non sono, di per sé, ragioni sufficienti a escludere la comparazione tra i dipendenti di diverse unità produttive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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